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Il rapporto fra imprenditori e collaboratori al centro del confronto di «Quo Vadis Impresa?»

Martedì 8 ottobre si è svolto il secondo incontro del ciclo promosso da Varo di Valmadrera e da Clinica San Martino di Malgrate

Il rapporto fra imprenditori e collaboratori al centro del confronto di «Quo Vadis Impresa?»
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Il ruolo del personale, il rapporto fra imprenditori, manager, dipendenti e collaboratori, la gestione della forza lavoro e tanto altro. Se ne è parlato nel secondo appuntamento con «Quo Vadis Impresa? Gli strumenti per raggiungere l’eccellenza», ciclo di eventi promosso da Varo di Valmadrera e da Clinica San Martino di Malgrate, con la collaborazione del gruppo editoriale Netweek. Martedì 8 ottobre è andato in scena l’incontro intitolato «Imprenditore e collaboratore: serve un dialogo virtuoso per una crescita reciproca», svoltosi al VaroLoft.

Il rapporto fra imprenditori e collaboratori

A rompere il ghiaccio è stato Alberto Pedretti, Direttore Generale di Clinica San Martino: «Confrontandomi con Marta Rota è emersa la comune esigenza di dialogo su temi cari alle imprese e perciò abbiamo fatto nascere questo ciclo di incontri. Volevamo creare eventi che dessero spunti di riflessioni su tematiche che ci accomunano tutti. Oggi il rapporto fra imprenditore e collaboratori è sempre più complesso: molte volte si sente dire che non si trovano talenti, ma spesso e volentieri si può scoprire di averne già in azienda, nascosti. In Clinica San Martino abbiamo quasi 100 dipendenti, quasi tutte sono persone cresciute da zero e che ora ricoprono un ruolo». A seguire c’è stato l’intervento di Marta Rota, Ceo di Varo: «Fa piacere vedere una così ampia partecipazione, significa che c’è voglia di parlare di qualcosa di “nostro”. A tutti sarà capitato di pensare “come può questo dipendente ragionare in questo modo?”, perciò il mio più grande desiderio è far capire a tutti loro che lo scopo è unico, non c’è differenza fra me e loro, fra imprenditori e dipendenti. Sono certa che tutti vogliamo una cosa sola: essere felici».

L’intervento di Francesco Fabiano

Il primo ospite della serata ad intervenire è stato Francesco Fabiano, mental coach, formatore, docente e autore: «Il personale è il vero valore dell’azienda, di cui contribuisce al successo. Spesso c’è un disallineamento con l’ imprenditore, possono nascere scontri, incomprensioni: questo avviene anche perché ci si dimentica di creare momenti per lavorare insieme sulla collaborazione, per trasformarsi da un insieme di individui ad una squadra». Fabiano ha poi presentato le sue «3C», ovvero tre punti su cui riflettere per comprendere se c’è margine di crescita e miglioramento all’interno di ciascuno: «Partiamo con il Carattere, le cui differenze spesso generano attriti. Questo può essere migliorato, inteso come modo di porsi, comunicare, chiedere e condividere. Si può allenare e ciò richiede esercizio e lavoro, ma soprattutto serve averne voglia. In questo modo si crea un clima di lavoro migliore». Il mental coach ha proseguito con la parola «Conoscenza»: «Il dialogo è impossibile se non ci si conosce un po’ di più e un po’ meglio, in questo modo si facilita il gioco di squadra, si fa relazione. Serve non aver paura di farsi conoscere e di voler conoscere meglio le persone intorno a noi». Infine la «Condivisione»: «È una parola potente e di certo le squadre, i reparti e le aziende in cui si creano momenti di condivisione funzionano meglio. La condivisione riguarda anche gli obiettivi: stiamo andando bene? Che suggerimenti ci sono? Dove vogliamo evolvere? Come possiamo migliorare? Spesso si tratta di temi sensibili che vanno condivisi nel modo giusto. Esistono diversi modi e modalità, può essere anche un fatto progressivo, va trovato il modo di coinvolgere i collaboratori, valutando la loro reazione». Nel corso della serata Fabiano ha anche risposto ad una domanda posta da Marta Rota, ovvero «dov’è la soglia fra conoscenza e confidenza?». Secondo il mental coach si tratta di un «tema eterno, che non ha trucchi o segreti, sta nella sensibilità personale. Si può essere friendly, aperti, avendo però consapevolezza del proprio ruolo. Ognuno di noi deve trovare la linea di confine, lavorando su stessi per smussare eventuali eccessi, in un verso o nell’altro».

Le parole di Stefano Meloni

Il secondo speaker della serata è stato Stefano Meloni, avvocato, e attualmente Chief Human Resource Officer & Steering Committee member del Gruppo Brivio&Viganò: «La relazione fra imprenditore e collaboratore si basa molto sull’empatia, facendo comunque comprendere che si tratta di ruoli differenti. Alle 3C citate da Fabiano ne aggiungo un’altra, ossia la C di Cambiamento: le aziende cambiano, si modificano per dimensioni, complessità e a causa di eventi esterni. E di conseguenza i rapporti, in caso di incomprensioni si generano problemi. Come gestire la mutazione in un contesto di variazioni continue, discontinue e non governate da noi? Quali sono le responsabilità in capo a ciascuno di noi? Servono alcuni valori chiave, ossia passione, partecipazione ed empatia. Per quanto riguarda la competenza posso affermare che il manager la mette a terra, ma ciò non basta: l’imprenditore chiede fiducia e serve dunque un punto d’incontro tra fiducia e competenza. Oggi è necessario un nuovo “patto” fra imprenditori, manager e collaboratori».
A concludere l’incontro sono state le parole di Fabiano: «I giovani sono il futuro delle nostre aziende e dell’umanità, perciò dobbiamo metterci più coraggio. Il tema non è cosa fare per i giovani, ma cosa far fare a loro. Serve dare fiducia, incarichi, responsabilità, anche se sbagliano e se sono acerbi. Questo è il coraggio che gli imprenditori oggi devono avere, mettendosi in ascolto, senza pensare di sapere già tutto e chiudersi ai nuovi stimoli».

