Gli anarchici contro la Fiocchi Munizioni
L’associazione lecchese L’Arrotino ha invitato i militanti a scendere in piazza. L’industriale ribatte: «Si confonde sempre l’uso delle armi con chi le produce»
Gli anarchici hanno deciso di scendere in campo contro la Fiocchi Munizioni al grido di «Nessuna pace per chi vive di guerra».
Con questo slogan hanno organizzato un corteo per il 18 maggio che dovrebbe concludersi proprio davanti alla storica azienda di via Santa Barbara.
Gli anarchici contro la Fiocchi Munizioni
Nei giorni scorsi sul sito leccoriot.noblogs.org, dell’associazione anarchica lecchese L’Arrotino, è apparso un volantino che chiama a raccolta i membri del movimento: «18 maggio 2024 corteo disarmiamo la Fiocchi» recita il testo che invita i militanti a partecipare alla manifestazione dando loro appuntamento alle 14 in piazza Garibaldi.
E poi prosegue: «La Fiocchi Munizioni è la 14esima azienda in Italia per autorizzazioni all’esportazione di armi e munizioni. Nonostante si pubblicizzi per “Caccia e sport”, in realtà guadagna per il 70% dal settore “Industria e difesa”, esportando ovunque proiettili di vario tipo e calibro e persino granate da guerra. La piccola provincia di Lecco, da gennaio a settembre, ha esportato verso tutto il mondo oltre 100 milioni di euro in armi e munizioni, con un aumento del 25% rispetto al 2022 e del 70% rispetto al 2021».
E ancora: «Non si può restare a guardare! Un corteo nella città in cui la Fiocchi ha la sua sede storica vuole essere solo l’inizio. In questi tempi di guerra è necessario partire dal qui e ora per inceppare gli ingranaggi del militarismo mondiale che vede gli oppressi come pedine belliche sacrificabili. Per non divenire complici delle carneficine che stiamo vivendo in tutto il mondo è necessario agire, nelle proprie terre, contro tutti i produttori di guerra che ci troviamo attorno». Poi gli anarchici, attraverso il volantino, lanciano slogan «Contro ogni guerra dei padroni» e «Al fianco del popolo palestinese», senza dimenticare la storia della Fiocchi sottolineando che ha prodotto «morte per i padroni del momento».
Della manifestazione naturalmente è già informato Stefano Fiocchi presidente della storica azienda fondata il 3 luglio 1876 da Giulio Fiocchi.
«Ognuno ha il diritto di pensarla come vuole, purché nel reciproco rispetto - dichiara senza scomporsi - Ci aspettiamo una protesta civile della quale comunque la Questura è stata informata. Gli attacchi dei detrattori non mi spaventano, non è certo la prima volta; se non sono anarchici sono animalisti e così via. Indubbiamente, troppo spesso si confonde l’uso delle armi e delle munizioni con chi le fabbrica. Inoltre, è giusto precisare che non abbiamo mai venduto i nostri prodotti alle forze armate israeliane che hanno una fortissima industria nel settore della difesa, decisamente all’avanguardia. Semmai avevamo un distributore in Israele per l’uso civile. Tuttavia, attualmente anche in questo settore l’esportazione è proibita».
Non secondo il giornale online Altreconomia (articoli poi ripresi da altri siti come Unimondo) dove a metà marzo il lecchese Duccio Facchini scriveva: «Nell’ultimo trimestre del 2023 l’Italia ha esportato “Armi e munizioni” verso Israele per un valore pari a 2,1 milioni di euro. Solo a dicembre, ormai nel pieno dei bombardamenti da parte dell’esercito e dell’aeronautica militare israeliani sulla Striscia di Gaza con catastrofiche conseguenze per la popolazione civile, l’export italiano ha toccato quota 1,3 milioni di euro, facendo segnare così il picco del periodo (contro i 233.025 euro di ottobre e i 584.511 di novembre)».
E ancora: «Ma da dove sono partite le “Armi e munizioni” nel quarto trimestre 2023? Secondo l’Istat la prima provincia italiana è Lecco, dove ha sede la fabbrica Fiocchi munizioni, con 1,011 milioni di euro, seguita da Brescia, territorio della Fabbrica d’armi Beretta (ma non solo), con 749mila euro, e poi da Roma (sede di numerose aziende) con 351mila euro, e infine da Genova, con 14mila euro».
Tuttavia sulla questione Stefano Fiocchi ribatte: «Noi vendiamo principalmente per l’area civile; per esempio i nostri prodotti vanno in Francia e in Germania. Ribadisco che in Israele la vendita attualmente è proibita. Vendiamo invece munizioni alla Difesa italiana, che è il nostro cliente principale. Il nostro export per la maggior parte è diretto a cacciatori e uso sportivo. Le vendite per l’uso militare del resto del mondo si aggirano intorno al 20% e ovviamente tutto viene fatto assolutamente in regola».