Grande commozione e partecipazione all'ultimo saluto a Massimo e Valentino: "Quando la morte sopraggiunge improvvisa, in modo tragico, tutti ci sentiamo uniti"
"Ognuno di noi in montagna si eleva spiritualmente poiché è il simbolo della nostra interiorità, favorita dal silenzio, che possiamo gustare dall’alto di un pendio. Massimo e Valentino, indipendente dal loro credo, hanno cercato di vivere così l’esperienza della montagna"
Una vera e propria folla ha salutato nel pomeriggio di oggi, venerdì 24 maggio 2024, gli alpinisti Valentino Alquà, 49 anni (avrebbe compiuto i 50 anni il 3 giugno) e Massimo Ratti, 35 anni (ne avrebbe compiuti 36 il 2 giugno), morti domenica 19 maggio sulle Alpi Svizzere. Presente alle esequie il sindaco Mauro Gattinoni e i membri del Soccorso alpino dove il 49enne Alquà lavorava come amministrativo.
Massimo Ratti
Valentino Alquà
Grande commozione e partecipazione all'ultimo saluto a Massimo e Valentino: "Quando la morte sopraggiunge improvvisa, in modo tragico, tutti ci sentiamo uniti"
La grande basilica di San Nicolò era gremita di amici, parenti, conoscenti e amanti della montagna, una passione che i due amici condividevano da sempre. I funerali sono stati officiati dal parroco di Ballabio, don Benvenuto Riva, e concelebrati dal prevosto don Davide Milani e da padre Angelo Cupini, ma l’omelia è stata pronunciata da don Marco Rapelli, parroco di Germanedo, il rione lecchese da cui provenivano i due scialpinisti. La funzione è stata animata dalle corali di Germanedo e della Basilica.
Le due bare, semplici, sono state condotte a spalla dagli amici fino all’altare e circondate di stelle alpine. "Quando la morte sopraggiunge improvvisa, in modo tragico, tutti ci sentiamo uniti - ha detto don Marco nell’omelia - In un’epoca dove sembrano svelati tutti i tabù, davanti alla morte diciamo 'è volato via' oppure 'è venuto a mancare' e non riusciamo a capire che la morte fa parte della vita. Ma noi non riusciamo ad accettare che tutto debba finire ed è proprio in questo che la fede può vacillare. Quello che stiamo celebrando oggi non è un rito qualunque, ma la Pasqua. Dio non ci chiama a morire ma a vivere". E ancora: "Le letture che abbiamo ascoltato oggi hanno in comune la parola 'monte'. la scena del Vangelo si svolge su un monte. L' incontro con Mosè avviene sul monte Sinai. Nella Bibbia la montagna è un simbolo teologico e avvicina maggiormente a Dio. Ecco perché mi viene da pensare che Massimo e Valentino nel momento della loro morte erano sul monte, più vicini a Dio. Ognuno di noi in montagna si eleva spiritualmente poiché è il simbolo della nostra interiorità, favorita dal silenzio, che possiamo gustare dall’alto di un pendio. Massimo e Valentino, indipendente dal loro credo, hanno cercato di vivere così l’esperienza della montagna. E noi sappiamo che non sono morti ma vivono con il Dio della vita in eterno".
L'uscita dei feretri è stata accompagnata dalla canzone dei Negrita "Ho imparato a sognare", cantata e accompagnata con la chitarra da due amici di Valentino e Massimo. Al termine della funzione i feretri dei due amici hanno proseguito per la cremazione. Valentino e Massimo erano nati e cresciuti a Germanedo anche se Ratti si era trasferito da qualche tempo a Ballabio.
La tragedia si è consumata, lo ricordiamo, domenica mattina sul Pigne D'Arolla, vetta che culmina a quasi 3.800 metri, tra il Cervino e il Grand Combin. Con loro c’era anche un amico, Pietro. I tre avevano dormito al Passo del Sempione per poi partire la mattina presto verso Chamonix Zermatt. Poi la tragedia quando stavano affrontando una via classica di scialpinismo che si trova sull’itinerario Chamonix Zermatt.
Mario Stojanovic
Di seguito tutte le foto del rito funebre: