Lecco

Teatro della Società: il Comune verso l'addio della gestione

Mentre all’interno della struttura procedono senza sosta i lavori i demolizione e a breve inizierà anche la fase di restauro, il Comune si concentra ora sulla «sovrastruttura».

Teatro della Società: il Comune verso l'addio della gestione
Pubblicato:

Mentre all’interno della struttura procedono senza sosta i lavori i demolizione e a breve inizierà anche la fase di restauro, il Comune si concentra ora sulla «sovrastruttura». Stiamo parlando del Teatro della Società di Lecco al centro nella serata di ieri, giovedì 21 novembre 2024, della Commissione IV presieduta da Anna Sanseverino.

Teatro della  Società: il Comune verso l'addio della gestione

Oggetto dell’incontro l’illustrazione sulle possibili modalità future di gestione del Sociale che, come sottolineato dalla vicesindaco Simona Piazza «è un punto di riferimento della cultura non solo per Lecco, ma per l'intero territorio per questo urge trovare una identità per la sua gestione. L'idea è arrivare a gennaio con una proposta da condividere». Diverse la opzioni tra cui scegliere e ad illustrarle è stato Ciro D’Aries, responsabile dello studio di consulenza al quale si è affidato l’Amministrazione.

«Il Decreto legislativo 201 del 2022 ha previsto un ventaglio di modalità di gestione. Non esiste qualcosa di predefinito, ma sta all'ente valutare la scelta del modello migliore a seconda degli obiettivi - ha spiegato il professionista - L'attuale gestione è in economia, ovvero fatta all'interno del bilancio comunale. E' opportuna per sistemi gestionali meno complessi. Altra possibilità è la società in house (come per LineeLecco ndr) dove il Comune esercita un controllo, ma la gestione è comunque fuori dall'alveo comunale. Altra cosa è la gara pubblica che è una esternalizzazione vera e propria. Ulteriore possibilità è la società mista, che è una forma ibrida, simile alla società in house, ma in questo caso c'è la presenza di un socio privato scelto attraverso una gara. E ancora c'è la possibilità di creare una azienda speciale del Comune che ha comunque una autonomia statutaria e patrimoniale e si procede con affidamento diretto. Infine c'è la Fondazione di partecipazione, ovvero un partenariato istituzionalizzato. Questo modello vige da 20 anni e adatta la fondazione classica nata da un lascito, a un modello più attivo con più soci pubblici e privati».

Ogni modello ha ovviamente vantaggi e svantaggi.

«La gara pubblica consente al Comune di non avere rischi gestionali, punto di debolezza è la mancata incisione sulla programmazione. La società mista garantisce risorse per gli investimenti, ma si rischia di avere dei conflitti tra gli interessi. La società in house providing è il braccio destro del Comune, uno dei punti di debolezza riguarda i costi cospicui per la costituzione. La gestione in economia, ovvero quella attuale, ha molti limiti per gli alti costi dell'organizzazione. Un teatro necessita di una struttura imprenditoriale che abbia una natura pubblicistica. L'azienda speciale ha una autonomia giuridica e organizzativa, ma l'ente è chiamato a garantire un equilibrio. Questa soluzione potrebbe attirare forme di partenariato per specifici progetti. Ovviamente il Comune si sobbarca il rischio d'impresa. Quello della fondazione è un modello molto utilizzato da musei e teatri. Il punto di forza è il coinvolgimento dei privati, quello di debolezza è la difficoltà di una governance condivisa».

Una illustrazione dettagliata che ha ricevuto il plauso dei commissari che, praticamente all’unanimità, si sono detto concordi nel fatto che l’attuale gestione, totalmente in carico al Comune, vada modificata.

«Nella nostra scelta dobbiamo tenere conto del fatto che la cultura deve essere accessibile a tutti e che il futuro gestore dovrà re investire eventuali profitti in questo campo» ha sottolineato Paolo Galli di Ambientalmente. «Io ho sempre sostenuto che l’attuale gestione va cambiata - ha aggiunto Corrado Valsecchi di Appello - e mi sembra interessante la soluzione della fondazione, che è cosa ben diversa dal tentativo di raccolta fondi, non di successo che è stato fatto». Dello stesso avviso Peppino Ciresa di Lecco Merita di più che ha aggiunto che in una possibile fondazione potrebbero essere coinvolte le associazioni datoriali. «Il nostro obiettivo è garantire una vivacità culturale - ha chiosato Mattia Bernasconi di Fattore - Il modello della fondazione, sullo stile di quella che gestisce il teatro di Bergamo potrebbe essere una strada, ma dobbiamo tenere contro delle nostre caratteristiche e dei nostri spazi. Potremmo ad coinvolgere anche altri spazi come Villa Gomes o  Villa Ponchielli».

Al di là quindi della soluzione che verrà individuata al momento la cosa certa è che si va verso un addio della gestione in solitaria del Comune.

Commenti
Lascia il tuo pensiero

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Seguici sui nostri canali