Un errore tecnico, emerso grazie all’analisi condotta dall’ingegnere Giacomo Mainetti sulla della relazione presentata a marzo 2024 da Tecnohabitat alla Conferenza dei Servizi Provinciale e alla Regione Lombardia, per l’analisi di assoggettabilità alla V.I.A. (Valutazione di Impatto Ambientale) relativa al progetto della centrale termica del Caleotto, destinata al teleriscaldamento, ha rimesso in discussione una delle decisioni più pesanti assunte dal Comune di Lecco negli ultimi mesi.
Dopo la richiesta di chiarimenti avanzata da Regione Lombardia ad Acinque Energy Greenway — a seguito della denuncia dei consiglieri comunali Corrado Valsecchi e Lorella Cesana — anche Palazzo Bovara si è ritrovato a rivalutare la delibera del 29 settembre 2025, con cui era stata approvata la variante urbanistica necessaria per la centrale cogenerativa del Caleotto.
Centrale del Caleotto: l’errore tecnico riapre il dibattito sul teleriscaldamento a Lecco
La miccia, come detto, l’hanno accesa i consiglieri Valsecchi di Appello e Cesana di Lecco Ideale, che hanno individuato l’errore finito sotto la lente della Regione e hanno chiesto all’amministrazione di sospendere l’efficacia della delibera con un ordine del giorno discusso nella serata di ieri, lunedì 17 novembre 2025.
«Serve un riesame serio degli atti — ha avvertito Cesana — nel rispetto dei principi di trasparenza e partecipazione. Il Comune partecipa alla conferenza dei servizi per l’Autorizzazione unica ambientale e non può rinunciare al proprio ruolo di vigilanza. L’impianto del Caleotto non è quello che ci era stato illustrato: ci sono errori gravi e va capito se vogliamo davvero una centrale a metano nel cuore di Lecco».
Valsecchi ha poi illustrato l’errore alla base della richiesta di chiarimenti regionali: la relazione di Tecnohabitat sugli inquinanti attribuiva al progetto una riduzione del 99,9% di ossidi di azoto e monossido di carbonio, un dato giudicato irrealistico. «Vedremo — ha aggiunto — cosa ha risposto oggi Acinque nella documentazione integrativa inviata a Milano».
La proposta della minoranza ha spinto la maggioranza a rispondere con un documento parallelo, un “ordine del giorno all’ordine del giorno”, una sorta di testo alternativo che riprende l’impianto della mozione originaria ma ne smussa i toni, preferendo un approccio più istituzionale, facendo di fatto litigare le minoranze con il presidente del Consiglio Roberto Nigriello.
Paolo Galli (Ambientalmente) ha spiegato che l’intento della maggioranza era mantenere un confronto sereno, senza forzature, ribadendo che la tutela dell’ambiente resta prioritaria. Di fronte a possibili errori nella relazione ambientale, secondo lui è giusto attivare tutte le verifiche e garantire un monitoraggio costante dell’istruttoria tecnica, assicurando la massima trasparenza verso i cittadini.
Anche gli altri gruppi hanno preso posizione. Alberto Anghileri (Con la Sinistra Cambia Lecco) ha ricordato che la delibera contestata era stata approvata perché la Regione non aveva richiesto la Valutazione di Impatto Ambientale; alla luce delle nuove incongruenze, ora si attende la conclusione dell’istruttoria. Pietro Regazzoni (PD) ha sottolineato la necessità di analizzare con calma i nuovi dati, evidenziando che senza garanzie sulla salute pubblica nessun ente potrebbe dare il via libera alla centrale. Saulo Sangalli (Fattore Lecco), invece, ha ribadito che il progetto ha finora ottenuto pareri positivi da tutti gli organismi competenti, un passaggio che il testo della minoranza, secondo lui, non riconosce adeguatamente.
Nel cuore della discussione è intervenuto anche il sindaco Mauro Gattinoni, definendo «macroscopico» l’errore emerso, ma invitando a non confondere i dati. Ha spiegato che la revisione non riguarda gli inquinanti emessi dall’impianto, bensì la stima complessiva delle emissioni cittadine oggi e domani, quando le caldaie saranno spente. Ha poi sottolineato che la Provincia, responsabile dell’Autorizzazione unica ambientale, ha chiesto alla Regione di valutare se l’errore sia sufficiente a riattivare l’obbligo di V.I.A., precedentemente escluso.
Alla fine, come sottolineato dalla stessa Cesana, i due ordini del giorno «non sono in contrapposizione» e potrebbero convivere: «Il nostro è più preciso e diretto, senza condizionali. Approvarli entrambi sarebbe un gesto di responsabilità». La maggioranza ha raccolto l’invito solo in parte: ha votato all’unanimità il proprio “ordine del giorno all’ordine del giorno”, mentre sul testo della minoranza si è astenuta. Un’astensione che, sommata ai voti favorevoli, ha comunque permesso alla mozione di Valsecchi e Cesana di passare.
Andrea Gianviti