sfide e opportunità

Ance Lecco Sondrio, una riflessione a più voci sulle strategie per l'impresa

Ieri il convegno intitolato "Trovare l'ordine nel disordine"

Ance Lecco Sondrio, una riflessione a più voci sulle strategie per l'impresa
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Quali sono le sfide e le opportunità che si aprono per il mondo dell’impresa alla luce delle sempre più rapide e complesse evoluzioni che sullo scenario macro-economico stanno accadendo e che, specie dopo il Covid, hanno subito una straordinaria accelerazione? Attorno a questo interrogativo ha ruotato il convegno "Trovare l’ordine nel disordine. Strategie per l’impresa", promosso ieri, giovedì 26 settembre 2024, da Ance Lecco Sondrio in collaborazione con Banca Generali Private.

Ance Lecco Sondrio, una riflessione a più voci sulle strategie per l'impresa

Una riflessione a più voci di grande interesse, che ha coinvolto una ottantina di partecipanti, aperta dal saluto del sottosegretario all’Autonomia e ai Rapporti con il Consiglio di Regione Lombardia, Mauro Piazza.

"Se ci pensiamo bene, oggi chiunque faccia impresa - in qualunque settore si collochi - non può prescindere da una visione più alta, che gli consenta di comprendere cosa è avvenuto e sta avvenendo nel mondo e quali impatti possa avere su contesti più locali, sia di natura nazionale, regionale o provinciale. Nel grande sta il piccolo, nel globale sta il locale - ha esordito il presidente di Ance Lecco Sondrio, Luca Fabi, presentando la serata, cui ha fatto seguito il messaggio di saluto di Augusto Cazzaniga (Area Manager Lombardia - Banca Generali) - E quanto accade dentro i confini locali risente inevitabilmente delle dinamiche e degli avvenimenti che segnano il contesto globale. Del resto, che i trend economici oggi non possano essere costretti in orizzonti angusti è un dato acquisito: non a caso si parla di un’economia globalizzata, dove gli effetti di un fenomeno che accade a migliaia di chilometri di distanza si propagano, come le onde concentriche di un sasso gettato nello stagno".

E lo stimolo è stato colto e ripreso da Mattia Elia, presidente dei Giovani Imprenditori di Ance Lecco Sondrio: "Se è vero che, come ricordato, è importante alzare lo sguardo dalla quotidianità in cui troppe volte siamo coinvolti per misurarci sui grandi temi che interrogano la nostra società contemporanea, è chiaro come questa sfida debba essere raccolta in prima persona da chi, come noi giovani imprenditori, si trova a vivere il mondo dell’impresa potendo contare su un bagaglio di esperienza sul campo certamente meno ricco di chi vi opera da più tempo e con ruoli decisionali spesso più consolidati. L’essere giovani deve avere proprio queste prerogative: da un lato la voglia di imparare e di formarsi, accrescendo la propria esperienza e le proprie competenze; dall’altro il coraggio di affrontare le sfide e di misurarsi con il nuovo".

Sfide e opportunità: proprio di questo ha parlato Gabriele Pinosa, Founder e CEO di Go-Spa consulting srl, esperto di macroeconomia e mercati finanziari, in un intervento estremamente lucido, articolato e di grande respiro. "Il Covid è stato un vero e proprio tornante della storia, che ha determinato l’accelerazione di serie di fenomeni macroeconomici, geopolitici e tecnologici. – ha esordito Pinosa – Innanzitutto abbiamo sperimentato la fine dell’iper-globalizzazione: si è infranta la visione onirica di un mondo privo di confini, dove il traffico di merci e servizi poteva avvenire senza alcun problema. E si sono create una serie di linee di faglia: dalla guerra in Ucraina, alle tensioni geopolitiche nel mar cinese meridionale, dall’implosione del Medio Oriente alle sommosse nel continente africano. Tutto ciò ha avuto ed ha inevitabili ripercussioni sulle catene di fornitura".

