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Il progetto “RSA, dove le generazioni si incontrano” un modello che fa scuola

Più di 350 persone hanno preso parte al convegno che si è svolto nell'Auditorium Casa dell'Economia

Il progetto “RSA, dove le generazioni si incontrano” un modello che fa scuola
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Oltre 350 persone - tra cui molti operatori (medici, educatori, infermieri, ASA, OSS, volontari e familiari delle RSA, alcune fuori provincia), rappresentanti dei servizi educativi delle cooperative
sociali e delle scuole del territorio, studenti delle scuole superiori (Bachelet di Oggiono, Istituto Maria Ausiliatrice e Bertacchi di Lecco) e numerose realtà coinvolte (quali Sindacati pensionati Cgil e Cisl, AUSER, ANTEAS, Caritas) - hanno preso parte questa mattina, 15 marzo 2025, al convegno “RSA, dove le generazioni si incontrano. La cura dell’età anziana come opportunità di crescita per tutti”, in programma all’Auditorium Casa dell'Economia.

"Rsa, dove le generazioni si incontrano"

Una partecipazione numerosa e qualificata per un evento che si è proposto quale un momento di approfondimento e riflessione sul tema della cura dell'anzianità e della relazione intergenerazionale come motore di crescita della comunità nell’ambito del progetto “RSA, dove le generazioni si incontrano”, sostenuto da Fondazione Comunitaria del Lecchese e Fondazione Fratelli Frassoni, a cui aderiscono ben sette diverse residenze per anziani del territorio della provincia di Lecco: gli lstituti Riuniti Airoldi e Muzzi Onlus di Lecco (ente capofila), la RSA Fondazione Casa di Riposo

Brambilla-Nava Onlus di Civate, la RSA Villa dei Cedri di Merate, la RSA Borsieri-Colombo di Lecco - Fondazione Sacra Famiglia Onlus, la RSA Regoledo di Perledo - Fondazione Sacra Famiglia Onlus, la RSA Casa di Riposo Enrico e Antonio Nobili Onlus di Viganò Brianza e la RSA La Madonnina di Vendrogno - La Muggiasca, Cooperativa Sociale di Solidarietà.

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Un progetto frutto della collaborazione tra diversi Enti

Condotto e moderato da Virginio Brivio (Presidente Provinciale UNEBA Lecco), il convegno è stato introdotto dal saluto delle istituzioni. Da Fabio Dadati, in rappresentanza della Camera di commercio di Como - Lecco, a Maria Grazia Nasazzi, presidente della Fondazione Comunitaria del Lecchese, che ha sottolineato il valore del progetto, che si fonda su una stretta collaborazione tra enti diversi con l’obiettivo di realizzare una “consegna di un compito alle nuove generazioni all’insegna della curiosità e attrattività per i più giovani, da costruire insieme con loro”, consentendo di “fare esperienza del mistero della vita, della morte e della sofferenza, che la società contemporanea tende a misconoscere”.

Tra i vari relatori Clara Sabatini (Dirigente Unità Organizzativa  Rete Territoriale della Direzione Generale Welfare Regione Lombardia) che ha
evidenziato come il progetto si inserisca nel più ampio piano di interventi di Regione Lombardia sul benessere delle persone, il direttore sociosanitario di Ats Brianza Antonio Colajanni, che ha riconosciuto come “l’invecchiamento della popolazione non debba far restare le RSA solo luoghi di prestazioni sanitarie, ma debba farle tornare ad essere luoghi di vita dove le generazioni possono incontrarsi, il luogo di una famiglia allargata, che è la comunità”, e a Raffaele Cesana.

Un progetto intergenerazionale

Durante l'incontro sono intervenute anche Rosaria Bonacina, vicepresidente degli Istituti Riuniti Airoldi e Muzzi, capofila del progetto, Elisabetta Lazzarotto, pedagogista da anni impegnata in servizi dedicati a persone anziane fragili e a persone con disabilità sensoriale nel territorio della provincia di Lecco e responsabile del progetto, spiegare come sia nato “RSA, dove le generazioni si incontrano”. Quest'ultima ha spiegato il senso del progetto: "Nel nostro territorio provinciale, le RSA rappresentano un mondo che coinvolge 2000 anziani residenti, 2000 famiglie, 2000 operatori e 400 volontari. In questo contesto si inserisce questo progetto che non parte da zero, ma dalla grande esperienza di cura e di assistenza di tutte le RSA presenti. Ciò che ci proponiamo è la possibilità di cambiare lo sguardo che si ha verso questi spazi, fatto molto spesso la luoghi comuni, per farli diventare occasione di incontro per tutti. La cura dell'anzianità fragile diventa, così,
preziosa opportunità per la cura di tutti.  Ci rivolgiamo sia ai grandi anziani residenti nelle RSA che ai grandi anziani e ai giovani anziani sul territorio, oltre che naturalmente ad adolescenti e giovani.

Mortari: "Un modello a livello nazionale"

É seguita la relazione di Laura Formenti, docente di Pedagogia della famiglia all'Università di Milano Bicocca e responsabile di diversi progetti di ricerca sulle dimensioni educative, relazionali, familiari e comunitarie dell'invecchiamento e della cura, che ha il compito di supervisionare a livello scientifico il progetto lecchese e la riflessione proposta da Luigina Mortari, professore ordinario di Epistemologia della ricerca qualitativa all’Università degli Studi di Verona, membro del Consiglio di amministrazione dello stesso ateneo e Direttore scientifico di Melete – Centro di Filosofia della Cura. “Sono convinta - ha dichiarato - che l’esperienza che state facendo a Lecco possa diventare un modello a livello nazionale Il nostro tempo ha infatti dimenticato a lungo di occuparsi della vita degli anziani. La cultura occidentale nasce sull’idea dell’adulto efficiente e autonomo, dimenticano ed emarginando i fragili e non indipendenti.

Il convegno - sostenuto da BCC Valsassina, impresa Valassi Carlo e impresa Sangiorgio Costruzioni - è proseguito con una tavola rotonda a cui hanno preso parte Emanuele Manzoni (presidente del Consiglio di rappresentanza dei sindaci), Andrea Millul (direttore sanitario Istituti Riuniti Airoldi e Muzzi), Marco Arosio (direttore RSA Borsieri Colombo Fondazione Sacra Famiglia), Luca Longoni (coordinatore del progetto The Factory) e Anna Panzeri (dirigente dell’Istituto Vittorio Bachelet di Oggiono).

Millul: "Occorre cambiare l'idea di cura"

Le conclusioni sono state affidate ad Andrea Millul (direttore sanitario Istituti Riuniti Airoldi e Muzzi):“Sono convinto che progetti come questo facilitino il nostro lavoro di cura medica, perché fanno sentire le persone non espulse dalla società ma dentro una vita comunitaria in una logica di dono. Occorre cambiare la nostra idea di cura: possiamo utilizzare un farmaco per sedare, oppure garantire al nostro ospite un approccio che gli consenta di mantenere alto il livello di qualità della sua vita”.

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