Morti in montagna: nel 2020 pari alle vittime di incidenti stradali nel Lecchese
La stazione Valsassina Valvarrone ha illustrato le statistiche della propria attività: gli interventi in aiuto a escursionisti in difficoltà ma illesi sono oltre un terzo del totale.
Lungo i sentieri dal Colle di Balisio a Colico il numero dei morti in montagna ricalca quello delle vittime sulle strade dell'intero Lecchese. Nel 2020, anno di lockdown pandemico, si è consumato un drammatico pareggio: sono deceduti 15 escursionisti a fronte di 16 automobilisti. Un dato eloquente, che lascia di stucco, quello sfoderato da Alessandro Spada, capostazione del Soccorso Alpino valsassinese. Occasione la conferenza stampa che questa mattina, giovedì 21 ottobre 2021, nella sala conferenze della Bcc di Cremeno, ha illustrato il quadro attuale e le prospettive future per i soccorritori volontari della Stazione Valsassina Valvarrone appartenente alla XIX Delegazione Lariana.
Morti in montagna pari alle vittime su strada
Nato nel 1983, con la fusione delle stazioni di Barzio, Dervio e Premana, affiliato alla XIX Delegazione del Soccorso Alpino e speleologico lombardo, il gruppo dei soccorritori alpini della Valsassina Valvarrone è il più grande in Lombardia. Conta 65 volontari, di cui 51 Osa (operatori di soccorso alpino) e 7 TeSa (tecnici di soccorso alpino), ma anche tre medici grazie ai quali è possibile intervenire d'urgenza in loco quando effettuare il trasporto in ospedale non è così immediato. Degli effettivi fanno parte anche 4 guide alpine (di cui un istruttore nazionale), mentre stanno per completare il corso di formazione 5 aspiranti volontari. "Altri quattro giovani si stanno avvicinando e questo è un segnale di benessere per la nostra stazione: vuol dire che si sta lavorando bene sul territorio" ha chiosato Spada.
Un terzo degli interventi per soccorrere persone illese (e imprudenti)
La statistica dell'attività di soccorso alpino svolta nei primi nove mesi del 2021 (aggiornata al 30 settembre) elenca 77 interventi con 87 persone soccorse. Di queste 33 erano illese, 43 ferite lievemente, 3 gravi. Otto le operazioni di recupero che si sono fin qui concluse con la costatazione di un decesso. Il mese più intenso è stato agosto: 18 interventi con 18 persone soccorse, di cui 5 illese, 12 con traumi di poco conto, uno solo grave. L'anno record era però stato il 2020: 125 interventi, 147 soggetti soccorsi, di cui 50 illesi, 74 feriti lievi, 8 in condizioni serie, 15 morti in montagna. Un paradosso considerato che con la pandemia la gente doveva essere in giro meno del solito - ha rilevato Marco Anemoli, delegato della XI Lariana - La realtà è che turisticamente si è assistito a una sorta di 'ritorno alle origini', vale a dire alla riapertura e all'affitto di tante seconde case che hanno accolto un afflusso di villeggianti il più delle volte inesperti di montagna. Gente che usciva e si ritrovava al buio sui sentieri perché non aveva portato nemmeno un frontalino, o che rischiava l'ipotermia perché non aveva calcolato il cambio termico dalle ore diurne a quelle serali, o che non aveva pensato che se sul versante sud ci sono le margherite, magari su quello nord c'è il ghiaccio..."
Il capostazione Alessandro Spada ha appunto invitato a considerare i casi in cui la mobilitazione dei soccorsi è dovuta a imprudenza, imperizia e incoscienza delle persone soccorse. In proporzione sono un terzo del totale le operazioni che si concludono recuperando persone assolutamente illese. Buon per loro essere uscite incolumi dalla disavventura, ma l'esito poteva essere molto diverso senza l'intervento del Soccorso Alpino.
Oltre il 70% dei soccorsi sono per escursionisti
La casistica parla chiaro: per il 71% le persone soccorse sono escursionisti, solo per il 12% si è trattato di alpinisti che si presume abbiano maggiore esperienza e confidenza con la montagna.
L'intervento dell'elisoccorso
"Sull'intervento dell'elisoccorso si leggono spesso interventi polemici sui social" ha detto Spada introducendo l'argomento. Di fatto ormai il 45% degli interventi del Soccorso alpino vede impiegato questo mezzo. E le critiche al riguardo non mancano. "Soprattutto quando poi risulta che le persone elitrasportate in ospedale avevano riportato traumi banali. Ma vi porto l'esempio di ieri - ha raccontato Spada - Abbiamo effettuato un intervento sull'Angelone per un escursionista con un trauma alla schiena che non era niente di che. Ma per fortuna siamo andati a recuperarlo con l'elicottero perché Soreu, dopo aver riscontrato che all'ospedale di Lecco non avevano posto, ci ha detto di portarlo a Gravedona. Arrivarci in autoambulanza anziché in volo, con quel tipo di trauma, sarebbe stato massacrante".
Soci Cai e no: l'importanza dell'educazione alla montagna
Altro dato eloquente, quello che distingue "soci" Cai dai "non soci" del Cai. L'appartenenza al Club Alpino italiano distingue quanto meno chi ha un minimo di cultura della montagna e quindi conoscenza dei possibili rischi nei quali è possibile incorrere per imprudenza e imperizia. Ebbene la statistica dice che il 78% delle persone soccorse non è socio del Cai, mentre solo l'11% lo è (del restante 11% l'affiliazione non è stata accertata).
Il soccorritore alpino come Clark Kent/Superman
Ma se l'escursionista incosciente dei rischi si è messo in pericolo con le sue mani non significa che possa essere abbandonato al suo destino. Gli uomini del Soccorso Alpino sono sempre pronti ad intervenire, comunque. "Questa disponibilità comporta sacrifici non da poco. Ogni volontario ha il bagagliaio dell'auto carico dell'attrezzatura necessaria e quando scatta l'emergenza molla tutto, il lavoro, la famiglia, il tempo libero" ha sintetizzato Anemoli. "Poi con la stessa velocità con la quale è intervenuto, sparisce nella sua vita quotidiana, in sordina, lontano dai riflettori.
"Siete un po' come Clark Kent" ha concluso Giovanni Codega della Camp. La nota azienda di attrezzatura alpinistica collabora da sempre con il Soccorso Alpino per la messa a punto di materiali specialistici ad uso dei soccorritori, come è l'attrezzatura donata questa mattina grazie al contributo di Fondazione Comunitaria Lecchese e Bcc Valsassina. "Quando udiamo un rumore di elicottero in cielo, viene ormai naturale alzare lo sguardo per vedere se si tratta di quello giallo dell'elisoccorso alpino. E insieme avvertiamo un senso di preoccupazione e paura per quello che potrebbe essere accaduto. Ma anche un sentimento positivo, di tranquillità, perché sappiamo che a bordo di quell'elicottero ci sono soccorritori preparati che riusciranno a fare del loro meglio per il malcapitato di turno". Ma, come ha concluso lo stesso Gianola, "non si può prescindere dalla consapevolezza che una organizzazione come quella del nostro Soccorso alpino va sostenuta e alimentata".