L'ultima intervista di Alessandra Casiraghi
L'alpinista di Missaglia morta ieri lungo la Provinciale tra Castello Brianza e Dolzago aveva raccontato al Giornale di Merate il suo rapporto magico con la montagna
Alessandra Casiraghi è morta ieri, mercoledì, lungo la Provinciale tra Castello Brianza e Dolzago. Uno scontro fatale contro un camion, che non le ha lasciato scampo. Missagliese della Molinata, 50 anni, bidella della scuola primaria di Viganò, in passato aveva lavorato anche alla primaria di Monticello Brianza. Era conosciuta in tutta la Brianza per la sua grande impresa di aver scalato tutti i 4mila metri alpini. Ben 82 vette.
L'ultima impresa di Alessandra Casiraghi
Alessandra Casiraghi aveva riposto in un cassetto il suo diploma magistrale. Aveva scelto di fare la collaboratrice scolastica per avere più tempo per andare sui monti. E poco più di un mese fa era riuscita a coronare il suo sogno: scalare tutti le vette delle Alpi superiori ai 4mila metri. Al Giornale di Merate lo scorso 5 settembre aveva raccontato la sua ultima impresa. Raggiungere la cima della Crete du Diable, sul Monte Bianco. "Ci ho provato quattro volte a vuoto, alla quinta ci sono riuscita" aveva affermato con gioia.
La montagna e la bicicletta
"La montagna è la mia vita, anche se quando sono in Brianza mi piace molto anche andare in bicicletta" aveva raccontato. E aveva rivelato quanto la sua impresa fosse stata a rischio. "Proprio una caduta in bici ha rischiato di pregiudicarmi questo record: l’anno scorso, mentre mi trovavo al Monte Barro nel parcheggio del bar, ho preso un cordolo troppo alto, non sono riuscita a staccare i piedi dai pedali e sono caduta. Ho rotto il femore".
La caduta e la riabilitazione
Di lì, un lungo periodo di riabilitazione. "Dalle finestre dell’ospedale di Bellano vedevo solo montagne. Ho chiesto ai medici di fare in fretta, perché ci dovevo tornare al più presto..." aveva rivelato. Aveva poi saputo rialzarsi, fino all'assalto alla Crete du Diable. "Ci sono andata con un mio amico della Valsassina, non sono così brava da andarci in solitaria. Però ce l’ho fatta. Ci sono voluti in tutto 25 anni, ma alla fine ho raggiunto anche la vetta numero 82. Vedere il mio nome, insieme a quello di altre tre donne nella storia dell’alpinismo italiano, mi riempie di gioia".
Il club dei 4mila
In quell'ambito "Club dei 4mila" Alessandra Casiraghi ci era già entrata da tempo. Quasi per caso, in realtà. "Ho iniziato per puro caso - aveva rivelato - Ricordo bene il mio primo 4 mila: era il Gran Paradiso. All’epoca era molto più semplice arrivarci rispetto a oggi, non c’erano crepacci né rischi particolari. Era una passeggiata molto lunga, bastava avere fiato e si arrivava in cima. Da lì ho sentito il desiderio di provare a raggiungerne un altro, poi un altro ancora, e così via". Fino all'ultima grande impresa. Vissuta con l'amore per la montagna che ne ha segnato l'esistenza. "La montagna è un costante viaggio dentro se stessi. E’ una metafora della vita, insegna a conoscersi, anche ad accettare i fallimenti. Se un giorno senti che non ci sei con la testa è meglio prenderne atto e tornare a casa, cercare la vetta a tutti i costi può essere pericoloso se non si è in condizione per farlo. L’importante, poi, è riprovarci. Proprio come nella vita".