Covid, il sindaco di Lecco: "Il diritto al salute deve prevalere, ma meglio rinunciare a un'ora di aperitivo che di scuola"
"La Dad è una misura è irrispettosa soprattutto dei ragazzi, della loro crescita, delle loro relazioni".
Serrati, duri, con decisioni difficili prese non con la totale unanimità. I confronti sulle misure anti Covid che il Governatore di Regione Lombardia Attilio Fontana ha avuto in questi giorni con i sindaci dei capoluoghi lombardi, hanno visto in prima fila (seppur virtuale visto che le riunioni sono state effettuate a distanza) il sindaco di Lecco Mauro Gattinoni.
I provvedimenti che ne sono scaturiti, dal coprifuoco allo stop allo sport dilettantistico, dalla chiusura dei centri commerciali non alimentari nel fine settimana, alla didattica a distanza nelle scuole superiori, vanno nella direzione di tentare di limitare il più possibile l'avanzata del Covid che è tornato a "picchiare duro", in Lombardia e anche a Lecco (ieri i nuovi casi in regione sono stati quasi 5000 e 131 nella nostra provincia).
Ma il neo primo cittadino lecchese non ha nascosto la propria contrarietà ad uno dei provvedimenti: la dad per i ragazzi degli istituti superiori. Una posizione la sua non isolata, tanto che di fronte alle remore di Gattinoni e di altri colleghi Fontana ha dichiarato di "assumersi la responsabilità della decisione".
L'avanzare del Covid
"Questa settimana il Covid è tornato a mordere e giustamente si stanno inasprendo le misure sia da parte del Governo, sia da parte della Regione Lombardia - ha scritto il sindaco Gattinoni rivolgendosi a tutti i lecchesi - Mentre i dati tornano a salire e gli ospedali si stanno attrezzando al peggio, la percezione di alcuni di noi, e soprattutto alcuni nostri comportamenti, si rivelano ancora troppo superficiali. Dobbiamo tenere alta la guardia e adottare sempre, sempre, sempre le “solite” tre misure: mascherina, distanza, igienizzazione delle mani".
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Gattinoni: "Dad profondamente sbagliata"
Insieme ai Sindaci dei comuni capoluogo ho partecipato a diversi confronti con la Regione per discutere le necessarie restrizioni che saranno in vigore per le prossime tre settimane. Tra queste vi saranno, per citarne alcune, la chiusura dei locali dalle 23 alle 5 del mattino e la chiusura dei centri commerciali nel fine settimana. Ho però criticato una misura che giudico profondamente sbagliata: quella che riguarda l’obbligo di didattica a distanza (DAD) per i ragazzi delle scuole superiori, in vigore da lunedì. La giudico quanto meno irrispettosa per diversi motivi:
1) le nostre scuole oggi sono luoghi “sicuri”. Grazie ai protocolli sanitari e al lavoro organizzativo degli insegnanti e dei dirigenti scolastici, già da settimane si svolgono momenti di lezione in presenza e altri da remoto (DDI), per una quota di circa 70%-30%;
2) ciò ha già comportato un alleggerimento della pressione sui mezzi pubblici, che viaggiano ampiamente sotto l’affollamento dell’80%, raggiungendo spesso solo il 50%;
3) anche la stazione, ben presidiata dalla nostra polizia urbana, nei momenti di punta comporta un tempo massimo di attraversamento di circa 3 minuti, assolutamente coerente con ogni disposizione di sicurezza;
4) ma il punto centrale, il peggiore, è che tale misura è irrispettosa soprattutto dei ragazzi, della loro crescita, delle loro relazioni. Irrispettosa di quei ragazzi del primo anno (dopo una terza media difficile!) e di quelli che devono prepararsi alla maturità; irrispettosa dei bisogni autentici di socialità e di amicizia, e non solo di apprendimento; irrispettosa di quei ragazzi a cui, in maniera strabica, viene preclusa la possibilità di andare a scuola mentre sarà permesso l’andare al parco, in giro per strada o nei bar; irrispettosa di quei ragazzi che faranno più fatica a imparare, non foss’altro che per motivi di connessione digitale, e per quelli, più fragili, che rischiamo di perde per strada. Irrispettosa di quei ragazzi che, anche questa volta, iniziano a pagare il conto per tutti.
Covid, "Il diritto al salute deve prevalere, ma meglio rinunciare a un'ora di aperitivo che di scuola"
"La politica è fatta di scelte, oggi particolarmente dure, e comprendiamo bene che il diritto alla salute debba avere la precedenza, ma confesso che non mi piace quando si preferisce rinunciare a un’ora di scuola piuttosto che all’ora dell’aperitivo".