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Le donne socialiste contro la violenza di genere: “Serve l’educazione sessuo-affettiva nelle scuole”

Presa di posizione: "Serve un cambiamento culturale e politico urgente e non più rinviabile"

Le donne socialiste contro la violenza di genere: “Serve l’educazione sessuo-affettiva nelle scuole”

Il Coordinamento Donne socialiste di Lecco e Milano prende posizione sulla violenza di genere, chiedendo a gran voce l’introduzione dell’educazione sessuo-affettiva nelle scuole.

Donne socialiste contro la violenza

“Con profondo dolore e sdegno ricordiamo l’ennesimo femminicidio che ha strappato la vita di Pamela Genini, una giovane donna, un’esistenza spezzata dalla brutalità della violenza maschile. Il suo nome si aggiunge a una lista troppo lunga, che continua a crescere nell’indifferenza e nella rassegnazione di molti. Settanta femminicidi registrati in Italia dall’inizio dell’anno, di cui la Lombardia detiene il drammatico primato con ben il 28% dei casi, seguita dal 12% della Campania (dati Osservatorio Non Una Di Meno) – scrivono dal Coordinamento di Lecco e Milano – L’allarme non è dunque solo nazionale, ma tocca il Nord Italia e la nostra regione con particolare gravità. Da gennaio si contano undici donne uccise nella provincia di Milano, una in provincia di Como, una in provincia di Bergamo, una in provincia di Monza e Brianza, due in provincia di Varese, due in provincia di Pavia e una in provincia di Lodi”.

“Serve un cambiamento culturale e politico urgente e non più rinviabile”

“E con ulteriore sconcerto apprendiamo la notizia dell’emendamento leghista che in Commissione Cultura vieterà l’educazione affettiva anche nelle scuole medie, dopo averla già cancellata in quelle dell’infanzia ed elementari. Si censurano insegnamenti fondamentali per prevenire rischi emotivi e sanitari, futuri pregiudizi e comportamenti possessivi e violenti nei confronti delle donne. Con l’effetto di alimentare cattiva informazione e solitudine, inconsapevolezza e fragilità dovute alla mancanza di istruzione seria” scrivono dal Coordinamento.

E ancora: “Non possiamo permetterci di restare in silenzio. Ogni donna uccisa o minacciata perché ha voluto scegliere, vivere, amare, denunciare, è di fatto un attacco diretto e intollerabile alla libertà di tutte le donne. Non basta più indignarsi. Occorrono politiche strutturali, educazione sessuo-affettiva nelle scuole, strumenti concreti per l’autonomia economica e sociale delle donne, giustizia certa e tempestiva, protezione reale per chi denuncia. Chiediamo alle istituzioni, ai media e alla società civile di assumersi la responsabilità di un cambiamento culturale e politico urgente e non più rinviabile. Lo dobbiamo a Pamela Genini. Lo dobbiamo a tutte le donne che ogni giorno lottano per vivere libere, senza pregiudizi e senza paura”.