non solo 25 novembre

“Il problema principale è di natura culturale”: a Confartigianato un convegno sulle molestie nei luoghi di lavoro

Il tema è stato affrontato sotto diversi punti di vista, tutti i professionisti intervenuti hanno sottolineato l'importanza della formazione

“Il problema principale è di natura culturale”: a Confartigianato un convegno sulle molestie nei luoghi di lavoro

“Il problema principale è di natura culturale, bisogna lavorare sul molestatore (o la molestatrice) inconsapevole”. Questo uno dei punti chiave emersi nel corso del convegno “Benessere, diritto e sanzioni: affrontare le molestie nei luoghi di lavoro” che si è tenuto ieri sera, giovedì 27 novembre 2025, nella sede di Confartigianato Imprese Lecco, promosso dalla consigliera di Parità della Provincia di Lecco, Marianna Ciambrone, con il proprio Tavolo di diritto antidiscriminatorio e il Movimento Donne Impresa di Confartigianato Lecco. L’incontro, gratuito e aperto a tutti, ha visto la partecipazione di numerose professioniste attive in campi lavorativi diversi: l’avvocato Monica Rosano, la psicologa e psicoterapeuta Serena Tamburini, l’ispettrice del lavoro Laura Colombo, la psicologa e formatrice Erika Rosa Cappelletti, Isilda V. Armando di RLST OPTA Lecco e Veronica Versace, segretaria generale della Fillea Cgil di Lecco.

“Il problema principale è di natura culturale”: a Confartigianato un convegno sulle molestie nei luoghi di lavoro

Dopo l’introduzione della consigliera Ciambrone, di Silvia Dozio, presidente del Movimento Donne Impresa di Confartigianato Lecco, di Matilde Petracca, segretario generale di Confartigianato Lecco, e di Matteo Dell’Era, presidente dell’Ordine dei consulenti del lavoro di Lecco, si è entrati nel vivo del convegno.

Ad aprire l’incontro l’intervento dell’avvocato Rosano, che ha illustrato gli strumenti giuridici di contrasto alle molestie sui luoghi di lavoro, sottolineando la difficoltà di tracciare un confine stabilito per la molestia, la cui definizione è la seguente: “Comportamento indesiderato, anche verbale o non verbale, avente lo scopo o l’effetto di violare la dignità della persona”.

L’avvocato Rosano

“Spesso sento dire: ‘Va beh ma era uno scherzo! Non si può più dire niente!’ Qual è il limite?”. “Il limite – sottolinea – è il famoso consenso”. L’avvocato ha spiegato come i rapporti Istat del 2022/23 indichino che il 13.5% delle donne tra i 15 e i 70 anni ha subito molestie sessuali sui luoghi di lavoro, rispetto al 2% degli uomini. L’aggressore è sempre un uomo. Molestie che non sono solo fisiche (contatti indesiderati, invasione dello spazio personale…), ma anche verbali: “Se sorridessi di più saresti molto più carina”, “Se vuoi che ti rinnovo il contratto andiamo a cena insieme da soli”, “Con quella camicetta attiri proprio l’attenzione, ma lo fai apposta?”, sono solo alcuni degli esempi riportati al Tavolo istituito dalla consigliera Ciambrone. Purtroppo, chi subisce conseguenze negative è sempre la donna che denuncia, mentre l’autore della molestia quasi sempre non perde il posto di lavoro.

La parola è quindi passata alla psicologa e psicoterapeuta Tamburini, che ha illustrato il concetto di “finestra di tolleranza”: “Ognuno di noi ha una finestra di tolleranza, quando si esce da questa finestra, il nostro sistema va in allarme (cerchiamo la fuga, reagiamo) oppure in ipoattivazione: il sistema si spegne, ci ‘congeliamo’. In conseguenza a questo congelamento spesso nascono il senso di colpa e la vergogna: ‘Non ho fatto niente per fermarlo’. E’ proprio questa sensazione di superamento della finestra di tolleranza che stabilisce il confine tra molestia e scherzo”. Da qui, l’importanza di lavorare su assertività e autostima fin dall’infanzia, affinché ciascuna persona sappia stabilire i propri confini, e dire chiaramente quando questi sono stati superati.

