Lecco - Bergamo: a Calolzio sarà necessario espropriare e abbattere almeno 9 edifici
Oltre un centinaio i cittadini che hanno voluto essere presenti per conoscere il destino delle loro abitazioni o attività produttive. Tante le domande “Il mio capannone verrà abbattuto?”, “A quanto ammonteranno i ristori?”, “Come cambierà la viabilità interna alla città?”. Ma soprattutto: “Perché non ci avete informato prima?”
I dubbi e le paure degli abitanti del centro città sulla nuova 639 si sono "concretizzati" in una sede ufficiale, approdando nella serata di ieri, martedì 5 marzo 2024, all’interno del Consiglio comunale straordinario sulla nuova Lecco - Bergamo.
Lecco - Bergamo: a Calolzio sarà necessario espropriare e abbattere almeno 9 edifici
Per l’occasione la sala consigliare di piazza Vittorio Veneto era tutta esaurita, come poche volte è accaduto. Più di un centinaio i presenti, per la maggior parte residenti tra Corso Dante, via Locatelli e via Galli, spinti dal desiderio di conoscere il destino delle loro abitazioni o attività produttive in considerazione dei probabili espropri e abbattimenti e allo stesso tempo puntare il dito contro l’Amministrazione comunale, "rea di non aver fatto abbastanza" per informare la cittadinanza sull’impatto che “un’opera strategica di importanza nazionale” avrà sulla città di Calolziocorte.
Quest’ultima, la principale motivazione che ha spinto la minoranza BeneComune a richiedere e ottenere l’assise straordinaria (alla quale hanno presenziato gli agenti della Polizia locale), apertasi con il sindaco Marco Ghezzi impegnato a ricapitolare le tappe pregresse dell’opera e le ormai conosciute tre soluzioni progettuali fino ad arrivare alla scelta, da parte del Commissario straordinario Luigi Valerio Sant’Andrea (oggi “commissariato” come definito ironicamente dal primo cittadino), della soluzione 1, ovvero quella che ricalca nella sostanza il progetto originale redatto dalla Provincia nel 2004 e approvato, sei anni dopo, dal Cipe (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica). Un passaggio quest’ultimo fondamentale in questa “storia infinita” che poterà alla realizzazione dei 2.5 km di galleria tra Chiuso e Calolziocorte (via Dei Sassi) per un costo totale di circa 230 milioni di euro.
“Quello che abbiamo in mano finora - ha spiegato Ghezzi - è in pratica uno Studio di fattibilità tecnico economica preliminare e non un progetto definitivo, per il quale ci vorrà ancora almeno un anno, e di conseguenza si possono fare al momento solo valutazioni indicative. Per essere chiari, il percorso scelto interesserà la zona dietro la stazione ferroviaria di via Galli, risalendo sulla sinistra di via Locatelli, indicativamente dietro la Posta dove attualmente ci sono i capannoni della ex Frassoni. Questo comporterà la necessità di esproprio e/o abbattimento di circa 9 edifici, dei quali 4 o 5 già dismessi. Per tutti gli altri, è stato previsto un fondo di 13 milioni che noi abbiamo chiesto di incrementare di almeno il 30%”.
Le minoranze
La parola è poi passata alle minoranze. Sonia Mazzoleni e Diego Colosimo, rimarcando la propria contrarietà alla soluzione scelta (ma non all’opera in sé) hanno risposto alla metafora espressa dal sindaco circa la necessità di “non perdere il treno per non lasciare per strada i finanziamenti” chiedendo invece di “scendere”, abbandonare il progetto e rivalutare una nuova progettualità spostando lo sblocco dal Lavello a Sala, andando dunque ad includere anche il “lotto 2” per cui oggi sono stimati almeno 60 milioni.
Incalzato dal pubblico il sindaco è poi entrato nel merito degli edifici da abbattere proiettando una cartina sulla quale sono stati riportati in rosso i nove edifici che dovrebbero (il condizionale è d’obbligo) essere interessati dagli espropri o abbattimenti e in azzurro quelli inseriti in una “fascia di rischio” tra lo sconcerto del pubblico.
Lecco - Bergamo: "Le domande dei residenti"
La discussione si è quindi trasformata in un dibattito con i cittadini che hanno voluto rivolgere parecchie domande agli amministratori, sperando di poter avere risposte chiare e precise: “Il mio capannone verrà abbattuto?”, “A quanto ammonteranno i ristori?”, “Come cambierà la viabilità interna alla città?”, “Quando sapremo se saremo azzurri o rossi (riferendosi alla cartografia sui probabili espropri)?” ma soprattutto “Perché non ci avete informato prima?”.
“Anche noi abbiamo appreso queste informazioni a mezzo stampa - ha concluso Ghezzi - e non abbiamo informato prima i cittadini per non creare inutili allarmismi poiché ancora non si conosce con certezza quali e quanti edifici saranno coinvolti. Tutto potrebbe cambiare da qui ai prossimi 3 anni. A giorni speriamo di ricevere risposte a tutte le nostre domande e a quel punto mi rendo disponibile ad incontrarvi uno per uno per trovare tutte le soluzioni del caso”.
Quello che appare certo è che il silenzio, da chi sta sopra al Comune, ha generato solamente ansia e preoccupazione che, al momento, nessuno è in grado di azzerare.
Luca de Cani