 

Flash dal dibattito, molto partecipato

Le parole di Francesco Fabiano e di Stefano Meloni, unite al rinnovato format informale, ha favorito la nascita di dialogo particolarmente apprezzato dai partecipanti, ovvero imprenditori, professionisti, rappresentanti di associazioni e del mondo scolastico. Ad aprire la discussione è stato Lorenzo Riva, past president di Confindustria Lecco-Sondrio, Ad e presidente di Electro Adda di Brivio: «Penso si debba fare attenzione alla condivisione dei numeri, da gestire oculatamente». Claudio Pigazzini, presidente e fondatore della Sepam ha aggiunto: «La mia è un’azienda piccola e post-Covid sto lavorando molto sull’aspetto di condivisione. I dipendenti vedono nell’imprenditore una persona che ha un’idea di dove andare: enunciare il principio è facile, ma nella pratica quotidiana esistono mille risvolti. Dipende molto da come noi imprenditori siamo capaci di comunicare, da che cosa trasmettiamo». Ecco poi Beppe Giussani, Ceo di Elettrosystem di Barzago: «Il lavoro di squadra è fondamentale per l’azienda, personalmente cerco di puntare molto sulla relazione con i miei dipendenti, con cui ho un contatto quotidiano. Si entra un po’ nel personale e questo può servire ad eliminare qualche situazione di impasse. Attualmente cerco la collaborazione di giovani e stiamo per avviare una scuola interna alla nostra realtà».

Da «pane e impresa» al dialogo virtuoso

Un punto di vista diverso è portato da Simone Re , Ceo Digitech di Lecco: «Faccio parte della seconda generazione, cresciuta a “pane e impresa”, e ritengo che il concetto della formazione sia determinante, soprattutto con le nuove tecnologie. Tutte le aziende dovranno creare strumenti di formazione interni per rimanere al passo». In seguito è intervenuto anche Lorenzo Della Bella, dell’omonimo studio lecchese: «L’importanza dei manager all’interno dell’azienda è capitale, e spesso mancano. Serve inserire soggetti di qualità». Maria Luisa Meroni, Ceo Meroni Fratelli di Dolzago rivela un altro aspetto: «Devo essere più psicologa che imprenditrice, non tutti i giorni sono uguali e lavoro con la materia prima più importante, ossia il personale». Paolo Ceroni , HR Novatex di Oggiono, ha aggiunto: «Per me l’imprenditore è sempre stata la persona che ha mostrato la direzione e va ricordato che avere a che fare con il personale è un lavoro. Penso che manager e imprenditori debbano far capire il senso della fatica». Christian Taschini, HR in Rodacciai a Bosisio, ha sollevato il problema della conoscenza, «serve per attrarre e mantenere i talenti. La conoscenza reciproca può fare la differenza per trovare, tenere e far crescere le risorse». Secondo Eugenio Messa, DG di Metalfarm di Cesana, la chiave è «il dialogo virtuoso. Tutti devono credere nel progetto, seguire il capo attraverso l’esempio. Oggi non è facile essere leader e restarlo, il mercato è complicato».

Il pensiero dei dipendenti di Varo

Una prospettiva differente è quella posta da Marta Beccalli, dell’omonima macelleria con ristorazione di Costa Masnaga: «Abbiamo un problema importante con il personale, nonostante ci sia un dialogo non riusciamo ad arrestare il ricambio continuo, vedo pochi giovani disposti ad investire su un processo di formazione a lungo periodo». All’appuntamento di «Quo Vadis Impresa?» hanno partecipanti anche alcuni dipendenti Varo, come Fabio Locatelli, Chief Operating Officer: «È necessario essere bravi a dare fiducia alle persone giuste e saper delegare. A volte questo è un limite, non si riesce a farlo per paura di perdere il controllo oppure per timore che si rovini il lavoro. Serve dunque imparare a dare fiducia alle persone giuste e farlo anche velocemente». Sono poi intervenuti altri collaboratori dell’azienda di Valmadrera: «Sono project manager e qui mi sento molto apprezzata. La componente femminile, essendoci Marta in azienda, è ben supportata: non è scontato che a ragazze giovani sia data la possibilità di lavorare in questo ambiente».
Infine non sono mancati gli interventi di Giuseppina Cogliardi, segretario SPI CGIL Lecco; di Germano Zocchio di Opiquad; del consulente Pietro Galli; di Paolo Colombo dell’omonima ditta di Valmadrera «con i collaboratori servono bastone e carota, la nostra è una microimpresa in cui è ancora possibile il dialogo»; di Francesca Fiori Galli, responsabile commerciale della Sia di Cremella; e di Laura Arrigoni, professoressa dell’Istituto Maria Ausiliatrice di Lecco, in sala accompagnata da un suo studente.

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