Lecco

La storia del Cinema Nuovo Aquilone sulla Rai

Dedicato un servizio televisivo all’interno del programma di approfondimento cinematografico «Movie Mag»

La storia del Cinema Nuovo Aquilone sulla Rai
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La storia del Cinema Nuovo Aquilone approda sulla Rai. E’ stato infatti dedicato un servizio sulla rinascita della sala parrocchiale, gestita da oltre cento volontari e dalla Comunità pastorale Madonna del Rosario di Lecco, all’interno del programma di approfondimento cinematografico «Movie Mag», durante la puntata andata in onda su Rai Movie.

La storia del Cinema Nuovo Aquilone sulla Rai

Dopo la breve introduzione della conduttrice Melissa Greta, le immagini si sono subito spostate sul lungolago di Lecco, con gli scorci del Lario e del centro città, fino a entrare nella sala del Nuovo Aquilone, dove don Davide Milani, prevosto di Lecco e presidente della «Fondazione ente dello spettacolo», ha raccontato in prima persona la storia del cinema.

«All’inizio del ’900 un prete illuminato, don Luigi Verri, costruì una cappella e di fronte una sala teatrale che poi sarebbe diventata subito cinematografica. Una sala che ha vissuto lo sviluppo degli anni ’50 e ’60 ma che poi ha subito le varie trasformazioni del tempo ed è stata chiusa quasi 50 anni. Nel 2018 abbiamo iniziato a cullare il sogno di riaprirla, cosa avvenuta nel 2020, e da lì c’è stata la crescita, con 22.000 biglietti staccati nella scorsa stagione cinematografica: per una sala con 139 posti credo sia un buon record. L’anima del Nuovo Aquilone e della comunità che si è costruita intorno è l’anima di chi ama il cinema e riconosce nel cinema un linguaggio potente per interpretare questo tempo e cercare anche segni di speranza».

Il servizio è poi proseguito raccogliendo anche un commento di Gian Luca Pisacane, critico cinematografico: «Abbiamo sempre avuto un’idea, ossia quella di crescere con il nostro pubblico. I pilastri qui sono i volontari e coloro che ci permettono tutti i giorni di portare avanti un’idea di cinema inteso come evento e cultura».
Poi, la parola ancora a don Milani che ha chiuso il suo intervento con una bellissima metafora: «Non credo che una sala decida da sé dove posizionarsi, credo sia il pubblico con i suoi gusti a farlo. Gusti che vanno accompagnati. Il cinema è come una bottega storica artigiana, il classico “negozio di una volta” nel quale il cliente sa che l’esercente ha pensato a qualcosa di particolare proprio per lui».

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