Serena Tamburini

Nell’ambito del diritto del lavoro, le molestie rientrano nei rischi psicosociali, come ha spiegato l’ispettrice del lavoro Colombo, che ha sottolineato come queste possano avere ricadute negative sull’intera azienda – in termini di riduzione delle prestazioni e aumento delle assenze dal lavoro – e sia quindi interesse del datore di lavoro mantenere alta l’attenzione sul tema e adottare le misure adeguate. Colombo ha evidenziato anche come tutto il personale lavorativo debba essere incoraggiato a segnalare il comportamento inappropriato, non solo la vittima.

Laura Colombo

Un problema che, ha affermato la psicologa Cappelletti, ha radici culturali: “Bisogna lavorare sul molestatore (o la molestatrice) inconsapevole, ricordandosi che la molestia non è ciò che ha una determinata intenzione, ma tutto ciò che provoca disagio. Se culturalmente non è chiaro cosa posso o non posso fare, allora la probabilità di mettere in atto comportamenti non consoni aumenta”. Per questo è necessario lavorare sulla formazione e sull’informazione.

Erika Rosa Cappelletti

E proprio sulla necessità di promuovere la formazione e di diffondere una corretta informazione sul tema si è soffermato l’intervento di Isilda Armando, che ha spiegato come il famoso Documento di valutazione dei rischi non debba rimanere uno sterile pezzo di carta, bensì debba essere “vivo”, perché “il coinvolgimento attivo dei lavoratori è fondamentale per colmare quello spazio di incomprensione”, terreno fertile per le molestie. Un fattore indispensabile, aldilà del punto di vista etico, anche per la performance lavorativa, perché negli ultimi tempi è emerso che i dipendenti cercano sul luogo di lavoro in primis la realizzazione di sé, poi un equilibrio tra lavoro e vita privata, in seguito un ambiente di lavoro piacevole e solo dopo guardano a retribuzioni e eventuali benefits.

Isilda Armando

L’ultimo intervento è stato quello di Versace, che ha affermato: “Il 25 novembre ci impone di guardare in faccia un fenomeno che non si esaurisce nella violenza fisica, ma attraversa le strutture di potere e il mondo del lavoro. Non è un tema privato, ma pubblico, politico e istituzionale. Molti comportamenti non si manifestano con gesti eclatanti, ma con allusioni, battute, silenzi, carriere bloccate. Pratiche che generano paura, isolamento e perdita di fiducia, per far fronte alle quali servono prevenzione, protezione e sanzioni”. “In Lombardia – ha specificato Versace – il 65% delle donne ha subito almeno una forma di violenza, il 30% una forma di violenza fisica o di molestia sessuale. Non è un tema astratto, ma strutturale”. Infine, un affondo sull’introduzione del consenso nel reato di violenza sessuale: “Questa legge deve essere applicata, non per ideologia, ma per giustizia: il corpo di una persona non è un’ipotesi da interpretare, ma va ascoltato. La violenza nasce da rapporti diseguali: non è un problema delle donne, ma di giustizia”.

Veronica Versace

A chiudere il convegno la presidente di Confartigianato Lecco, Ilaria Bonacina, che ha tratto le fila dell’incontro e ha ribadito: “E’ difficile capire dov’è il limite tra molestia e scherzo, anche noi donne per prime a volte non lo capiamo, e così rimaniamo zitte”. La presidente ha poi ricordato come sul lavoro ci sia spesso violenza anche fra donne e donne: “Credo si debba tornare ai valori dell’etica e dell’educazione e insegnare ai nostri figli il rispetto dei ruoli”, la chiosa.

La presidente Bonacina