Ozono nell’aria, non si salva nessuno
Nel Lecchese tra l'inverno scorso e questa estate i superamenti delle soglie di polveri sottili e ozono sono stati ben 131
Ozono nell’aria, sempre peggio in pianura padana. A Lecco soglia di allarme viene infranta sistematicamente ogni estate e a rischio, soprattutto, ci sono bambini, sportivi e asmatici. A lanciare l’allarme è Legambiente regionale, nell’ambito dell’annuale rapporto “Captor” sulla qualità dell’aria nelle città lombarde.
Non solo Pm10: la bestia nera dell’estate è l’ozono
Se la bestia nera dell’inquinamento invernale il famigerato Pm10, l’estate appena finita si è portata con sé un altro triste record in fatto di inquinamento dell’aria. E’ quello dell’ozono: un inquinante di secondo livello, che se a differenza del cugino particolato, legato direttamente alle emissioni di auto, industrie e caldaie, è comunque altrettanto tossico. I dati sono stati diffusi nei giorni scorsi da Legambiente Lombardia.
Lecco
La situazione nella nostra provincia non è delle peggiori, ma di certo non è positiva. I superamenti, purtroppo, sono stati registrati tanto sul fronte polveri sottili (43 volte lo scorso inverno) quanto sul fronte ozono questa estate (ben 88 volte, peggio di noi han fatto solo Brescia e Monza)
Nella mappa, i giorni di sforamento della soglia obiettivo nel 2018. Clicca sulla città per leggere il dato e il numero di sforamenti delle altre soglie.
La soglia obiettivo infranta ovunque
La soglia obiettivo è il valore che idealmente non andrebbe superato per avere una condizione ottimale per la protezione della salute. E’ pari a 120 microgrammi per metrocubo e non dovrebbe essere superato per più di 25 giorni all’anno, come media su tre anni. Dal 2013, la situazione è però questa in Lombardia. Si salva, appena appena, la provincia di Sondrio.
“Osservando gli andamenti su un arco temporale più esteso, che comprende le ultime sei estati (2013-2018) non si osserva alcuna tendenza di miglioramento, anzi per diversi capoluoghi di provincia l’estate 2018 è stata quella con il maggior numero di giornate di superamento” commenta Legambiente.
La soglia di informazione
Quando si supera invece la soglia di informazione, con picchi di ozono diurno superiori a 180 microgrammi per metrocubo, le Amministrazioni locali dovrebbero attivarsi per produrre avvisi ai cittadini e comunicare i comportamenti corretti da adottare per evitare di esporsi eccessivamente a livelli elevati dell’inquinante. E’ capitato spessissimo, anche in quest’anno non ancora terminato. Ma di campagne informative sull’ozono, non se ne sono viste molte, anzi. “Nella nostra esperienza, invece, il livello di consapevolezza è sistematicamente scarso se non inesistente” scrive Legambiente. Ecco quante volte è capitato nelle diverse province lombarde.
La soglia di allarme
E’ proprio la provincia di Bergamo a preoccupare di più. Qui infatti viene sistematicamente superata da cinque anni, anche se fortunatamente per pochi giorni, anche la soglia di allarme. “Stiamo parlando di un livello di concentrazione che non dovrebbe essere raggiunto mai, in quanto espone l’intera popolazione, e non solo gruppi sensibili, a forti rischi sanitari” spiega Legambiente. Siamo a 240 microgrammi per metro cubo, valore sforato a Bergamo tra la fine di luglio e l’inizio di agosto.
Cos’è l’ozono
L’ozono è una molecola composta da tre atomi di ossigeno (quello che ci serve per respirare invece è ossigeno in molecole composte da due atomi). E’ molto instabile, e l’atomo “di troppo” tende a reagire con molte molecole che “incontra”, talvolta creando danni. Buonissima cosa che l’ozono esista in atmosfera: la sua assenza in alcune zone della stratosfera crea parecchi problemi venendo meno un importante filtro per i raggi solari dannosi per la salute. Ma appunto, nella stratosfera. A oltre 15 chilometri di altezza. L’ozono che respiriamo, invece, crea diversi problemi alla salute. Si tratta di una componente importante del cosiddetto ‘smog fotochimico’ in quanto viene prodotto da reazioni fortemente favorite dalla luce solare. Per questo il problema si presenta soprattutto d’estate. Alla base del problema ci sono comunque, anche, inquinanti primari quali gli ossidi di azoto e le sostanze organiche volatili. Sono i cosiddetti precursori dell’ozono.
Gli effetti per la salute
“Essendo un forte ossidante, è in grado di attaccare i tessuti dell’apparato respiratorio anche a basse concentrazioni, provocando irritazione agli occhi e alla gola, tosse e riduzione della funzionalità polmonare. La maggior parte degli effetti sono a breve termine e cessano una volta che gli individui non sono più esposti ad elevati livelli di ozono, ma è noto che possano sussistere anche danni derivati da ripetute esposizioni di breve durata, come l’accelerazione del naturale processo di invecchiamento della funzione polmonare” spiega Legambiente.
Bambini e sportivi a rischio
Le categorie di persone maggiormente sensibili all’ozono sono i bambini e gli sportivi, spiega Legambiente. I primi perché essi trascorrono gran parte del periodo estivo all’aperto e sono spesso impegnati in attività fisiche intense. Ma anche o soggetti adulti e sani che fanno attività fisica all’aperto sono a rischio, aumentando durante lo sport anche la capacità polmonare. Soprattutto se si va a correre nelle ore tardo pomeridiane, quando la concentrazione di ozono nell’aria ha il suo picco giornaliero.
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Da dove vengono i precursori? Colpa (anche) del diesel
I precursori dell’ozono non sono necessariamente tutti prodottui dall’uomo. Ma una grossa responsabilità è quella dei processi, industriali e non, che rilasciano vapori di solventi in atmosfera, come nel caso delle verniciature. Altra importante fonte di sostanze organiche volatili è la circolazione stradale, soprattutto di ciclomotori. Per quanto riguarda invece i NOx, sono un tipico sottoprodotto delle combustioni. La grande maggioranza dei NOx, specialmente in estate, deriva dal traffico su strada, e in particolare dai motori diesel.