A Lecco l'agente di scorta del Giudice Falcone, miracolosamente sopravvissuto alla Strage di Capaci

Appuntamento da non perdere giovedì sera in sala Ticozzi.

A Lecco l'agente di scorta del Giudice Falcone, miracolosamente sopravvissuto alla Strage di Capaci
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Il 23 maggio 1992 nella Strage di Capaci persero la vira il Giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. L'agente di Polizia Angelo Corbo, componente  della scorta miracolosamente sopravvissuto porterà a Lecco la testimonianza di quei drammatici momenti ponendo l'accento sulle omissioni che caratterizzano ancora oggi la tragica vicenda. L’evento, programmato nell’ambito delle attività del Centro Promozione Legalità di Lecco, allocato presso l’Istituto Bertacchi, è stato organizzato dalla prof.ssa Rosa Bisanti, referente del CPL, docente di diritto dell'Istituto Bertacchi e si terrà giovedì 18 alle 21 in Sala Ticozzi. Inoltre L’agente di polizia incontrerà gli studenti degli Istituti Comprensivi e Istituti Superiori aderenti alla rete del CPL, durante le mattine del 18 e 19 ottobre, dalle 9,30 alle 11,30 sempre in sala don Ticozzi.

Corbo, miracolosamente sopravvissuto alla Strage di Capaci

Essendo il più giovane degli uomini di scorta,  Corbo si trovava nella macchina che seguiva il giudice, seduto dietro, incaricato di controllare il lato posteriore. I tre uomini della sua auto riportarono gravi ferite, ma sopravvissero: con Angelo Corbo, c'erano Gaspare Cervello e Paolo Capuzza. Sopravvisse anche l'autista giudiziario Giuseppe Costanza, che si trovava seduto dietro, nella automobile guidata dal giudice Giovanni Falcone.  Angelo Corbo fu testimone di quanto avvenne quel giorno, poiché riuscì ad uscire subito dall'auto, benché ferito.

La testimonianza

Nel 2016 l'agente ha dato alle stampe "Strage di Capaci. Paradossi, omissioni e altre dimenticanze". Nel libro  analizza gli aspetti umani della strage, le emozioni di quel momento, e soprattutto apre una finestra sull'atteggiamento dello stato italiano verso le vittime, sviscerandone alcuni aspetti critici. Descrive la vita quotidiana degli uomini che prestano servizio di scorta. Illustra anche le ragioni che lo hanno indotto ad entrare in Polizia: nell'istituto superiore "Ettore Maiorana" subì gravi atti di bullismo, che lo costrinsero a marinare la scuola, e che si sommarono alle prepotenze già subite da bambino. Inoltre fu scosso dall'uccisione di Claudio Domino, undicenne che conosceva bene.

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