Lecco: carcere di Pescarenico sovraffollato, 94 detenuti invece di 53
"Nonostante la percentuale di sovraffollamento, la struttura ha dimostrato di poter essere un terreno fertile per lo sviluppo di percorsi per l’aumento della funzione rieducativa della detenzione.”
“Nel carcere di Pescarenico a Lecco sono attualmente presenti 94 detenuti a fronte di una capienza di 53 posti, percentuale di affollamento pari al 188%. Circa il 60% dei detenuti è di origine straniera A fornire i dati oggi, martedì 8 ottobre 2024, è stato il Consigliere Regionale lecchese, Giacomo Zamperini che è intervenuto durante il Consiglio Regionale durante il quale si è affrontato il “Dibattito sull’emergenza carceri in Lombardia".
Lecco: carcere di Pescarenico sovraffollato, 94 detenuti invece di 53
"La struttura di Lecco è ben integrata all’interno del tessuto cittadino, grazie anche all’ottima gestione da parte della Direttrice, Luisa Mattina, ed alla buona volontà e disponibilità degli operatori della Polizia Penitenziaria, del personale educativo, ma anche grazie ad un territorio ed enti del Terzo Settore rispondenti - spiega Zamperini - Nonostante la percentuale di sovraffollamento, la struttura ha dimostrato di poter essere un terreno fertile per lo sviluppo di percorsi per l’aumento della funzione rieducativa della detenzione.”
“150 euro al giorno – commenta ancora Zamperini –, questo è quanto al giorno d’oggi, un detenuto costa allo Stato per poter vivere e risiedere in uno stato di detenzione. Un costo esorbitante, soprattutto se pensiamo che nella maggior parte dei casi, la detenzione viene vissuta in maniera totalmente passiva. Nel dibattito di oggi si è destinato parecchio tempo a discutere dei giusti trattamenti dei carcerati. Un punto di accordo su questa tematica, però, si potrà trovare solamente quando oltre ai diritti dei detenuti si porrà la stessa attenzione anche alla sete di giustizia delle vittime di reato e delle loro famiglie, che allo stato attuale, invece, sono e si sentono avviliti per quello che dovrebbe essere un dogma: la certezza della pena. Per queste persone, servono maggiori tutele e percorsi come quelli legati alla giustizia riparativa. Per chi è detenuto, serve offrire l’opportunità dei lavori “forzati”, socialmente utili a beneficio sia della comunità che ne trae utilità, sia per chi attraverso il lavoro, pratica un’attività rigenerante e formativa Sempre più spesso assistiamo ad episodi di violenza da parte di giovani e giovanissimi, spesso di origine straniera, che non vanno assolutamente confusi con il disagio giovanile, ma come veri e propri atti di criminalità. Queste persone agiscono con una strafottenza dovuta dal senso di impunità. Verso questi individui serve tolleranza zero e certezza della pena”.