Grande partecipazione nella mattinata di oggi, mercoledì 12 novembre 2025, nella chiesa parrocchiale di Villa San Carlo, nel comune di Valgreghentino, per i funerali di Venanzio Gilardi, scomparso lunedì scorso all’età di 71 anni. Ex imbianchino del paese, residente nella frazione Villa San Carlo, l’uomo è deceduto improvvisamente lunedì nella frazione Buttarello. A rinvenire il corpo senza vita è stata la moglie, Luciana, che era uscita di casa per cercarlo, dopo che il consorte non era rientrato come di consueto per pranzo.

Grande partecipazione al funerale di Venanzio Gilardi: “Una persona giusta, dedita al lavoro e alla famiglia”
Il rito funebre è stato presieduto dal vicario parrocchiale don Arnaldo Zuccotti. Di seguito riportiamo le parole pronunciate dal sacerdote durante l’omelia:
Sant’Ambrogio diceva: “Non mi vergogno di vivere e non ho paura di morire perché so di avere un giudice buono e misericordioso”; quindi affidiamo Venanzio alla misericordia di Dio. Siamo qui anche per essere vicini alla famiglia: alla moglie, alle figlie, scosse da questa morte improvvisa.
La morte sempre turba e rattrista i nostri cuori, ma la morte improvvisa della persona amata ancora di più perché non c’è stata la possibilità di un’ultima parola, di un ultimo bacio, di un’ultima carezza; ma sappiamo che nessuno muore da solo perché, sia che viviamo sia che moriamo, noi siamo del Signore e sicuramente la mano amica di Gesù ha preso Venanzio e l’ha accompagnato vicino a Dio: dove nessuno può accompagnarci c’è la mano del Signore che sa trasformare le tenebre in luce.
Venanzio è morto nel luogo che amava: nel bosco, nella bellezza della natura, nel silenzio, ma non è morto solo; c’era il Signore con lui. Certo oggi sarà difficile, soprattutto per la famiglia, dire “Sia fatta la tua volontà”, ma sappiamo che la volontà di Dio è la volontà di un padre che ci ama anche quando non riusciamo a capire tutto, come questa morte. Affidiamo a Lui tutta la nostra vita e egli pian piano darà spiegazione a tutti i nostri perché. La nostra vita è un viaggio verso l’eternità, è un pellegrinaggio verso la dimora eterna e la nostra patria non è quaggiù ma nei cieli. Dopo la morte non ci aspetta il nulla ma una casa: ci aspetta un abbraccio, quell’abbraccio che Venanzio non ha potuto compiere per l’ultima volta con i suoi familiari.
Venanzio è stata sicuramente una persona giusta, dedita al lavoro e alla famiglia; ha sempre fatto tutto con dedizione e con amore e questo è gradito al Signore: anche le azioni più normali e semplici, se svolte con amore, sono grandi agli occhi di Dio.
Questa morte improvvisa ci insegna a vegliare, a vivere ogni giorno come se fosse il primo, nello stupore, nella meraviglia; e come se fosse l’unico e ultimo, quindi, come diceva San Paolo VI, a “fare tutto, fare presto e fare bene”, perché domani potrebbe essere troppo tardi. Questa morte improvvisa ci insegna a vivere il presente con intensità, a non sciupare i giorni che il Signore ci dona, a viverli nell’amore, nella bontà e nella giustizia, perché alla fine della vita saremo giudicati sull’amore.
Venanzio faceva l’imbianchino: ha fatto il suo lavoro con amore e dedizione fino agli ultimi tempi: a volte anche la nostra vita ha bisogno di un’imbiancatura, di una pulizia. Il Signore ci dice: “Rendi bella la tua vita; rendi bella la tua anima, perché possa presentarsi gradita dinanzi al Signore”. Venanzio ci insegna questo. Venanzio è morto ma ha visto la sua nipotina Celeste, e tra poco dal cielo vedrà un altro nipote: pur nel dolore e nella tristezza, la vita continua. Oggi siamo davanti al mistero della morte, ma anche al mistero della vita.
Al termine della celebrazione la salma è stata portata al tempio crematorio. Venanzio lascia la moglie Luciana, le figlie Serena con Giovanni e Ilaria con Chicco, l’affezionata nipote Celeste Heidi e i parenti tutti.

Mario Stojanovic

