Lecco Foggia, un anno dopo una pagina di storia. Sempre con il bluceleste nel cuore
Per il Lecco, ad un anno esatto di distanza dal trionfo, si apre un nuovo capitolo. Con la speranza, di tutto il popolo bluceleste, che le righe scritte possano scintillare, proprio come quelle del 18 giugno 2023: una pagina di storia che il popolo bluceleste porterà sempre nel cuore.
Uno, due, tre: i fischi dell’arbitro Di Marco di Ciampino. È il 18 giugno 2023, la Calcio Lecco ha appena sconfitto il Foggia ed è approdata in Serie B cinquant’anni dopo l’ultima volta. Uno stadio festante come non mai celebra l’impresa appena compiuta, un’intera città sogna ad occhi aperti, una squadra di gladiatori depone le proprie, umili, armi e si appresta a ricevere gli onori; le lacrime solcano il viso di alcuni, la gioia tinteggia il volto di altri.
Il Rigamonti – Ceppi è lo sfondo di un’opera di Andy Warhol: con la differenza che il Lecco di Luciano Foschi, per passare alla storia, ha impiegato 90 minuti. Anzi, 30 giorni. Perché la gloriosa finale di ritorno contro il Foggia è stata soltanto l’ultima perla di un autentico diamante, incastonato a partire da quell’Ancona – Lecco giocatosi un mese esatto prima e chiuso sul 2-2. È proprio da lì, da un pareggio all’insegna dei rimpianti, che nasce il Lecco dei miracoli.
Un anno dopo una pagina di storia
Quello che non chinerà mai il capo di fronte a nessuno, quello che si munirà di scaltrezza e spavalderia per cappottare risultati (apparentemente) scolpiti nella pietra, quello che si mostrerà invulnerabile alle fiammate di stadi bollenti, quello che, con le ultime munizioni in canna e l’ossatura incerottata, resisterà a qualunque intemperia: provocazioni, polemiche del giorno prima, assalti avversari. Quello che artiglierà, in maniera del tutto legittima, una promozione da brivido in Serie B, consegnandosi alla storia. Ad una storia stupenda, colorata di bluceleste.
LECCO – FOGGIA, la cronaca del 1° tempo: una vampata di calore annebbia la sofferenza
Il 18 giugno 2023, in verità, sembra nascere sotto una cattiva stella. La temperatura al Rigamonti – Ceppi di Lecco è rovente, la tensione è a mille. A corredo della partitissima, vi sono infatti parecchie fonti di preoccupazione per il pubblico locale. Il clima incandescente dei giorni prima, incendiato dalle discussioni attorno alla direzione della gara d’andata da parte dell’arbitro Kevin Bonacina, le energie ridotte ormai ai minimi termini, la fisiologica paura di dilapidare sul più bello un vantaggio già incamerato; dulcis in fundo, il carattere inossidabile del Foggia di Delio Rossi, squadra che nella girandola dei playoff ha tratto vigore da situazioni di svantaggio, spesso e volentieri ribaltate in zona Cesarini, infliggendo colpi da KO ad avversari alle volte da capogiro (il grande favorito Crotone, per citarne uno). Ed è proprio da Daniel Leo, colui che aveva rotto il ghiaccio nel primo round, che spiove il pallone indirizzato a Bjarkason per il sigillo che fa gelare il sangue nelle vene blucelesti, con la complicità di una difesa che riflette il timoroso approccio delle aquile ed è costretta ad aggrapparsi al prode Melgrati sulla successiva sortita di Schenetti. E quando Ogunseye, colui che all’andata si era visto annullare un gol quantomeno dubbio, sottomisura manca il bersaglio di testa, si consuma la prima mezz’ora di blackout lecchese. Ma il Lecco è duro a morire. Le Aquile fiutano l’aria alla ricerca di episodi e l’agguato all’area foggiana si rivela vincente; lo stesso Ogunseye, dopo aver graziato il Lecco, falcia involontariamente Bianconi in piena area. Fiato sospeso al Rigamonti – Ceppi mentre Di Marco si dirige verso il Var ma l’urlo è di quelli liberatori: calcio di rigore. E quando sul dischetto si presenta lo specialista Checco Lepore, colui che nel teatro del Manuzzi di Cesena già pochi giorni prima aveva trasformato il rigore della verità, una vampata di calore cancella i brividi della tifoseria bluceleste. Dalmasso intuisce ma l’esecuzione è perfetta: 1-1, risultato con cui si va a riposo.
LECCO – FOGGIA, la cronaca del 2° tempo: il tripudio quando meno te l’aspetti
L’approccio di inizio ripresa, lo si scorge all’istante, è differente. Non di pregevole fattura ma espressiva di concretezza, la trama che conduce Buso alla ricerca dello specchio, con l’opposizione di Kontek a transennare la scorciatoia verso il paradiso. Primi segnali di assalto finale si percepiscono sui guantoni di Melgrati, che schiaffeggiano la battuta da fuori dell’ultimo rossonero ad arrendersi, quel Bjarkason che pochi minuti più tardi, a braccetto con i propri compagni, alzerà simbolicamente bandiera bianca di fronte all’urlo «Serie B, Serie B» di uno stadio in visibilio. Il tripudio comincia quando meno lo si immagina: con un fendente di Mangni dal limite dell’area che pare innocuo, una balbettante respinta di Dalmasso che lascia il pallone in “zona rossa”, proprio lì dove Erald Lakti, l’eroe che non t’aspetti, lo schiaffeggia prepotentemente in rete, per il 2-1.
A quel punto, il sogno chiamato “cadetteria”, ammirato come in un film per tanti anni, comincia a prendere forma. Ma l’apoteosi ancora non è arrivata. Il sipario si abbassa sul Rigamonti – Ceppi per cedere il passo alla conquista della Serie B attraverso un arcobaleno disegnato dalle retrovie da Stanga che si deposita sul magico piede di Lepore, il cui “scavetto”, rifinito con una firma in avorio da due passi, spalanca ufficialmente le porte alla cadetteria bluceleste, fa scattare le danze sugli spalti all’impagabile grido di cui sopra: «Serie B», «Serie B». Nessuno in quel momento immagina che soltanto due mesi e mezzo più tardi, il 30 agosto (giorno della sentenza definitiva del Consiglio di Stato), si avrà l’effettiva certezza della partecipazione alla cadetteria 2023-24. Ma poco importa: quei momenti, la città di Lecco, non li dimenticherà mai.
Sarà Luca Giudici, capitano di una piccola-grande corazzata, ad alzare la coppa nel cielo coloratosi di bluceleste.
E poi, tutti in piazza Garibaldi a festeggiare. La celebrazione di un’impresa inimmaginabile soltanto alcune settimane prima...e per questo motivo, ancora più bella. Come il blu e il celeste; due colori che, in quel 18 giugno, hanno tinteggiato l’Italia intera.
Un anno esatto dopo Lecco fOGGIA
Un anno esatto dopo, molto è cambiato, se non tutto. L’ossatura di quella squadra esemplare è solo un lontano ricordo, la parentesi cadetta si è chiusa senza appelli, né particolari motivi per recriminare, colui al quale la Curva Nord tributava uno striscione (“Grazie presidente”, affisso al fischio finale della gara di ritorno con il Foggia) non è più da pochi giorni al timone della società. L’esperienza in cadetteria, insomma, anziché traghettare il Lecco verso una nuova, sognante, era, ha fatto emergere tutte insieme le lacune di una gestione tecnica carente, per non dire approssimativa, evidenziandone il lato peggiore.
L’ultimo posto finale neppure è il simbolo più fedele di una stagione cominciata male, connotata da un fugace periodo sereno, e ben presto ripiombata nel buio più totale; ciò che ha condannato la gestione Di Nunno all’inevitabile cessione (all’imprenditore campano con affari nel bergamasco Aniello Aliberti) ha coinciso con la mancata definizione di una struttura societaria credibile, all’altezza della categoria conquistata e difesa con le unghie e con i denti soltanto un anno prima. Per il Lecco, ad un anno esatto di distanza dal trionfo, si apre un nuovo capitolo. Con la speranza, di tutto il popolo bluceleste, che le righe scritte possano scintillare, proprio come quelle del 18 giugno 2023: una pagina di storia che il popolo bluceleste porterà sempre nel cuore.
Federico Pozzoni