Olginate

“Mai arrendersi”: la storia del colonnello Calcagni emoziona e infonde speranza

Portabandiera del “Mai arrendersi”, il colonnello ha assunto, come missione delle sue giornate, l’obiettivo di sensibilizzare le nuove generazioni sul valore intrinseco di un dono, quello della vita, spesso calpestato e non adeguatamente valorizzato.

“Mai arrendersi”: la storia del colonnello Calcagni emoziona e infonde speranza
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“Sono un uomo, un sognatore ma anche un soldato che in missione di "pace" ha incontrato un nemico subdolo e invisibile ma con un nome e cognome: uranio impoverito”. È stata una vera e propria toccante testimonianza di vita quella che il Colonnello Carlo Calcagni ha portato sul palco del cinema teatro Jolly di Olginate ieri sera mercoledì, 31 gennaio 2024, all’interno della serata-evento organizzata dal Gruppo Aido di Olginate - Valgreghentino nell’ambito dei festeggiamenti per il 50°anniversario dalla sua fondazione. Una storia, quella dell’ufficiale Calcagni raccontata attraverso la proiezione in sala del docufilm “Io sono il colonnello” di Pierangelo Gratton, pluripremiato dalla critica a cui è seguito un dibattito con la partecipazione diretta del colonnello sul palco.

“Mai arrendersi”: la storiia del colonnello Calcagni emoziona e infonde speranza

“La storia del colonnello ci insegna tanto, a non arrenderci e trovare il bello in ciò che la vita ci offre ,ma anche l’importanza della prevenzione” ha concluso la presidente Aido, Ramona Scarpino.

Lui è una forza della natura: tosto, caparbio e, a tratti, inossidabile. Carlo Calcagni, classe 1968, è Colonnello del Ruolo d'Onore dell'Esercito italiano, campione di ciclismo, paracadutista nonché pilota istruttore di elicotteri. Da anni combatte contro un male invisibile dovuto alla contaminazione da metalli pesanti contratta durante una missione di peacekeeping nei Balcani nel 1996 e resiste senza retrocedere di un centimetro.

Lui stesso dice "vince chi resiste". forza di volontà, passione e rabbia, insieme alla sua inseparabile bicicletta, gli hanno permesso di aggrapparsi alla vita, di emozionarsi e di emozionare le persone. Il ciclismo, invece, passione di vecchia data, gli ha permesso di vincere 2 medaglie d'oro agli Invictus Games di Orlando in Florida nel 2016, 2 medaglie d'oro in Coppa del mondo di paraciclismo come atleta del Gruppo sportivo paralimpico della Difesa e di pregiarsi di 15 titoli italiani di ciclismo su strada, conquistandosi il titolo di migliore atleta dell’esercito Italiano nell’anno 2001. Una vera e propria opportunità, colta al volo per continuare a "servire" ancora la Patria e mettersi nuovamente in gioco. In due parole: medaglie e sudore.

“Abbiamo il diritto di vivere la vita fino in fondo - ha spiegato Calcagni - ma abbiamo il dovere di rispettarla e prendercene cura, soprattutto nelle difficoltà. Spesso abbiamo il pensiero di avere sempre una lunga vita davanti, ma non è così. Spesso tutto può cambiare in un istante ma la differenza siamo sempre noi a farla. Io mi alleno ogni giorno e non c’è interdetto intervento chirurgico, non c’è febbre, non c’è niente che possa togliermi la mia quotidianità, i miei obiettivi per vivere bene nonostante una grave malattia cronica. Ma attenzione, nel momento di difficoltà o quando ci si sente schiacciati da un macigno bisogna avere il coraggio di chiedere aiuto, senza paura di essere giudicati. Un grosso problema se condiviso insieme a qualcun altro si può superare meglio”.

Portabandiera del “Mai arrendersi”, il colonnello ha assunto, come missione delle sue giornate, l’obiettivo di sensibilizzare le nuove generazioni sul valore intrinseco di un dono, quello della vita, spesso calpestato e non adeguatamente valorizzato.

“Ciascuno di noi - ha continuato Calcagni - dovrebbe vivere donandosi o facendo qualcosa per gli altri, senza aspettarsi qualcosa in cambio. Dobbiamo tutti impegnarci quotidianamente a divulgare la cultura del dono perché non c’è di più bello e straordinario nella vita del donarsi costantemente senza nulla chiedere. Figuriamoci poi potersi donare anche dopo la morte. Si può essere d’esempio per gli altri, semplicemente facendo il proprio dovere, come io continuo a fare ogni giorno”.

Nonostante la sua malattia lo costringa quotidianamente a terapie molto pesanti ed a frequenti interventi, il Colonnello più forte dell’uranio non si lascia sconfiggere e affronta la sofferenza con grande forza, con coraggio e determinazione “Pedalando su un filo d’acciaio” (questo il titolo della sua autobiografia) a bordo del suo triciclo, senza “mai arrendersi”. Non soltanto un motto, ma uno stile di vita con cui il Colonnello arriva dritto al cuore di ogni persona che ha la fortuna di conoscerlo ed ascoltare la sua storia.

 

Luca de Cani

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