Ferrari (Lega): "Grazie a Decreto Salvini rimpatrio per Moutaharrik "
Il Decreto Salvini costerà l'espulsione dal suolo italico a Abderrahim Moutaharrik il "kickboxer dell'Isis". E' l'onorevole leghista Roberto Ferrari, sindaco di Oggiono, a sottolineare una delle possibili conseguenze dirette del provvedimento a firma del ministro degli Interni.
Moutaharrik condannato per terrorismo
Tutti a Lecco e dintorni ricordano la vicenda di Moutaharrik, arrestato e poi condannato per terrorismo internazionale a sei anni di carcere. Classe 1988, marocchino naturalizzato italiano, operaio con casa a Lecco in via Panigada, ma anche campione di arti marziali. Uno straniero perfettamente integrato e un insospettabile adepto della Jihad. Almeno fino a quando, nell'aprile 2016, era stato tratto in arresto dalla Digos. Con lui era finita in manette anche la moglie Salma Bencharki, condannata poi a tre anni e quattro mesi per lo stesso capo di imputazione. In appello la donna aveva ottenuto uno sconto sulla pena, ma soprattutto la restituzione della patria podestà sui figli di due e quattro anni.
"Perderà la cittadinanza italiana"
"Dopo quelle del carcere, per il marocchino Abderrahim Moutaharrik, si spalancano le porte del rimpatrio assieme a moglie e sorella. Grazie al Decreto Salvini sulla sicurezza e l'immigrazione, infatti, gli stranieri che si macchiano di terrorismo internazionale nel nostro Paese perdono la cittadinanza italiana, se ce l'hanno. Ma soprattutto se ne tornano a casa loro". Così il deputato della Lega e sindaco di Oggiono, Roberto Ferrari.
Cellula lecchese dell'Isis
Le indagini della Digos avevano portato all'arresto di altri due cittadini marocchini, considerati membri della cellula lecchese dell'Isis. Si trattava Abderrahmane Khachia e sua moglie Wafa Koraichi. Quest'ultima è sorella di Mohamed Koraichi, marocchino classe 1985 cresciuto a Valmadrera ma residente a Bulciago quando, nel marzo 2015, era sparito con la moglie italo francese Alice Brignoli per arruolarsi nelle fila dell'Isis. Con sé i due coniugi avevano portato loro tre bambini di 7, 5 e 3 anni. Ed è a loro che Abderrahim Moutaharrik si era rivolto per ottenere la «taquyya», ovvero la benedizione del Califfato.
Nuclei famigliari di foreign fighters
"Peraltro - sottolinea l'esponente leghista - il caso Moutaharrik è sintomatico di ciò che avviene nella provincia di Lecco. Alcuni studi di politica internazionale sul rapporto tra foreign fighters residenti e popolazione generale attestano infatti non solo che i livelli nel nostro territorio sono superiori alla media nazionale, ma che addirittura i foreign fighters di Lecco sono costituiti da veri e propri nuclei familiari. Dunque non singole persone, ma famiglie intere coinvolte in iniziative di stampo terroristico. Un dato inquietante, che dimostra ancor di più come il provvedimento voluto dal Ministro Salvini sia provvidenziale per iniziare a liberare il Paese da presenze pericolose".