bene confiscato alla mafia

Cambio di gestione per la pizzeria Fiore: la cooperativa “Il Grigio” prende il testimone da “Olinda”

Toccante la testimonianza di Marisa Fiorani, mamma di Marcella Di Levrano, vittima innocente di mafia a cui è dedicata la pizzeria

Cambio di gestione per la pizzeria Fiore: la cooperativa “Il Grigio” prende il testimone da “Olinda”

“Una fiaccola sempre accesa, nonostante magari qualche calo di tensione: noi vogliamo riuscire a portarla avanti, non per noi stessi, ma in nome degli altri: l’altro bisognoso che qui può trovare una casa”. Con queste parole, pronunciate da Francesco Manzoni, si può ben riassumere il passaggio di testimone tra la cooperativa milanese La Fabbrica di Olinda e la cooperativa calolziese “Il Grigio”, da lui guidata, nella gestione della pizzeria Fiore di Lecco, bene confiscato alla ‘Ndrangheta nel 1994. La cooperativa calolziese, che ormai da un anno gestisce anche l’Offi Coffee di Officina Badoni, gestirà la pizzeria insieme ad Auser e Arci, che già affiancavano Olinda. Impedire che la pizzeria cessasse la sua attività, infatti, era “un imperativo morale”: così l’ha definito il sindaco Mauro Gattinoni. Proprio nella serata di ieri, giovedì 11 settembre 2025, si è tenuto il simbolico “passaggio della pala” tra i presidenti delle due cooperative, alla presenza di autorità, istituzioni e clienti abituali della pizzeria, che proprio oggi, venerdì 12 settembre, riaprirà le sue porte dopo le ferie.

Cambio di gestione per la pizzeria Fiore: la cooperativa “Il Grigio” prende il testimone da “Olinda”

“Volevamo dare una continuità ad un’esperienza importante, concreta e al contempo simbolica, che crea occupazione ma che rappresenta anche un presidio per la promozione della legalità e il contrasto alla criminalità organizzata – le parole di Gabriele Marinoni, dirigente della cooperativa Consorzio Consolida, di cui fa parte la cooperativa “Il Grigio” – La volontà era quella di consegnare la storia di questo luogo ad una cooperativa del territorio”.

Gabriele Marinoni

E la cooperativa “Il Grigio” ha accettato la sfida. Spiega infatti il presidente Francesco Manzoni: “Il minimo che possiamo fare è tenere viva questa luce, che si è accesa nel 2017 con tanta fatica, ma con degli obiettivi che si sposano con quelli della nostra cooperativa: scaldare questo cemento armato affinché diventi cemento disarmato”. Manzoni ha portato i saluti nientemeno che del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, invitato alla serata: seppur impossibilitato a venire, ha dato precisa indicazione di salutare tutti a nome proprio, ritenendo particolarmente degna di nota l’iniziativa.

Francesco Manzoni
Francesco Manzoni

Un passaggio di testimone che, come ha sottolineato il primo cittadino, ha richiesto coraggio da parte della cooperativa “Il Grigio”, ma che può avvenire in serenità grazie alla innovativa gestione avviata dalla cooperativa Olinda, che ha ringraziato per aver promosso, da zero, una start up, inventandosi un’estetica, un menù, un format comunicativo e commerciale efficace, mantenendola in vita per ben otto anni e trasformando un “bunker di cemento” in un locale arredato con dei libri, impregnato di cultura.

