Lecco celebra San Nicolò. Don Bortolo: "Il nostro patrono era un forestiero: facciamo spazio ai migranti e ai poveri"
Diversi i temi affrontati dal prevosto, tra i quali il rapporto con le nuove generazioni e la scottante questione della sicurezza, che "non si impone con la forza, ma con l'educazione"
Nella serata di ieri, venerdì 6 dicembre 2024, la comunità lecchese si è riunita nella basilica di San Nicolò per celebrare il suo santo patrono. Presenti al rito liturgico le autorità, diverse associazioni e una rappresentanza della comunità cossovara, che condivide il culto di San Nicolò. Un santo - come ha sottolineato monsignor Bortolo Uberti - che proveniva dalla Turchia e qui era "forestiero", eppure è stato accolto come una guida per la comunità. "Un santo che ha attraversato i confini delle culture e delle lingue, unendo nel dialogo oriente e occidente".
Lecco celebra San Nicolò. Don Bortolo: "Il nostro patrono era un forestiero: facciamo spazio ai migranti e ai poveri"
Tanti i sacerdoti, di Lecco città e dei comuni limitrofi, presenti alla celebrazione, che ha visto una discreta partecipazione da parte dei cittadini.
Monsignor Bortolo Uberti, durante l'omelia, ha voluto lasciare ai lecchesi qualche "riflesso, come le increspature sulla superficie del lago", della sua seppur breve esperienza in città. La sua predica è stata un invito alla gioia dell'essere cristiani e alla bellezza dell'accoglienza: "Testimoniamo la nostra fede con la consapevolezza che dobbiamo essere felici di essere cristiani - le sue parole - Questa gioia supera l'affanno e scioglie tante tensioni. Facciamo nostra l'esortazione del profeta Sofonia: 'Non lasciarti cadere le braccia'. Sono tante le situazioni che ci fanno cadere le braccia: penso ai genitori alle prese con i propri figli adolescenti, a quanti operano nel sociale, nella politica, a quanti si impegnano nella vita della Chiesa. La complessità di questo momento storico, con le sue sfide, talvolta toglie il sorriso e la gioia. Ma per noi non è così: ci sono altri riflessi che illuminano i nostri occhi".
Il prevosto ha quindi raccontato la sua esperienza personale nei primi mesi che ha vissuto qui in città: "Nei miei primi mesi a Lecco ho sperimentato la bellezza dell'accoglienza: si sa che i cambiamenti sono sempre faticosi e generano sconforto, ma il sentirmi accolto dalla città e dalla comunità è stato davvero consolante per me. Perché quest'accoglienza non potrebbe qualificare la vita intera della città? Il profeta Sofonia parla di un Dio che soccorre gli zoppicanti, raduna gli incerti... c'è quindi un invito a fare posto alla maniera di Dio ai migranti, ai poveri, ma anche solo al vicino di casa che ha bisogno, o al competitor sul piano lavorativo e all'avversario politico. Del resto anche il nostro santo patrono era un forestiero...".
Il sacerdote ha quindi rivolto lo sguardo al futuro, leggendo metaforicamente il "Miracolo delle tre mele" di San Nicolò come il miracolo delle nuove generazioni: "Se il nostro vocabolario a proposito dei giovani è sempre quello del disagio, significa che c'è qualcosa che non va, ma non in loro: in noi. Occorre il vocabolario della stima e dell'ascolto, anche di quello che i giovani non dicono; il vocabolario del dialogo, anche se ci sembra di parlare lingue diverse; di una promessa plausibile per il loro domani".
Infine, don Bortolo ha affrontato un tema scottante in città: quello della sicurezza. "La sicurezza non la si impone con la forza - a volte necessaria - né con la riduzione della libertà, ma con l'educazione alla legalità e alla convivenza civica, e tutto questo matura a partire dal nostro esempio. Ci sono mele - per restare nella metafora - che dobbiamo coltivare e mettere in mano ai giovani affinché siano preziose per il loro domani. Su questa barca ci siamo tutti, e chiediamo a San Nicolò di navigare con noi".
Alla fine della celebrazione, il prevosto ha impartito la benedizione ai fedeli con la reliquia del santo patrono. I presenti hanno quindi potuto acquistare, all'uscita della chiesa, le tradizionali mele di San Nicolò.
Le foto della celebrazione: