Inaugurate le "Stanze della vita" per accompagnare nella delicata decisione di donare gli organi
27 i prelievi multiorgano registrati lo scorso anno all'Asst di Lecco; 18,5% il tasso di opposizione alle donazioni
"Un luogo accogliente, dove il prendersi cura passa anche dalla qualità dell'ambiente": con queste parole sono state descritte le "Stanze della vita", inaugurate nella giornata di oggi, lunedì 24 giugno 2024, all'ospedale Manzoni di Lecco. Si tratta di due sale allestite all'interno dei due reparti di Rianimazione, al primo e al terzo piano, dove il personale sanitario può affrontare la delicata questione della donazione degli organi con i parenti dei pazienti in fin di vita - donando così un raggio di speranza per un'altra vita, in luogo dove sembra esserci spazio solo per la morte. Il progetto è nato dalla collaborazione dell'Asst di Lecco con Aido provinciale e con il Politecnico di Lecco, grazie a diversi contributi economici pubblici e privati.
Inaugurate le "Stanze della vita" per accompagnare nella delicata decisione di donare gli organi
"Si tratta di un tema di grandissima delicatezza - così Marco Trivelli, direttore generale di Asst Lecco, ha introdotto la conferenza - Occorre un luogo fisico che sia rispettoso e che permetta un dialogo che superi la questione specialistica della medicina".
"L'idea della stanza della vita non è originale: ne esistono già in Italia - ha spiegato Antonio Sartor, past president dell'Aido provinciale, promotore del progetto - Ho avuto questa idea nel momento in cui hanno fatto il trapianto delle cornee a mia moglie, dopo il suo decesso. Io ero in un posto triste, da cui avrei solo voluto scappare. Con questo progetto noi vogliamo invece far sentire il grazie della comunità a tutti i parenti che decidono di donare gli organi dei propri cari. Noi vogliamo che queste stanze - dotate di uno spazio confortevole, con la tappezzeria stesa da Flavio Vassena e attrezzate con mobili che fanno sentire come a casa - siano un inno alla vita".
Come ha spiegato la professoressa Manuela Grecchi, prorettore del Politecnico di Lecco, l'idea non è quella di fermare il progetto esclusivamente entro le mura dell'ospedale Manzoni, bensì di estenderlo a livello nazionale, grazie ad un protocollo che possa aiutare i progettisti a realizzarne altri sulla stessa linea. "L'idea è stata quella, grazie anche alle proposte elaborate dai ragazzi del corso di Design di Milano, di fornire una sorta di brand", ha spiegato infatti il prorettore, che ha poi concluso: "Il coinvolgimento degli studenti è stato per noi un valore aggiunto".
E' toccato poi al sindaco Mauro Gattinoni ricordare la stretta collaborazione tra Aido e Comune: al momento del rinnovo della carta d'identità, è infatti possibile stabilire se, in caso di morte, si sia favorevoli alla donazione dei propri organi, in modo da non dover demandare la decisione ai propri cari in un momento che, nell'eventualità, sarebbe certamente critico e in cui non si vorrebbe doversi ritrovare a prendere decisioni così delicate. "Mio nonno è stato il fondatore di Avis Lecco e tra i primissimi soci Aido - ha ricordato il primo cittadino - Lo spirito del dono è una sensibilità collettiva".
"Ricordo questa mamma che firmò la donazione degli organi di suo figlio 21enne, che morì in seguito ad un incidente stradale a Ballabio - le parole del presidente di Aido provinciale, Giacomo Colombo - Lei non sapeva nemmeno che Aido esistesse, ma ha sempre sottolineato la sensibilità dei medici e dei volontari Aido, anche se le mancava la presenza di uno psicologo che la accompagnasse nel percorso, figura professionale che ora invece è presente. Questo lavoro non è un traguardo: è una tappa; ce ne saranno altre".
Presenti anche il sottosegretario all'Autonomia di Regione Lombardia, Mauro Piazza, la presidente della Fondazione comunitaria del Lecchese, Maria Grazia Nasazzi, che ha sostenuto economicamente il progetto insieme all'ingegner Vico Valassi, e Paola Cavalcanti, che ha portato i saluti del prefetto.
Alcune foto di una delle due "stanze della vita":
Donazione degli organi, alcuni dati nel Lecchese
Nel corso della conferenza, il dottor Francesco Raponi, coordinatore del reparto Prelievo di organi e tessuti di Asst Lecco, ha illustrato l'andamento delle donazioni negli ultimi anni, sottolineando come i tempi di attesa spesso lunghi siano dovuti alla discrepanza tra i numeri di organi disponibili e le domande dei pazienti. Per citare solo alcuni esempi, a livello nazionale sono 694 le persone in attesa di un trapianto di cuore, e i tempi si aggirano mediamente intorno ai 3 anni e mezzo; 955 persone hanno bisogno di un nuovo fegato, e dovranno aspettare mediamente 1,7 anni. Sono addirittura 6 gli anni di attesa per un trapianto di pancreas, necessario attualmente in Italia a 185 persone.
Per quanto riguarda i prelievi di cornee all'Asst di Lecco, i dati sono in aumento, con un contributo significativo da parte dell'ospedale di Merate. 122 i trapianti realizzati nel 2023 (28 all'ospedale di Merate), e 124 quelli stimati per il 2024 (16 da Merate). Si tratta di numeri nettamente in crescita: escludendo i picchi in negativo del covid, nel 2018 se ne contavano 68.
Per quanto riguarda i prelievi multitessuto (che comprendono le cornee e il tessuto extracorneale), nel 2023 sono stati 3 e nel 2024 la stima è di 6. Si tratta di numeri coerenti con la richiesta regionale, che richiede che le donazioni di questo tipo siano maggiori al 2% dei deceduti nel reparto di rianimazione.
Nel caso dei prelievi multiorgano, l'anno scorso sono stati 27 e quest'anno quelli stimati sono 26; anche in questo caso i dati sono pienamente coerenti con quelli richiesti dalla regione. "L'obiettivo di Regione Lombardia - ha spiegato infatti il dottor Raponi - è avere un tasso di donazioni superiore al 15% dei deceduti cerebrolesi in rianimazione. In ospedale l'anno scorso la percentuale era del 13%; quest'anno, se si procede in continuità, la previsione ammonta al 20%".
Per quanto riguarda l'opposizione alla donazione degli organi, la percentuale media nazionale è del 30%, quella lombarda del 27% e quella registrata dall'Asst di Lecco del 18,5%.
Il dottor Raponi ha infine illustrato i due percorsi che possono portare alla donazione di organi: le cure intensive orientate alla donazione, dove si dà la possibilità al paziente con prognosi infausta, anziché di intraprendere una strada esclusivamente palliativa, di intraprenderne una volta alla donazione; si tratta del caso tradizionale, in cui il prelievo degli organi avviene in un paziente cerebralmente morto. L'altro percorso prevede invece la donazione da un donatore cadavere a cuore fermo, ma in questo caso i numeri, anche a livello nazionale, sono inferiori, in quanto è una modalità abbastanza recente. "In entrambi i casi, i famigliari devono condividere questo tipo di percorso, e la stanza della vita è un luogo privilegiato per questi colloqui così difficili", la chiosa del dottor Raponi.