Le domande sui profughi cui non possiamo più sfuggire

Possibile che nel cuore di Lecco esista una struttura con centinaia di giovani abbandonati a sé, senza alcuna prospettiva d’impiego?

Le domande sui profughi cui non possiamo più sfuggire
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Oggi l'Amministrazione comunale di Lecco ha ufficialmente chiuso via Ferriera. E' l'ultimo atto di una serie di polemiche e prese di posizioni scaturite a seguito del blitz antidroga effettuato al Ferrhotel.  Ma il provvedimento, e in generale la vicenda, offrono anche lo spunto su una riflessione ben più ampia relativa alla presenza dei profughi e dei richidenti asilo sul territorio Lecchese. Vi proponiamo integralmente l'editoriale pibblicato sul Giornale di Lecco in edicola da oggi, lunedì 27 novembre

 Le domande sui profughi cui non possiamo più sfuggire

«Noi li sfamiamo e loro drogano i nostri figli». Il titolo del Giornale di Lecco della scorsa settimana non è andato giù a tanti lettori. «Troppo duro», «razzista», «alla Libero», sono stati alcuni dei commenti letti qua e là. Certo, non siamo andati per il sottile, lo riconosciamo. Chi conosce un po' le pratiche con cui si fanno i giornali sa che il titolo di prima pagina è tutto: ci si gioca il lettore. Ma soprattutto, un titolo deve spingere a leggere e far sorgere le domande vere, quelle che la realtà - talvolta anche nella sua crudezza e nella sua ingiustizia - mette davanti.

Non si può e non si deve più parlare di "emergenza"

Piaccia o no il linguaggio del nostro titolo, che sia stato giusto o meno scegliere di «sparare» così, a una settimana dal blitz al Ferrhotel le domande sono ancora tutte lì, sul tavolo. Perché di profughi la città di Lecco non ha cominciato oggi a discuterne, anche se è una parola che mastica ormai da qualche anno. Possibile che siamo ancora di fronte a una situazione che viene definita «d'emergenza» e che non ha ancora preso alcuna forma strutturata d'integrazione? Possibile che esista nel centro cittadino una casa dove sono stipati centinaia di migranti, giovani abbandonati a sé senza la minima prospettiva d'impiego e attività durante il giorno?

Niente razzismo quindi, ma molto realismo

Questo, forse occorrerebbe chiedersi oggi, e accogliere anche il richiamo (giustissimo) di Qui Lecco Libera, relativo agli scarsi numeri dello Sprar sul territorio lecchese. La soluzione non può essere, certo, chiudere il Ferrhotel, ma almeno ridurne gli ospiti. E soprattutto dare a loro qualcosa da fare durante il giorno, che sia utile per sé stessi e per la città.
Niente razzismo quindi, ma molto realismo. Quello con cui crediamo che chiudere via Ferriera deve essere, oggi, una soluzione definitiva. Perché una strada tanto particolare (appartata, pur essendo in centro, e trafficatissima da giovani essendo collegamento tra scuole e stazione) non può essere lasciata aperta proprio lì dove si trova un centro d'accoglienza.E il problema del degrado del vicolo non si risolve con qualche luce o telecamera in più, come ha annunciato che farà il sindaco Brivio. Il problema è più esteso, e riguarda l’occhio con cui guardiamo questi giovani. Non possiamo regalare un nascondiglio facile a questi ragazzi, ma fare di tutto per avvicinarli e stare con loro. Se davvero vogliamo accoglierli.

Emmanuele Michela

 

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