Lotta alla ludopatia

Il teatro insegna a proteggersi dal gioco d’azzardo patologico

Un successo l’esperimento di Auser a Merate e sabato 12 febbraio si replica a Bellano

Il teatro insegna a proteggersi dal gioco d’azzardo patologico
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Il teatro come asso nella manica per vincere il gioco d’azzardo patologico: è la scelta fatta da Auser Paderno d’Adda, che ha organizzato il 9 e il 12 febbraio due incontri - rispettivamente al Centro Anziani di Merate (sala piena e grande successo) e al Cinema Teatro di Bellano – finalizzati a dare strumenti per essere più consapevoli e preparati rispetto al rischio di cadere nel gioco d’azzardo patologico. La particolarità degli incontri riguarda il fatto che insieme al dott. Luca Rossi del Movimento No Slot (che presenta i risultati della ricerca sul gioco patologico tra le persone anziane) e all’esperto psicologo Daniele Landi (che a Merate ha risposto alle domande dei presenti anche a evento concluso) c’è un’intera compagnia teatrale, Il Carro Di Tespi, che mette in scena le conseguenze dell’azzardo pericoloso attraverso le sagaci battute della commedia di Carlo Goldoni “La bottega del caffè”.

Il teatro insegna a proteggersi dal gioco d’azzardo patologico

A proposito di cultura, usiamo il pensiero critico: è sbagliato continuare a chiamare “gioco”, parola che rimanda a un divertimento innocuo e leggero, un sistema che può andare a intaccare rapidamente la salute psicofisica (fino ad estreme conseguenze) ed economica (finendo anche nelle mani di usurai) delle persone più fragili. “Tutto è nato quando sono stata contattata dalla Rete Salute dell’ambito di Merate, in particolare dall’assistente sociale Gabriella Panzarella, per costruire un progetto specifico sul gioco d’azzardo patologico – racconta Betty Mapelli, presidente di Auser Paderno d’Adda – e subito ho pensato a un evento coinvolgente. Abbiamo collaborato con ATS, con gli ambiti di Merate, Bellano e Lecco, con “L’Azzardo Azzanna” e con le amministrazioni comunali; abbiamo coinvolto Auser Insieme di Cernusco Lombardone per diffondere il messaggio nella maniera più capillare possibile. Per l’incontro a Merate i nostri volontari sono andati a prendere con due pullmini i soci anziani di Cernusco Lombardone e tante altre persone interessate a partecipare che ci hanno telefonato per chiedere un accompagnamento. Abbiamo messo a disposizione i pullmini anche per sabato a Bellano: è possibile prenotare telefonando al 344/3428741 per l’incontro e allo 039/9515723 per parlare con i volontari Auser e chiedere il trasporto protetto”.

Elisabetta Spaini, attrice della compagnia “Il Carro di Tespi”

Se è vero che l’apprendimento è favorito da una lezione divertente, veicolare messaggi importanti tramite l’interazione con un brillante gruppo teatrale può davvero essere una mossa vincente: “L’azzardo patologico è una dipendenza data dalla tensione, dalla dopamina che entra in circolo – commenta Elisabetta Spaini, attrice della compagnia “Il Carro di Tespi” -. Fare cultura è dare un esempio, vale anche per i concetti che si veicolano in casa, a scuola e in televisione, oltre che sui social. I ragazzi che frequentano le sale giochi cercano ricompense senza mettere in gioco le competenze e nemmeno loro stessi, mai. Sperano nella fortuna, che è qualcosa al di fuori di qualsiasi controllo. È un’astrazione, col rischio che qualcuno la scambi per la realtà e si dica “sono fortunato” se vince o “sono un perdente perenne, ma mi rifarò” entrando ancora di più nella spirale: etichette pericolosissime, che ci si può mettere addosso a tutte le età. In “La Bottega del Caffè”, Eugenio è il protagonista ludopatico che gioca tutta la notte, non mangiando e ignorando la giovane moglie, alla quale impegna gli orecchini e la dote per poi spergiurare “Non lo farò più” e tornare due minuti dopo nella biscaGoldoni ha scritto un lieto fine perché la sua è una commedia, ma fuori dal teatro avere il lieto fine non è così facile”.

