Addio commosso a Federica Uccheddu, morta a 40 anni a causa di un aneurisma
"Federica rimane, è nel nostro cuore e nella nostra vita, con tutta la sua vitalità, la sua bellezza e tenerezza. Perché solo l’amore può sfidare il limite fisico della vita"
Una chiesa gremita questa mattina, venerdì 20 ottobre 2023, ha dato l’ultimo saluto a Federica Uccheddu, valmadrerese di origini sarde, deceduta a soli 40 anni a causa di un aneurisma contro cui ha combattuto per due settimane.
Addio commosso a Federica Uccheddu, morta a 40 anni a causa di un aneurisma
Il parroco di Valmadrera, don Isidoro Crepaldi, l’ha ricordata con parole di affetto: “Siamo qui riuniti intorno al marito Maurizio, alla mamma Anna, il papà Alberto, la sorella Michela, i nipoti e tutti i cari per dirvi che l’affetto per Federica è profondo, grande. Siamo senza parole di fronte a una scomparsa così improvvisa, semplicemente si è spento l’interruttore. Così, da un lato sorgono molte domande, dall’altro sappiamo che la nostra vita sarà sempre segnata da questa perdita tragica che nessuno di noi vorrebbe mai affrontare".
E, ricordando quanto sta accadendo in altre aree del globo che forse ci sembrano lontane ma in realtà non lo sono così tanto, ha aggiunto: "In questi giorni il mondo è in subbuglio, è sconvolto dalla guerra e stanno perdendo la vita tanti innocenti. Bambini, donne e uomini: ogni giorno abbiamo a che fare con la morte o ne sentiamo parlare, ma non ci accorgiamo mai abbastanza di essa finché non la si sperimenta in maniera diretta con una persona vicina e cara. Quando accade, emerge quanto siamo fragili; la vita è un’avventura, penso che Federica nei 16 anni di cammino coniugale con Maurizio abbia veramente sperimentato come essa sia un dono straordinario, una meraviglia. Ma poi improvvisamente ti arriva una sberla che non ti aspetti e lì ti crolla tutto, sogni, desideri, programmi, progetti. Constatiamo che siamo limitati, quanto basta poco per un disequilibrio. Ma dentro questa creazione che geme e soffre, c’è la consapevolezza che tutto passa che d’ora in poi possiamo vivere all’insegna della speranza, perché anche Gesù ha scelto di morire sulla croce".
"Si dice “Ti amo fino a morire” - ha infine detto il sacerdote - Federica l’ha fatto con Maurizio, l’amore è l’unica cosa che ci salva: è l’unica cosa bella di tutto. L’esperienza della nostra vita è camminare giorno dopo giorno sapendo che non possiamo spiegare tutto, anche nella fede alcune cose non si possono comprendere. L’unica cosa che possiamo spiegare della morte è che nei confronti della presenza oscura Dio ha già vinto, attraverso la resurrezione di Gesù. La vita è un dono che riceviamo, siamo in una dimensione d’amore, la vita è un atto d’amore. La vita è di sua natura fragile, sperimenta il limite: abbiamo fatto tante conquiste soprattutto nell’ultimo secolo, ma nessuno ha conquistato la morte e nessuno può farlo. Ma Dio ci dice di vivere con amore fino all’ultimo istante e quello che ci aspetta è solo amore: la vita eterna. Federica è ancora qui, solo che la sua presenza non è fisica, questa è l’unica risposta che noi possiamo dare a Maurizio, alla famiglia e a tutti i suoi cari. Federica rimane, Federica c’è ancora, nel nostro cuore e nella nostra vita, con tutta la sua vitalità e la sua bellezza, tenerezza, ci sarà sempre, perché solo l’amore può sfidare il limite fisico della vita biologica. Cerchiamo di custodire i sogni di Federica dentro di voi, in questo modo lei sarà sempre presente con voi e accanto a voi".
Manu e Michi: "Ci sei sempre stata, sei stata come una mamma"
A fine funzione è stato letto un ricordo da parte della famiglia, seguito dalla commovente “Ave Maria” sarda cantata all’organo.
Ciao Chicca, ci sei sempre stata quando ne avevamo bisogno, nei momenti tristi e in quelli felici ed in questo momento che sembra cosi surreale è compito nostro ricordarti come la persona solare che eri e continuerai ad essere nei cuori di tutte le persone che hanno avuto la fortuna di conoscerti. Per noi sei stata come una mamma, ci hai cresciuti e viziati come se fossimo figli tuoi e un po' lo siamo, quando le speranze riguardanti il nostro futuro vacillavano tu eri sempre pronta a sostenerci e incoraggiarci in ogni nostra scelta.
A me, Manuel, quando pensavo di non essere abbastanza bravo e a non riuscire a raggiungere i miei obiettivi calcistici, tu, nonostante la distanza, eri sempre disponibile e pronta a rassicurarmi e quando potevi presenziavi ad ogni partita e ad ogni allenamento.
A me, Michela, sei sempre stata capace di supportarmi quando pensavo di mollare l’università, studiavi con me e mi spronavi a dare il massimo, ti prometto che mi laureerò per te e condivideremo la laurea in due come abbiamo sempre detto. Chicca, ci hai insegnato a camminare e ora dovremo imparare a farlo senza di te anche se sappiamo che ci sarai sempre vicina. E come dicono gli Articolo 31: “che ansia, che stress, però è un bel viaggio”.
Da Manu e Michi
Giorgia Rondinelli