"La memoria deve essere attualizzata": ieri il presidio del coordinamento lecchese "Stop al genocidio"
"Riflettere significa non relegare la storia allo sterile esercizio della commemorazione, ma comprenderne le ingiustizie di allora perché oggi non ve ne siamo più"

Ieri, lunedì 27 gennaio 2025, Giornata della Memoria, il coordinamento lecchese "Stop al genocidio" è sceso in piazza per ricordare che il genocidio del popolo palestinese continua, nonostante la fragile tregua in atto; un presidio che aveva lo scopo di ricordare che "la memoria non può essere solo celebrazione e mero esercizio di stile, ma deve essere attualizzata".
"La memoria deve essere attualizzata": ieri il presidio del coordinamento lecchese "Stop al genocidio"
Queste le parole del coordinamento lecchese "Stop al genocidio":
Il cessate il fuoco ha dato vita ad una nuova fase del genocidio, fatta da malattie, malnutrizione, fame... A Gaza la sopravvivenza dipende dai capricci del governo israeliano e dalla Amministrazione Trump. Si è scesi in piazza nonostante il forte maltempo, proprio il giorno della memoria, perché la memoria non può essere solo celebrazione e mero esercizio di stile, ma deve essere attualizzata, ricordando chi oggi subisce un nuovo genocidio, perché: "Ricordare è riflettere, resistere è ricordare".
Siamo scesi in piazza, in questa Giornata della Memoria, per scolpire nella pietra della nostra coscienza un solenne "mai più".
Mai più, alla strage che ottant'anni fa vide un popolo privato della propria patria, costretto alla miseria della guerra, all'atrocità dello sterminio, alla violenza criminale di governi guerrafondai. Mai più a quella che non allora, ma oggi, colpisce un altro popolo: quello palestinese.
Mai più, a chi biecamente ha contrapposto e contrappone la memoria della Shoah - incomparabile punto zero della Storia umana - alla convinzione che quello palestinese sia a tutti gli effetti un genocidio, onde alimentare il conflitto per mere convenienze politiche.
Mai più, a chi ignora per convinzione od opportunismo la differenza fra antisemitismo e antisionismo. A chi rifiuta quei valori che la storia, nella propria tragicità, dovrebbe averci insegnato: su tutti, l'antifascismo e l'importanza della riflessione.
Riflettere significa non relegare la storia allo sterile esercizio della commemorazione, ma comprenderne le ingiustizie di allora perché oggi non ve ne siamo più. Significa resistere: a chi vuole - e si arricchisce con - la guerra, ai fascismi e colonialismi di ogni specie e latitudine, a chi si arrocca su una concezione della memoria unilaterale e viziata.
Oggi la memoria attiva è ancora più preziosa, laddove una tregua imperfetta e a tempo determinato rischia di attutire l'attenzione pubblica verso una guerra che dura da quasi ottant'anni.
"Meditate che questo è stato", scriveva Primo Levi nelle sue più struggenti pagine. Rispondiamo: "Meditiamo perché non accada ancora, meditiamo più forte perché sta ancora accadendo".