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Auser Provinciale di Lecco

Auser Provinciale di Lecco sta mettendo in campo diverse azioni di contrasto al gioco d’azzardo patologico in rete con i Comuni, il Distretto e ATS Monza e Brianza.

“In accordo con la rete, nei territori di Lecco, Monza e Vimercate è stata svolta un’indagine per raccogliere le abitudini verso il gioco d’azzardo delle persone over 65 attraverso l’utilizzo di questionari anonimi nel trimestre da giugno a settembre 2021 – spiega Claudio Dossi, Presidente di Auser Provinciale di Lecco -. Sul territorio lecchese l’indagine si inserisce all’interno del progetto “Mind the gap 2.0”, promosso dal Comune di Lecco. Auser Provinciale di Lecco ha raccolto 873 questionari attraverso le proprie associazioni locali sul territorio della Provincia di Lecco che svolgono il servizio di telefonia sociale. L’obiettivo della ricerca è quello di cogliere le ragioni che spingono le persone a giocare d’azzardo; durante la pandemia il rischio di rimanere isolati è aumentato e il tentativo di trovare delle forme di svago e di socializzazione ha aumentato le possibilità di trovare rifugio nel gioco d’azzardo. Dai risultati della ricerca svolta emerge la maggiore conoscenza e utilizzo del Gratta e Vinci. Più di 500 delle 873 persone intervistate hanno giocato una o più volte al Gratta e Vinci, un gioco che può essere simpatico, ma che può diventare sintomo di un disagio se abusato o se indicatore di una mancanza di altre opportunità di svago e socializzazione”.
Un altro dato, più preoccupante, che emerge dalla ricerca è la non conoscenza dei servizi di supporto sul territorio per le persone che sviluppano dipendenza dal gioco d’azzardo: “L’ATS Monza e Brianza - prosegue Dossi - ha diversi servizi per aiutare le persone rispetto questo tema: non bisogna vergognarsi ed è giusto rivolgersi al medico di base, che indirizzerà la persona al centro dedicato più vicino. Lo spettacolo “La bottega del caffè” di Goldoni affronta in modo ludico e leggero il tema del gioco d’azzardo e la compagnia teatrale “Il Carro di Tespi” l’ha portato in scena magistralmente”.

Cultura-tutela

Auser in Lombardia è da anni impegnata nella prevenzione rispetto al gioco d’azzardo patologico e il binomio cultura-tutela di sé è strategico, così come offrire occasioni di inclusione per creare un circolo virtuoso: “Il gioco patologico si caratterizza con una forma di dipendenza che si sviluppa, in particolare, in presenza di stati depressivi: la noia, la solitudine producono un senso di vuoto, il gioco si presta facilmente a restituire un senso di leggerezza e nel contempo di gratificazione – conclude Tiziana Scalco, componente della Presidenza di Auser Lombardia con deleghe proprio alla promozione culturale e al contrasto al GAP -. L’adrenalina entra in circolo e crea un piacere che si vuole mantenere ed è così che, in assoluta solitudine, si ripete in modo compulsivo la ricerca di quel momento di temporaneo alleggerimento dello stato depressivo e del vuoto. È un impulso al quale il giocatore d’azzardo non riesce a resistere e la dipendenza diventa sempre più complicata e devastante. La strada per uscire dalla dipendenza non è semplice, serve un sostegno esterno con familiari, amici, sanitari e anche questo può non bastare, perché per riempire quel vuoto del vivere occorrono motivazioni valide, che rafforzino l’autostima insieme alla consapevolezza delle proprie qualità e potenzialità. La cultura è uno degli strumenti più importanti per trovare risposta alla dipendenza, perché la cultura è bellezza, è emozione, perché muove riflessioni e introspezioni. La cultura nelle sue enormi espressioni è una potente arma rivoluzionaria che allarga orizzonti. La cultura è socializzazione, è un viaggio nell’immensità del talento umano, una risposta alla capacità della vita di non finire mai di stupirci e di darci benessere profondo, facendoci sentire non più soli, ma parte di un Insieme”.

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