Calolzio

Baby gang protagonista a Le Iene: "Dalla strada alla Lamborghini"

Baby Gang si è raccontato a Nicolò De Devitiis nella puntata andata in onda ieri sera

Baby gang protagonista a Le Iene: "Dalla strada alla Lamborghini"
Pubblicato:
Aggiornato:

Ancora Calolziocorte, ancora via Di Vittorio, ancora la stazione e ancora Baby Gang. Non sono passate inosservate agli occhi più attenti le immagini andate in onda nella serata di mertedì 7 novembre 2023, all’interno de “Le iene”, su Italia 1, e che hanno visto tornare in città, , dopo oltre un anno,  il noto trapper 22enne di origine calolziese Zaccaria Mouhib, in arte Baby Gang, il rapper lecchese  condannato a gennaio a 4 anni e 10 mesi di reclusione per rapina.

Baby gang protagonista a Le Iene: "Dalla strada alla Lamborghini"

Mouhib finito inizialmente ai domiciliari in una comunità terapeutica e poi sottoposto all'obbligo di dimora nel Comune in cui risiede, con il divieto di allontanarsi da casa tra le 20 e le 9 del mattino, nei giorni scorsi si è presentato a Calolziocorte a bordo della sua Lamborghini nera in compagnia delle iene Nicolò De Devitiis e Alessia Rafanelli che lo hanno voluto conoscere passando insieme a lui un paio di giorni nei luoghi in cui è cresciuto, incontrando anche le persone che hanno avuto un ruolo importante nella sua vita.

Tra i cantanti più amati ma anche odiati del momento, seguito da milioni di ragazzi e "inseguito" dalla giustizia, a soli 22 anni Baby Gang ha una lunga lista di precedenti penali e una parte  della sua vita l’ha vissuta in carcere diventando l’emblema del criminale che induce i giovani ad emularlo.  Ma ad un occhio attento e analitico non può sfuggire il suo "avercela fatta", passando in poco tempo dalla strada ad un mondo fatto di ricchezze ed eccessi.

Dopo aver ripercorso a tratti le vicende giudiziarie che lo hanno visto e che lo vedranno protagonista nuovamente nei prossimi giorni, il trapper ha poi iniziato a raccontarsi davanti alle telecamere toccando, anche tutti i luoghi che da bambino lo hanno visto crescere: “Questa era casa mia - ha raccontato alle telecamere, passando davanti ad un palazzo di Corso Dante, a due passi dall’ufficio postale - Era un bilocale e ci stavamo io, mia nonna, mia madre, mio padre e i miei zii”.

Poi ancora, all’interno delle case popolari di via Di Vittorio circondato da decine di ragazzini, accorsi in massa come nelle grandi occasioni: “Qua è dove sono cresciuto. Ma questi ragazzi erano ancora piccoli quando io ero in giro. Era da tanto che non tornavo qui, oggi sono delle belle case popolari ma prima non era affatto così e quando ero piccolo volevo solo andarmene”.

Prima di fare ritorno nella sua comunità, Zaccaria ha voluto tornare anche nella stazione ferroviaria dove ha vissuto per lungo tempo, dopo essere scappato di casa a 11 anni. La stessa stazione dove oggi ha voluto rincontrare “lo zio Antony”, una delle tante persone che ancora vivono all’interno dell’interscambio ferroviario da oltre 42 anni e che lo ha letteralmente cresciuto.

Ora, l’attenzione si sposta tutta sull’ormai prossima sentenza del processo che vede Zaccaria protagonista insieme ad un altro rapper, (Simba la Rue, ndr) e che nei prossimi giorni dovrà stabilire se dovrà scontare una nuova condanna o se davvero potrà lasciarsi il passato alle spalle.

Quel che è certo è che è bastato un filmato, in onda in tv, per dare il là ad un’accesa discussione tra chi in città lo stima e lo apprezza da un lato e chi, in stragrande maggioranza, lo vorrebbe punito.

Luca de Cani

Seguici sui nostri canali