Dona 100mila euro all'ospedale: l'ultimo generoso gesto di Giovanni Cosco prima della morte
Dona 100mila euro all'Asst di Lecco. E' l'ultimo gesto d'amore che Giovanni Cosco, 43enne di Vercurago, tetraplegico dal 2011 a seguito di un incidente in moto e scomparso lo scorso febbraio per una grave infezione, ha voluto fare prima di morire.
Dona 100mila euro all'Asst di Lecco. E' l'ultimo gesto d'amore che Giovanni Cosco, 43enne di Vercurago, tetraplegico dal 2011 a seguito di un incidente in moto e scomparso lo scorso febbraio per una grave infezione, ha voluto fare prima di morire. La donazione è stata ufficualizzata oggi, martedì, 19 dicembre 2023
Dona 100mila euro all'ospedale: l'ultimo generoso gesto di Giovanni Cosco prima della morte
Questo gesto di generosità permetterà di migliorare i gia ottimi servizi offerti, rafforzando l'impegno di tutti gli operatori nell'offrire assistenza sanitaria di qualità.
Paolo Favini, Direttore Generale ASST Lecco
"Non scopriamo certo oggi la sensibilità dei lecchesi e dei meratesi verso i loro ospedali, ne abbiamo avuto prova solo qualche giorno fa. Anche questa donazione è un segno tangibile del sostegno e della fiducia che la comunità dimostra verso la Terapia del Dolore e il nostro impegno nell'assicurare cure di alto livello. Ringraziamo di cuore il donatore per questo gesto e atto di generosità, tanto più che è stato compiuto in forma anonima. Questa donazione rappresenta un passo significativo nel nostro percorso verso l'eccellenza nell'assistenza sanitaria e contribuirà notevolmente al benessere dei nostri pazienti e alla comunità nel suo complesso".
Paolo Maniglia, responsabile SSD Terapia del Dolore ASST Lecco
"Siamo abituati a concepire il dolore come qualcosa di passeggero, un allarme, spesso un ostacolo. Anche solo pensare che il dolore possa essere costantemente presente nella nostra vita o in quella dei nostri cari ci spaventa. Ma spesso il dolore unisce e lega più di quanto possiamo pensare. Oggi voglio salutare G. che mi ha insegnato che spesso bisogna cercare di risolvere i piccoli problemi perché quelli grossi spaventano. E voglio ringraziare E. che ha deciso di credere in noi e in quello che facciamo. Oggi voglio dedicare i nostri sforzi e il nostro lavoro a chi ha dolore ma soprattutto a chi si prodiga costantemente giorno per giorno, ora per ora a cercare di alleviare le difficoltà e le problematiche di chi sofre di dolore cronico.in gergo tecnico li chiamiamo caregiver. Più poeticamente potremmo vederli come degli angeli. In realtà sono persone comuni ma con un dono veramente prezioso, un Cuore. Grande, molto grande. Grazie".
Toccante la lettera scritta dalla compagna di Giovanni Cosco
Giovanni aveva una vita come tante, fatta di lavoro, qualche sacrificio, le passioni da vivere nel tempo libero e il desiderio di creare quel pezzettino di vita tutto suo, con una casa, una famiglia che lo aspetti quando rientra stanco la sera, senza troppe pretese ma che sono un dono prezioso, che fanno sentire parte di un disegno fatto con le proprie mani di cui essere orgogliosi. Quel sogno si distrugge in un'anonima domenica di luglio, il 24 luglio del 2011, quando durante un giro sulla sua amatissima moto rimane vittima di un incidente che lo avrebbe reso tetraplegico, inchiodato per sempre su una carrozzina.
La vita viene stravolta nel giro di poche ore. Dopo giorni col fiato sospeso e con la vita appesa a un filo arriva l'esito: vivo ma paralizzato fino al collo. Un anno di ospedale per tamponare le ferite più gravi e poi il rientro a casa. Chi conosce veramente la quotidianità di una persona che deve essere assistita 24 ore su 24? Le difficoltà sono tantissime, è difficile persino andare in un bar a bere un caffe. Fare una doccia e sbarbarsi sembrano imprese titaniche. Giorno dopo giorno, finché non arriva il momento in cui si deve prendere una decisione, quella di lottare, lottare per avere una vita migliore, perché ne abbiamo una sola, e va vissuta con passione, per quanto siano dure le prove da superare. Giovanni col tempo e grazie a tanto lavoro riesce a recuperare l'uso del braccio e della mano sinistra, impara a scrivere, a mangiare, a gestire con un po' di autonomia piccole mansioni, poi, la vittoria più grande: prende la patente e ricomincia a guidare. Giovanni è un lottatore, uno tosto, uno che non molla mai.
Nel corso degli anni non sono mancati gli spaventi, le emorragie cerebrali, le infezioni, chi più ne ha più ne metta. I ricoveri sono stati tanti, ha conosciuto tante tragiche realtà, ha toccato con mano la sofferenza degli altri, i visi stanchi di chi lotta da una vita contro la malattia, gli occhi spalancati dei bimbi ricoverati che ammiravano la sua futuristica carrozzina elettrica dimenticandosi per un attimo della terapia appena infusa nelle loro vene. Sono scenari che non si dimenticano. Fortunatamente nelle tante "gite" negli ospedali non sono mancati gli incontri che gli sono entrati nel cuore, tra questi quello con il dottor Paolo Maniglia che dirige il reparto della terapia del dolore presso l'Ospedale Manzoni di Lecco.
II dolore... compagno di viaggio instancabile di Giovanni, talmente presente e profondo da condizionare negativamente tante giornate. La lotta è quotidiana, la ricerca di un miglioramento è continua. Nonostante fosse spesso annientato dal dolore, non ha mai perso la speranza di trovare il rimedio giusto e grazie al cielo qualche attimo di sollievo gli è stato donato. 23 febbraio 2023: Giovanni non sta bene, qualcosa non va, stavolta è diverso, poche parole, un bacio e chiude gli occhi. 25 febbraio 2023 Gio non c'è più. Il gladiatore ha deposto la sua splendida armatura. Si impara tanto da una storia come la sua, si impara ad amare, a tendere la mano, a buttarsi anche quando si ha paura, ad ascoltare, a sorridere e a non arrendersi mai, "mai mollare" come diceva lui.
Le persone come Giovanni sono quelle che in silenzio ci insegnano i valori più profondi, sono quelle che, senza tanti riflettori puntati, lasciano il segno. Aveva sempre questa voglia di fare qualcosa per gli altri, lo faceva sentire vivo, mettersi a disposizione nel limite delle sue possibilità per sostenere chi è in difficoltà. Una lezione di vita esemplare pagata con la vita stessa. Chapeau grande guerriero. Ma la sua battaglia non può fermarsi qui, il suo esempio non può e non deve essere dimenticato. La sua voglia di vivere deve essere trasmessa in modo tangibile, per questo motivo è nata l'esigenza di tendere la mano per poter dare la possibilità di chiedere aiuto e per dare aiuto.
Grazie al dottor Paolo Maniglia si è aperto un varco importante che potrà permettere a chi, come é stato per Giovanni, ha bisogno di trovare supporto e sollievo, ai bambini che portano un peso che i lori corpi non dovrebbero portare, alle loro famiglie che ingoiano ogni giorno il sapore amaro del sentirsi impotenti, a tutte quelle persone che hanno il diritto di vivere una vita "normale”. Grazie al Dottor Maniglia che ha permesso di concretizzare questo desiderio. Grazie Gio per avermi insegnato il valore della vita.