Il sindaco Mauro Gattinoni

Un cambio di gestione che però sarà all’insegna della continuità: come ha chiarito il direttore della cooperativa “Il Grigio”, Eugenio Bonolis, infatti, tutto il personale – 7 dipendenti: 4 tra cucina e pizzeria e tre per la sala – verrà assorbito dalla cooperativa “Il Grigio”, garantendo continuità occupazionale. La pizzeria sarà aperta la sera da martedì a domenica e la domenica anche a pranzo. Ci sono diverse novità nel menù, legato alle attività della cooperativa, come il pastificio di Calolziocorte, e alle collaborazioni che “Il Grigio” ha intessuto con i produttori locali. La carta del menù si articola su 4 primi, 4 secondi, 4 contorni e 4 antipasti, con attenzione anche alle sensibilità emergenti come il vegetarianesimo e il veganesimo, oltre alla presenza di piatti gluten free. Per quanto riguarda le pizze, sono 15 le proposte oltre a 4 gourmet a rotazione.

Eugenio Bonolis

Nonostante un po’ di nostalgia, il presidente di Olinda, Thomas Emmenegger, ha sottolineato di essersi trovato accolto in questo percorso di passaggio di testimone: “C’è stato un lungo confronto tra la nostra cooperativa e ‘Il Grigio’; loro hanno saputo prendere in mano la gestione con responsabilità, ma anche con la giusta dose di rischio, dando un futuro a questo posto” (la convenzione tra cooperativa e Comune scadrà nel gennaio 2028). Emmenegger ha poi ricordato come il tavolo in legno posto all’ingresso del locale sia un Sicomoro: un albero originario della Palestina con lunghe chiome che fanno ombra e che producono frutti. “L’albero dà ombra e dà da mangiare, e la tradizione vuole che la frutta del sicomoro la si mangi tutti insieme sotto l’albero: è un albero che fa comunità, e questo è il mio augurio per questo progetto”.

Thomas Emmenegger

Un grazie alla cooperativa Olinda è giunto anche da Alberto Bonacina, coordinatore di Libera Lecco: “Con la cooperativa Olinda siamo riusciti a riportare alla città questo bene confiscato alla mafia che è diventato un simbolo non solo per Lecco, ma per Libera nazionale: è diventato un esempio di buone pratiche di recupero di un bene confiscato”. Bonacina ha ricordato la difficoltà di gestire un bene simile, considerato la necessità di conciliare una visione imprenditoriale efficace con la natura del bene, che deve mantenere il ruolo chiave di veicolo di messaggi importanti, e in questo Libera darà il proprio contributo.

Alberto Bonacina

Presente anche il coordinatore provinciale di Libera, Lorenzo Frigerio, che ha ricordato come proprio nel bunker sotto alla pizzeria Franco Coco Trovato sia stato catturato: “Questo manufatto di cemento armato ancora oggi ci dice quale voleva essere il ruolo della criminalità organizzata in questa città. Quando nell’autunno scorso Olinda ci ha comunicato di volersi concentrare sulle attività che gestiva nella zona di Milano, abbiamo vissuto dei mesi un po’ difficili perché non era scontato che l’attività della pizzeria potesse continuare”. Fortunatamente, la cooperativa “Il Grigio” è prontamente intervenuta a scongiurare la chiusura del locale. Frigerio ha quindi richiesto un impegno consolidato e continuo da parte di Regione affinché i beni confiscati possano trasformarsi in opportunità di lavoro e affinché la legge voluta da Libera produca davvero un cambiamento.

Lorenzo Frigerio

Un passaggio di testimone che permette a questo bene confiscato alla mafia di continuare a ricoprire il ruolo di punto di riferimento all’interno della comunità, come ha sottolineato il prefetto di Lecco, Paolo Ponta: “Lo Stato ha bisogno della società civile per far rifiorire questi beni sottratti alla criminalità organizzata – le sue parole – Questo bene è frutto della collaborazione tra Stato, enti locali, cooperative sociali e fondazioni: tutta la società civile ha concorso a rendere questo bene vivo e non c’è sfregio maggiore per la criminalità organizzata che dimostrare che un loro bene è diventato un valore aggiunto per la comunità. Questa è una vittoria dello Stato inteso come collettività”.

