In Comune a Lecco la prima commissione dopo la pausa estiva si è riunita nel pomeriggio di ieri, mercoledì 10 settembre 2025, riportando al centro dell’attenzione il tema del verde urbano, con particolare riferimento alle potature. Un argomento già affrontato in passato, ma tornato d’attualità con l’esame dell’articolo 31 del regolamento, volto al rispetto e alla valorizzazione delle alberature cittadine.
Lecco: in Commissione il futuro del verde urbano, dibattito acceso su potature e sicurezza
Ad aprire il confronto è stato Corrado Valsecchi, che ha sollevato la questione della ghiaia attorno agli alberi, citando anche il nuovo lungolago. «C’è una grossa dispersione di materiale – ha osservato – non si potrebbero prevedere piastre di protezione?». I tecnici hanno risposto chiarendo che la ghiaia è una soluzione temporanea nei cantieri, necessaria per non danneggiare le radici affioranti e per garantire la permeabilità del terreno.
L’assessore Maria Sacchi ha aggiunto che sul lungolago verrà posato del calcestre drenante, sempre con attenzione a non soffocare i colli degli alberi. I lavori sono previsti tra settembre e ottobre.
Valsecchi ha poi richiamato l’attenzione sulla salute del salice piangente della Malpensata, che quest’anno non ha prodotto foglie. «Uno degli alberi più belli, forse malato o colpito da un virus: va controllato», ha detto. L’assessore Sacchi ha precisato che, pur non essendo di competenza comunale – la proprietà è dell’Autorità di Bacino – il Comune si è comunque attivato, coinvolgendo l’agronomo Fezzi e Baitelli. In prospettiva, sul lungolago saranno messi a dimora anche nuovi platani.
Il dibattito si è poi spostato sulle modalità delle potature. Valsecchi ha sottolineato la presenza di troppi alberi “in verticale”, con chiome molto folte soprattutto sul lungolago e in viale Turati: «Basta andare a Malgrate o a Varenna per vedere soluzioni diverse, con alberature a cappello. Chiedo una manutenzione più intensa, perché la salute di un albero dipende anche dalle cure che riceve».
Sulla stessa linea si è mosso Peppino Ciresa, riportando le lamentele dei residenti di viale Turati: «I tigli arrivano fino al quinto piano, sembra inverno tutto l’anno. Penso ai castani di Maggio, con chiome a ombrello che danno luce e continuano a produrre frutti».
Dalla maggioranza è arrivata una replica netta: esistono standard europei da rispettare per le potature, che devono sempre essere calibrate. I tecnici hanno spiegato che più piccolo è l’albero al momento della messa a dimora, minori saranno le difficoltà di adattamento e gestione futura.
Valsecchi ha rilanciato: «C’è un cambio di filosofia, dalle potature programmate a quelle necessarie. Ma come si monitora il bosco urbano? Ho visto rami cadere all’improvviso, senza preavviso, e se succede una tragedia chi si assume la responsabilità? Serve la massima diligenza».
Preoccupazione condivisa anche da Alberto Anghileri, che ha chiesto se esistano sistemi per prevenire cedimenti improvvisi. L’architetto incaricato dal Comune ha spiegato: «La gestione del rischio si basa su una zonizzazione, come avviene a Mantova. Ogni albero ha un livello di pericolo oggettivo, ma la percezione della sicurezza resta soggettiva. Si valuta la propensione al cedimento e la probabilità che un ramo provochi danni a persone o cose. Non sono le potature frequenti a eliminare i rischi, ma analisi puntuali e mirate. Le statistiche indicano che solo il 5% della popolazione arborea è realmente problematica: la sfida è individuare quale».
La discussione sul regolamento proseguirà nella riunione dell’8 ottobre, con l’obiettivo di trovare un equilibrio tra sicurezza, manutenzione e rispetto del verde cittadino.
Andrea Gianviti