Un secondo dato macroeconomico è rappresentato dal ritorno dell’inflazione: "Da vent’anni pensavamo che l’inflazione fosse morta e sepolta: da quando nel 2001 la Cina era entrata nel WTO. Ci eravamo adagiati sulla convinzione che ci fosse una parte del mondo, lontana, in cui era possibile contare su manodopera a basso costo e delocalizzare a livello produttivo, trasferendo là le problematiche anche ambientali. Invece l’inflazione è viva e vegeta per una serie di cause strutturali, tra cui la fine dell’iperglobalizzazione già ricordata e la politica dei cambi".

Ma l’inflazione non è solo, come spesso gli esperti pensano, un elemento negativo: "L’inflazione è la soluzione del grande problema del debito mondiale: tutto il mondo è indebitato e nessuno sa o vuole domandarsi come uscirne. Basti dire che negli USA il debito ha superato i 35 trilioni di Dollari, contro i 28 trilioni del PIL e che gli interessi sul debito hanno superato la spesa militare. Anche la Cina è indebitata. In questo contesto, l’unica via d’uscita è l’inflazione che deve restare al di sopra dei tassi nominali del costo del denaro, per favorire un processo di repressione finanziaria: gli Stati ripagano il debito a medio- lungo termine agli investitori sapendo che, quando lo avranno fino di restituire, il valore nominale sarà invariato, ma quello reale potrà scendere. Certo, vi è sullo sfondo il rischio di un’iper-inflazione, con impatti sociali e politici. Ma è l’unica via d’uscita verso cui si devono indirizzare le politiche monetarie e fiscali. Tuttavia, mentre USA e Cina cercano di gestirsi, l’Europa non esiste: basti vedere la crisi dell’automotive che ha colpito la Germania e che sta avendo ripercussioni su tutti i Paesi dell’UE, oltre che sugli stessi tedeschi, come dimostrano le percentuali ottenute da un partito filo-nazista come Alternative für Deutschland. E se il rischio dell’aumento dell’inflazione è che aumentino le disuguaglianze, le istituzioni devono prestare ascolto alla voce della gente".

Se questo è lo scenario tracciato, quali le opportunità per le imprese? Quattro ne ha indicate Pinosa, che nascono da altrettanti elementi di criticità. “In primo luogo, a fronte del problema della frammentazione della UE, possiamo cogliere la fine dell’iper-globalizzazione per rilocalizzare gli investimenti in produzione e infrastrutture in Europa, Africa o Medio Oriente. In secondo luogo, se è vero che gli USA stanno vivendo un declino strutturale e hanno perso il ruolo di ‘poliziotto’ del mondo, è possibile pensare ad
accorciare le catene di subfornitura riscoprendo la centralità del Mediterraneo, anche attraverso investimenti in porti ed interporti. Se l’inflazione può determinare un aumento dei costi delle materie prime, possiamo però contare, come detto, su una riduzione del debito a tasso fisso. Infine, a fronte della volatilità dei cambi, è possibile diversificare gli investimenti verso nuove valute, azioni di commodities, oro e bitcoin".

"Occorre tornare al messaggio del Piano Draghi: – ha concluso Pinosa – rimettere insieme istituzioni e privato per rilanciare la credibilità e la fiducia nell’Europa". Sul tema degli investimenti si è soffermato Raffaele Denardo, vicepresidente Morgan Stanley
Investment Management Italy, tra le quattro più importanti banche di investimento al mondo. La sua riflessione è partita dall’analisi della situazione preoccupante che si prospetta per il sistema previdenziale nei prossimi anni, con la diminuzione di 8 milioni di persone in età lavorativa e l’esplosione della spesa pubblica per la sanità. D’altra parte, però, l’Italia presenta una grande risorsa: la ricchezza privata, per il 50 per cento allocata nel mattone e per il 27,8% nei servizi finanziari. "Occorre superare lo scetticismo
verso questo settore di investimento, imparando a diversificare negli investimenti".

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