Il 27 gennaio di ogni anno si celebra il Giorno della Memoria, una ricorrenza internazionale istituita dalle Nazioni Unite nel 2005 per commemorare le vittime dell'Olocausto. Questa data, scelta simbolicamente, segna l'anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz da parte dell'Armata Rossa nel 1945, un evento che rivelò al mondo gli orrori del genocidio perpetrato dal regime nazista.
Ricordare non è solo un dovere verso le vittime, ma anche una responsabilità verso il futuro. In un'epoca in cui i fenomeni di antisemitismo, razzismo e discriminazione sono ancora presenti, il Giorno della Memoria ci invita a riflettere sull'importanza dei valori della democrazia, della tolleranza e dei diritti umani.
Oggi, 27 gennaio 2025, è necessario fermarsi un momento per ricordare. Perché la memoria è un ponte tra il passato e il futuro, un monito per le generazioni presenti e future: mai più. A farlo è stato il sindaco di Lecco Mauro Gattinoni con un intervento che pubblichiamo integralmente.
Giorno della Memoria
Oggi, nel Giorno della Memoria, a 80 anni dalla liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, ecco la riflessione e l’invito che voglio condividere con voi oggi: monitoriamo i processi.
Nel nostro approccio a queste pagine di storia drammatiche, non dobbiamo credere che quanto è accaduto sia stata una “tragedia fatale inevitabile”, o che sia stata opera di “scelte di un singolo pazzo, dittatore o tiranno”. Questo per certi versi ci restituirebbe una ricostruzione quasi consolatoria archiviata nel passato. In realtà, ancora oggi siamo tormentati da quei fatti e siamo irrequieti ogni volta che parliamo perché siamo consapevoli che esse sono l’effetto di lunghi processi, che hanno coinvolto milioni di persone, d’intelligenze applicate al male.
Andiamo oltre ai singoli fatti. Cerchiamo di indagare, scovare, comprendere i processi, le dinamiche, i nessi causali e le conseguenze che (allora come ora, in diversi tempi e diversi spazi) hanno portato agli epiloghi più sconvolgenti e vergognosi per l’umanità. E alcuni di questi processi ve li voglio proprio elencare in maniera esplicita perché li possiate riconoscere.
Un deterioramento delle istituzioni democratiche, smontate scientificamente per lasciare spazio a una volontà unica, una volontà di potenza che s’impone sfacciata e arrogante; un limitarsi/esasperare procedure formali dopo averne svuotato l’anima, quasi che esse siano il fine e non il mezzo; il produrre leggi ingiuste (applaudite come conquiste di civiltà) perché i tribunali le debbano applicare; limitare le libertà di espressione (politica, sindacale, artistica) controllando e manipolando i canali di comunicazione più diffusi, o facendovi scorrere in prevalenza contenuti artefatti (fake news) per far sorgere un pensiero omologato, diffuso, e quindi aritmeticamente maggioritario, elidendo per converso, minoranza e dissenso, anche nell’insegnamento o sulla stampa.
Il tutto accompagnato da strumenti per produrre una propaganda di massa martellante, oggi per certi versi ancor più penetrante sul piano della raffinatezza tecnologica e psicologica, che istigano alla diffidenza, al rancore, all’odio, fino a sdoganare ogni orrore detto o fatto al prossimo. Infine, abbinare una politica aggressiva ai grandi poteri economici strategici e oligarchici, sovrapponendo interesse pubblico e quello privato confondendolo, o più precisamente, corrompendolo; produrre inique concentrazioni di ricchezza e conseguenti ampie fasce di persone povere, precarie, quindi più vulnerabili.
Guardiamo con attenzione se e dove queste cose accadono. Perché la storia ci insegna che l’esito estremo di questi processi, applicati nel tempo, è uno solo: la disumanità.
Mauro Gattinoni