Lecco, ancora una volta, è antifascista: centinaia di persone "contro" un manipolo di nostalgici. Disordini davanti al Comune
Da una parte centinaia di persone hanno urlato a gran voce la propria indignazione contro un rigurgito "celato" dietro a un omaggio. Dall'altra, pochi nostalgici, una quarantina circa, hanno voluto ricordare i Repubblichini fucilati il 28 aprile 1945, appartenenti alle brigate nere "Perugia" e "Leonessa". E in tutto ciò, non sono mancati anche scontri tra anarchici e Polizia in pieno centro.
Da una parte centinaia di persone hanno urlato a gran voce la propria indignazione contro un rigurgito "celato" dietro a un omaggio. Dall'altra, pochi nostalgici, una quarantina circa, hanno voluto ricordare i Repubblichini fucilati il 28 aprile 1945, appartenenti alle brigate nere "Perugia" e "Leonessa". E in tutto ciò, non sono mancati anche scontri tra anarchici e Polizia in pieno centro.
Lecco, ancora una volta, si dimostra antifascista: centinaia di persone "contro" un manipolo di nostalgici
Lecco, città medaglia d'argento alla Resistenza, questa sera, lunedì 28 aprile 2025, a pochi giorni dall'80º anniversario della Liberazione, non si è "spaccata" in due mondi inconciliabili, perchè è assolutamente imparagonabile la forza suscitata dall'onda antifascista rispetto a quel tentativo di ricordare un mondo oscuro e doloroso. Lecco è una sola, democratica e antifascista. Punto. Ma la fiaccolata nostalgica ha provocato anche reazioni forti, a tratti scomposte, deprecabili soprattutto degli anarchici che hanno tentato di interrompere il Consiglio Comunale. Gesti da condannare questi ultimi che non hanno a che fare e non cancellano la grande e pacifica manifestazione andata in scena nel pomeriggio.
Andiamo con ordine. Davanti al Liceo Scientifico G.B. Grassi, intorno alle 18.30, sono andate in scena la strenua e doverosa difesa dei valori calpestati dal fascismo e la gratitudine per gli uomini e le donne che ci hanno donato la democrazia. Nei pressi dello stadio Rigamonti-Ceppi, invece, si è svolta una manifestazione in ricordo dei caduti della Repubblica Sociale, organizzata da un gruppo il cui nome lascia poco spazio all’immaginazione: "I Camerati".
Il presidio promosso dall’ANPI con l'adesione delle forze di centrosinistra si è tenuto in Largo Montenero, davanti al monumento “In memoria dei Caduti lecchesi della lotta di Liberazione, a gloria dei morti e a monito dei vivi”. Un monito che oggi, più che mai, assume un carattere di urgenza.
Presenti, prima dell’avvio del Consiglio comunale di Lecco convocato per questa sera, molti amministratori lecchesi, tra gli altri il sindaco Mauro Gattinoni, la vicesindaco Simona Piazza, l’assessore Maria Sacchi, l’assessore Emanuele Manzoni, il presidente del Consiglio comunale Roberto Nigriello e i consiglieri comunali Regazzoni, Sanseverino e Anghileri.
«La decisione di questo presidio, un presidio che rimarrà stabile in questo luogo della Resistenza, è motivata dal nostro attuale dovere di onorare i caduti per mano del regime fascista e di condannare, come sempre abbiamo fatto, manifestazioni come quella che si dovrebbe svolgere oggi nei pressi dello stadio di Lecco» ha detto il presidente dell’ANPI Lecco, Enrico Avagnina. «Manifestazioni che, nascondendosi dietro il lutto, diventano occasioni per lugubri scenari del ventennio fascista, occasione di rancorose gestualità fasciste, condannabili come apologia del reato di ricostituzione del disciolto partito fascista.»
«Come Presidente dell'ANPI provinciale – ha proseguito Avagnina – mi assumo la responsabilità di questa decisione per un presidio che non cada in infruttuose provocazioni. Non agisco con la stessa tolleranza dei presidenti che mi hanno preceduto, protagonisti diretti della Resistenza, ma sulla base dell’esperienza accumulata in anni in cui l’antifascismo militante era più presente. Il nostro obiettivo rimane quello di proporre e ampliare la conoscenza della storia resistenziale, opponendoci ai revisionismi, ai negazionismi e ai tentativi di annacquare tutto in una “memoria condivisa”.»