Il prefetto Paolo Ponta

La testimonianza di Marisa Fiorani, mamma di Marcella Di Levrano, vittima innocente di mafia

Tanti gli ospiti alla cerimonia di passaggio di testimone, tra cui presidenti di fondazioni benefiche, autorità del territorio, rappresentanti di diverse realtà locali… e una ospite d’eccezione: Marisa Fiorani, mamma di Marcella Di Levrano, vittima innocente di mafia a cui è dedicata la pizzeria.

Marisa Fiorani e don Fabio

Marisa ha raccontato la storia della figlia, ricordando come proprio qui a Lecco il suo nome fu pronunciato per la prima volta nel – tristemente lungo – elenco delle vittime innocenti di mafia: “Mia figlia era una ragazza piena di vita, solare, con tanti progetti. A 16 anni fece le sue prime esperienze con le sostanze stupefacenti e la scuola la cacciò (erano gli inizi degli anni 80): tanti ragazzi in quegli anni si sono persi per l’assoluta indifferenza delle istituzioni. Poi Marcella rimase incinta, e il suo ragazzo la abbandonò perché lei si rifiutava di abortire. Così nel 1984 nasce la sua bambina. Dopo quasi due anni i servizi sociali le hanno tolto la figlia, affidandola a sua sorella: Marcella poteva vedere la bambina, ma non poteva vivere con lei. Questo le diede la forza di andare in Questura a Lecce per raccontare ciò di cui era venuta a conoscenza quando frequentava il giro che ruotava intorno alle sostanze stupefacenti”.

Marcella con coraggio decise di cambiare vita per dare un futuro dignitoso alla sua bambina e di denunciare le persone che facevano parte della rete di spaccio: “Nell’87 denunciò, facendo tutti i nomi e cognomi. Noi in Puglia all’epoca credevamo di non avere la mafia, e invece sì. La sua testimonianza fu registrata di nascosto . Da lì Marcella fece una scelta: ogni volta che acquisiva nuove informazioni, andava a denunciare, perché voleva che le persone che ruotavano intorno a quel mondo venissero fermate. Non le danno però nessuna protezione: non c’era la legge che proteggeva i testimoni di giustizia. Nel 90 si celebra il maxi processo alla Sacra Corona Unita (la mafia pugliese, ndr), vengono trascritte anche le sue registrazioni e depositate agli atti”.

L’abbraccio tra la mamma di Marcella e il prefetto

Marcella è diventata una testimone troppo scomoda per qualcuno, che decide di farla tacere: “L’hanno portata in un bosco privato e l’hanno uccisa a colpi di pietra. Quando denunciammo la scomparsa in caserma ci dicevano: ‘Tornerà’. Dopo 10 giorni trovarono il corpo nel bosco (il custode aveva visto due persone trascinare il corpo, ma aveva denunciato solo giorni dopo): dovetti fare io il riconoscimento, e in quel momento giurai a me stessa che dovevo lottare per conoscere la verità”.

Da questo destino tragico e ingiusto, la mamma di Marcella decise di trarre la forza per sensibilizzare i giovani e portare avanti la lotta alle mafie, in nome di sua figlia: il 21 marzo 2009 per la prima volta partecipò a Napoli alla Giornata per la memoria delle vittime innocenti di mafia; nel 2012 partecipò al campo di lavoro di Libera a Lecco organizzato da Paolo Cereda: “Paolo ha riconosciuto per la prima volta mia figlia come vittima innocente di mafia: a Lecco per la prima volta è stato letto il suo nome”.

Dopo la toccante testimonianza, alla quale è seguito un lungo applauso, la benedizione di don Fabio ha sancito il passaggio simbolico della pala tra le due cooperative, all’insegna delle parole del sacerdote: “Qui il lavoro assume un significato profondo: diventa strumento di riscatto e espressione concreta per il bene comune”. Un augurio affinché la pizzeria Fiore continui ad essere un baluardo sociale e culturale sul territorio.

Il simbolico “passaggio della pala”