Oltre 45 donatori periodici e 89 donazioni di sangue ogni 1000 abitanti nel 2024: sono questi i dati di Avis Provinciale Lecco, emersi dal bilancio sociale, redatto perché, come ha spiegato il presidente Bruno Manzini, “sentiamo l’obbligo morale di essere trasparenti nei confronti di soci e stakeholder”. Dati molto positivi se si considera la media regionale (26 donatori per 46 donazioni annue) e nazionale (quasi 22 donatori periodici e 34 donazioni annue).
Avis Provinciale Lecco: nel 2024 oltre 45 donatori e 89 donazioni ogni 1000 abitanti
“Il rapporto donatori/popolazione – spiega il presidente Manzini – dimostra il nostro radicamento sul territorio. Questo ci dà molta soddisfazione perché significa sostanzialmente due cose: che i lecchesi sono generosi e che l’attività di Avis Provinciale evidentemente riesce ad essere efficace”.

Inoltre, dal 2023 al 2024 il numero di soci è incrementato dell’1,82%: un dato positivo considerato, come ha sottolineato Manzini, il calo demografico e una sempre maggiore tendenza verso l’individualismo. Ancora più significativo è invece l’incremento dei donatori, che sono cresciuti di quasi il 3%.
Un elemento molto positivo – prosegue il presidente – è la presenza cospicua di giovani under 35: sono il 32%, contro il 68% dai 36 ai 65 anni (soglia massima di età oltre la quale non è più possibile donare). Cresce anche la percentuale femminile: il 39% dei donatori, di cui anche ragazze giovani dai 18 ai 25 anni, tant’è che – sottolinea Manzini – “in questo ultimo periodo si sta registrando un’adesione maggiore delle ragazze giovani rispetto ai loro coetanei”. Le donne, per motivi biologici, possono donare sangue solo due volte all’anno, mentre gli uomini quattro. Oltre il 96% dei soci donatori residenti nel territorio lecchese sono di nazionalità italiana, poco meno dell’1% provengono da Paesi membri dell’Unione europea e circa il 2,7% sono originari di Paesi extra Ue.
I dati della provincia di Lecco sono talmente positivi che i centri trasfusionali di Lecco e Merate fanno fatica a far donare tutti i circa 15.300 donatori di cui dispone, considerando che i centri trasfusionali della provincia non riescono ad effettuare più di 120/130 donazioni giornaliere. La maggior parte dei donatori della provincia dona agli ospedali di Lecco e di Merate, ma c’è anche una piccola quota che si reca a Bergamo (spesso si tratta degli iscritti di lunga data delle Avis comunali di Vercurago e Calolziocorte, in precedenza sotto la provincia di Bergamo).
Lecco si conferma quindi una provincia virtuosa: “La raccolta di sangue è molto superiore ai bisogni del nostro territorio – sottolinea Manzini – se guardassimo solo a questi ultimi, ne basterebbe la metà o anche meno. Infatti, oltre la metà del sangue raccolto viene inviato ad altri ospedali: i centri Avis regionali e nazionali stabiliscono le destinazioni del surplus di sangue raccolto in provincia”.
“Le indicazioni della Regione – prosegue il presidente – sono di implementare le donazioni di plasma: l’Italia infatti è autosufficiente per quanto riguarda la raccolta di sangue intero, ma è carente (per una percentuale di circa 20 – 25%) in merito alla raccolta di plasma”. Questo dato è dovuto principalmente ai tempi maggiori che comporta la donazione di plasma: se, infatti, per donare il sangue bastano 10 minuti, per donare il plasma sono necessari 40/50 minuti. Questo implica quindi una maggiore difficoltà sia per i donatori che per le strutture sanitarie, che necessitano di macchinari adeguati e di personale.
4133 i donatori a Lecco nel 2024; segue poi Merate con 2704 donatori; 1657 a Bellano; 1309 a Costa Masnaga; 1073 a Valmadrera. Seguono poi gli altri comuni della provincia.
Se i donatori non mancano, mancano però i volontari, quelli che sono dietro le quinte nell’organizzazione degli eventi di sensibilizzazione e che portano avanti la gestione dell’associazione: quelli attuali non sono più giovani e si rischia di non garantire un ricambio generazionale; un dato, questo, comune alla maggioranza delle associazioni sul territorio.
Se i dati sono così positivi, certamente è merito anche del fitto calendario di eventi che le diverse Avis comunali promuovono sui territori per sensibilizzare i cittadini: 150 circa gli eventi realizzati nel corso del 2024 e 5000 il numero stimato di partecipanti.
Infine, il presidente ha esposto una preoccupazione che Avis – non solo a livello provinciale, bensì a livello nazionale – nutre circa l’approvazione di un recente provvedimento di legge, con il quale viene apportata una modifica alla legge 219/2005 che introduce il concetto di “lavorazione in regime di libero mercato”. “La modifica – si legge infatti sulla relazione del bilancio sociale – potrebbe, nel tempo, consentire ad aziende produttrici di plasmaderivati di ridurre la produzione di medicinali ottenuti con la lavorazione di plasma raccolto e conferito in conto lavorazione dal sistema trasfusionale italiano, per dedicarsi alla ben più remunerativa produzione di medicinali derivati da plasma acquistato all’estero e lavorato in regime di libero mercato. Fatte salve le motivazione d’ordine etico a cui Avis ha sempre tenuto, anche dal punto di vista pratico il modello italiano ha dimostrato di funzionare meglio, reggendo – ad esempio – l’urto della recente pandemia, a differenza dei sistemi trasfusionali dove la raccolta di sangue e plasma è remunerata”.