«Continueremo a lavorare nelle scuole e a costruire ambiti unitari per offrire a tutti i soggetti dell’antifascismo il nostro patrimonio di conoscenza. Consapevoli di non avere il monopolio dell’antifascismo, rimaniamo aperti al confronto e rispettosi delle visioni altrui. Oggi, davanti a questo monumento, useremo questo patrimonio leggendo alcune delle biografie dei nostri caduti, iniziando con la lettura del testo della targa che verrà posta in Corso Martiri, relativa agli accadimenti del 27 aprile a Lecco, collegati al grigio rituale contro cui gridiamo la nostra razionale indignazione.»
Successivamente, sono state lette le biografie dei partigiani lecchesi i cui nomi sono impressi nelle sette lapidi di granito. Un folto gruppo di manifestanti ha poi imboccato Corso Matteotti dirigendosi verso lo stadio, ma è stato bloccato dal cordone delle forze dell'ordine, che ha impedito a chiunque di raggiungere la zona. "Siamo tutti antifascisti" è stato lo slogan urlato a ripetizione come un mantra, seguito dal canto di "Bella Ciao".
Il tentativo dei manifestanti di raggiungere lo stadio è stato bloccato anche in via Balicco e in via Castagnera da un massiccio dispiegamento di forze dell'ordine.
Poi, intorno alle 20, i Camerati, di nero vestiti hanno acceso le fiaccole e con una corona di alloro in testa al corteo hanno sfilato senza disordini e contatti lungo la curva sud del Rigamonti Ceppi fino alla targa in via Pascoli dove il consigliere Provinciale Antonio Pasquini ha letto il discorso pronunciato nel 1995 dall'allora presidente della Camera Luciano Violante:
"Mi chiedo se l'Italia di oggi - e quindi noi tutti - non debba cominciare a riflettere sui vinti di ieri; non perché avessero ragione o perché bisogna sposare, per convenienze non ben decifrabili, una sorta di inaccettabile parificazione tra le parti, bensi perché occorre sforzarsi di capire, senza revisionismi falsificanti, i motivi per i quali migliaia di ragazzi e soprattutto di ragazze, quando tutto era perduto, si schierarono dalla parte di Salò e non dalla parte dei diritti e delle libertà (Applausi). Questo sforzo, a distanza di mezzo secolo, aiuterebbe a cogliere la complessità del nostro paese, a costruire la liberazione come valore di tutti gli italiani, a determinare i confini di un sistema politico nel quale ci si riconosce per il semplice e fondamentale fatto di vivere in questo paese, di battersi per il suo futuro, di amarlo, di volerlo più prospero e più sereno. Dopo, poi, all'interno di quel sistema comunemente condiviso, potranno esservi tutte le legittime distinzioni e contrapposizioni".
Nessun saluto romano (come accaduto "sull'altro ramo del lago") durante la manifestazione. Non solo ma Pasquini ha anche fatto notare che sul volantino incriminato che chiamava a raccolta non sono presenti simboli fascisti "ma croci poste a ornamento delle lapidi nella cripta della Chiesa della Vittoria dove sono sepolti anche partigiani contrariamente a quello che è stato detto nei comunicati stampa diffusi negli ultimi giorni. Errato anche dire che la targa di via Pascoli sia stata posizionata dalla Provincia, perchè è stato fatto dal Comune".



Come detto non sono mancati gli scontri. Intorno alle 20.20 un gruppo composto prevalentemente da anarchici, che non era riuscito a raggiungere il luogo della fiaccolata, si è recato davanti a Palazzo Bovara, sede del Comune di Lecco dove era in corso il Consiglio comunale per protestare per quanto stava accadendo nei pressi dello stadio. Alcuni sono riusciti a entrare nel cortile del municipio mentre fuori non sono mancati scontri, anche fisici e violenti, con gli agenti di Polizia situati all'ingresso del palazzo municipale.


