Lecco

In 500 a Lecco hanno marciato per la Pace al freddo e al buio, come si vive in Ucraina

L’intento degli organizzatori era infatti quello di ricreare le condizioni in cui vivono le tante popolazioni in guerra nel mondo, in particolare in Ucraina. 

In 500 a Lecco hanno marciato per la Pace al freddo e al buio, come si vive in Ucraina
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E’ partita dalla casa della Carità, in via S. Nicolò, alle ore 18 di sabato 28 gennaio la Marcia della Pace voluta dal coordinamento “Pace e Creato”, tavolo comune di associazioni ecclesiali e civili. Il carattere ad ampio raggio della manifestazione è stato sottolineato anche dalla presenza di una decina di fasce tricolori di sindaci del circondario, in primis il lecchese Mauro Gattinoni e dal saluto della dottoressa Paola Cavalcanti, Capo di Gabinetto della Prefettura.

In 500 a Lecco hanno marciato per la Pace

Si è scelto di partire dagli 80 nuovi posti della mensa Caritas,  dai 30 posti letto d’emergenza, dal guardaroba e dagli altri servizi per i bisogni dei più fragili e poveri che stanno per entrare a pieno regime in questi giorni (inaugurazione ufficiale mercoledì 1 febbraio, alla presenza dell’Arcivescovo di Milano) per ribadire l’invito del Papa nel Messaggio per la Giornata mondiale della Pace a promuovere la fratellanza, la solidarietà, a vivere insieme, come ha sottolineato lo stesso direttore della Caritas ambrosiana, Luciano Gualzetti.

 

Al freddo e al buio, come si vive in Ucraina

Le circa 500 persone presenti hanno sfilato per le vie del centro, passando per piazza XX Settembre e piazza Cermenati con le luci dei lampioni spenti, grazie alla disponibilità dell’amministrazione comunale. L’intento degli organizzatori era infatti quello di ricreare le condizioni di buio e freddo in cui vivono le tante popolazioni in guerra nel mondo, in particolare in Ucraina. 

Obiettivo pienamente raggiunto anche per un improvviso black out che ha lasciato al buio il punto d’arrivo, il santuario della Madonna della Vittoria e della Pace. Metà veglia si è svolta  al chiarore delle luci d’emergenza e delle torce, senza strumenti elettrici. Il programma è stato comunque rispettato con la lettura integrale a più voci del Messaggio del Papa nella formula dei “Dialoghi di Pace”, iniziativa diocesana tesa a far conoscere le parole del Papa in un contesto di canti e testimonianze. I canti sono stati eseguiti dal Coretto di S. Giovanni mentre la prima testimonianza è stata del dr. Mario Tavola che ha commentato l’invito del Papa a discernere gli insegnamenti della pandemia:” Dobbiamo accorgersi dei bisogni degli altri subito dagli sguardi; non possiamo essere spettatori del mondo”.

Inevitabile poi concentrarsi sul dramma della guerra in Europa con le testimonianze di chi per la quarta volta partirà per le scuole salesiane ucraine.

Le testimonianze

E’ la storia di suor Maridele Sandionigi dell’IMa di Olate: "Grazie ad una rete ampia e spontanea abbiamo ancora raccolto 400 kg di cibo donato dal Banco alimentare e tre generatori per evitare il rischio che ci si raffreddi al dramma della guerra vedendo che siamo meno toccati direttamente e che il tempo passa stancamente”.

 

Chi ha riportato in Italia 150 persone fragili della Comunità Emmaus, in collaborazione con Fondazione Avsi è Carlo Redaelli che ha contribuito a ricostruire la comunità Emmaus di Kharkiv, ora a Milano con la possibilità di laboratori e attività artigianale.

Alla Veglia sono intervenuti anche i giovani del centro Assalam che hanno letto una preghiera musulmana seguita dall’invocazione in arabo di una sura del Corano che invita alla preghiera. Don Andrea Lotterio, animatore della Commissione ecumenismo, ha invece letto una preghiera inviatagli dalla Chiesa ortodossa lecchese.

Comune l’invocazione al Dio della Pace  e della Misericordia.

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