La presa di posizione del Prevosto di Lecco

Don Milani sulla Fase 2: "Sì ai musei e no alle messe? Siamo nel campo della discriminazione"

"Le normative per la Fase 2 non rispettano i bisogni spirituali di molti italiani".

Don Milani sulla Fase 2: "Sì ai musei e no alle messe? Siamo nel campo della discriminazione"
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"Le normative per la Fase 2 non rispettano i bisogni spirituali di molti italiani. Tante persone hanno bisogno di vivere la propria fede celebrando comunitariamente - con tutte le cautele - i sacramenti". Dura la presa di posizione del previsto di Lecco, don Davide Milani, in merito alle decisioni assunte e annunciate ieri sera dal premier Giuseppe Conte relative al Dpcm del 4 maggio.

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Don Milani sulla Fase 2: "Sì ai musei e no alle messe? Siamo nel campo della discriminazione"

Don Milani infatti, appoggiando la presa di posizione della Cei (che lui stesso ha definito "Ottima, coraggiosa e decisa" ha criticato la scelta del Governi, in particolare alla celebrazione delle funzioni religiose. "Se si può andare ad una mostra o al museo perché non si può partecipare alla Messa a debita distanza? Siamo nel campo della discriminazione dei diritti fondamentali dei cittadini" ha aggiunto il previsto in un post in rete.

DPCM, la posizione della CEI

Ecco la nota integrale pubblicata nella serata di ieri dalla Conferenza Episcopale Italiana 

"Sono allo studio del Governo nuove misure per consentire il più ampio esercizio della libertà di culto”. Le parole del ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, nell’intervista rilasciata lo scorso giovedì 23 aprile ad Avvenire arrivavano dopo un’interlocuzione continua e disponibile tra la Segreteria Generale della CEI, il Ministero e la stessa Presidenza del Consiglio.

Un’interlocuzione nella quale la Chiesa ha accettato, con sofferenza e senso di responsabilità, le limitazioni governative assunte per far fronte all’emergenza sanitaria. Un’interlocuzione nel corso della quale più volte si è sottolineato in maniera esplicita che – nel momento in cui vengano ridotte le limitazioni assunte per far fronte alla pandemia – la Chiesa esige di poter riprendere la sua azione pastorale.

Ora, dopo queste settimane di negoziato che hanno visto la CEI presentare Orientamenti e Protocolli con cui affrontare una fase transitoria nel pieno rispetto di tutte le norme sanitarie, il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri varato questa sera esclude arbitrariamente la possibilità di celebrare la Messa con il popolo.

Alla Presidenza del Consiglio e al Comitato tecnico-scientifico si richiama il dovere di distinguere tra la loro responsabilità – dare indicazioni precise di carattere sanitario – e quella della Chiesa, chiamata a organizzare la vita della comunità cristiana, nel rispetto delle misure disposte, ma nella pienezza della propria autonomia.

I Vescovi italiani non possono accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto. Dovrebbe essere chiaro a tutti che l’impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale".

 

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