Varo continua a crescere puntando su qualità e innovazione
L’azienda di Valmadrera occupa 120 dipendenti e fattura oltre 15 milioni di euro
VARO srl è specializzata nella progettazione e produzione di impianti speciali per la lavorazione del filo metallico. Negli ultimi anni è cresciuta costantemente a doppia cifra e oggi si identifica come una splendida realtà: un'azienda solida che si sviluppa su un'area di oltre 15.000 mq, contando più di 120 dipendenti e fatturando oltre 15 milioni di euro. Ora punta a compiere un ulteriore salto di qualità.
Dal 2017 al 2022 l'azienda è sempre cresciuta a doppia cifra. Come è stato possibile visto quello che è successo, dalla pandemia all'aumento delle materie prime, dal caro energia alla guerra, passando per l'inflazione?
«L’ondata negativa dovuta alla pandemia non ci ha fermato: abbiamo investito molto, anche grazie agli incentivi di Industria 4.0, acquistando nuovi macchinari: torni, laser, macchine robotizzate... - esordisce Marta Rota, 40 anni, di Valmadrera, laureata alla Cattolica di Milano e dal 2005 Ceo di Varo –scegliendo di internalizzare l’intero ciclo produttivo e la realizzazione della componentistica, in modo tale da velocizzare gli approvvigionamenti. Grazie a queste accortezze, oggi l’azienda è più flessibile ed efficiente. Progettando e producendo macchine speciali, customizzate sulla base del cliente, l'imprevisto è sempre dietro l'angolo: ad oggi, possiamo affermare con certezza che la nostra azienda possiede tutti i requisiti e gli strumenti per risolvere tali inconvenienti in tempi rapidissimi».
Nel 2022 avete acquistato la OMCG Italia di Olginate. Con quale obiettivo?
«Appena abbiamo saputo che la OMCG era in vendita, io e mio padre non abbiamo avuto alcun dubbio, era un’occasione da cogliere. L’abbiamo fatto con convinzione, certi della qualità delle loro macchine e della complementarietà della loro produzione. Abbiamo chiuso l'affare in cinque giorni. A distanza di poco più di un anno possiamo dire che l'investimento è stato azzeccato. Oggi abbiamo una gamma di prodotti più completa e siamo più forti. Poi, per me, è stata una bella prova”.
Perché?
«Risollevare un'azienda dopo un periodo di difficoltà non è mai facile: è stata una grande soddisfazione».
Quando è entrata in Varo?
«Ho sempre respirato l'aria dell'azienda a casa, anche durante la scuola, gli anni delle superiori prima e all’università poi. Sono entrata in Varo a 22 anni, partendo dalle basi: mi sono occupata di acquisti, ricambi e assistenza, poi di sistema gestionale e di pianificazione che sono la mia grande passione. Devo sicuramente tanto a mio papà: ha sempre creduto in me, mi ha dato fiducia, mi ha fatto crescere, ho imparato tanto – anche sbagliando - ed è una sfida quotidiana, ma gli ho dimostrato che ci so fare e la carica di Ceo non è arrivata per caso. Lui è un imprenditore nato, ha un sesto senso e capisce sempre prima cosa è giusto fare. Per me resta un punto di riferimento insostituibile. Ancora oggi rimane una pedina importante per il gruppo. Oggi in azienda c'è anche mia sorella Laura, che si occupa di acquisti. Siamo una famiglia molto affiatata, ma sul lavoro non facciamo sconti a nessuno».
Quali sono gli obiettivi per il futuro?
«Continuare a crescere. Differenziare ulteriormente i prodotti e migliorarli, puntare sulla qualità e l'innovazione. Poi vogliamo rafforzare molto la nostra presenza nel post vendita e nell'assistenza».
Oggi ci sono tanti fondi e investitori istituzionali a caccia di belle aziende, anche nel Lecchese.
«Non siamo minimamente interessati a vendere l'azienda. Abbiamo dato vita alla Holding Rotagroup proprio nell’ottica di crescere, anche attraverso linee esterne: se dovessimo incontrare una bella realtà sul mercato in grado di consolidare la nostra impresa esamineremo molto volentieri la proposta».
Una donna Ceo di un'azienda metalmeccanica non è un caso unico ma resta ancora abbastanza raro. Come si trova a lavorare in un ambiente fondamentalmente maschilista?
«Quando sono entrata ero giovane, la figlia del capo e inevitabilmente ho dovuto superare qualche pregiudizio. È stata una selezione naturale: se non vali e non hai carattere non duri. Le persone - collaboratori o clienti - ti riconoscono per quello che sei e che fai. È stato un percorso faticoso ma anche ricco di soddisfazioni. Poi, è vero, le donne nel metalmeccanico non sono tantissime ma stanno crescendo e anche in questo settore stiamo dimostrando che ci sappiamo fare».
Fare l'imprenditrice, la mamma e la moglie non è facile...
«Ci sono cose nella vita che ti capitano, io fin da piccola mi immaginavo così, volevo lavorare in azienda e avere dei figli ancora giovane. L’ho fatto. Ora ho 40 anni, da 18 lavoro in Varo e da 15 sono mamma, diciamo che questo dimostra che le cose sE si vuole si riescono a fare. Non siamo macchine perfette, ma se nella vita ci si pone degli obiettivi e si cerca di perseverarli con costanza e determinazione, credo sia raro non riuscire a raggiungerli. E’ vero, su certi aspetti noi donne siamo un po’ svantaggiate, abbiamo qualche difficoltà in più da dover risolvere nella vita in generale, ma il mio segreto è sempre stato quello di non soffermarmi mai troppo sulle problematiche e cercare di arrivare sempre ad una soluzione efficiente, sia al lavoro che in famiglia. Apprezzo in generale il dinamismo e la concretezza nelle persone che mi circondano e cerco di insegnarlo costantemente anche alle mie figlie e a tutti i ragazzi che arrivano in Varo da giovani e che io reputo un po’ la mia seconda famiglia».
Da diversi anni ha dato vita al Varo for Young. Come è nata a questa idea?
«Molti genitori mi chiedono la possibilità di far entrare in azienda i loro figli anche durante il percorso scolastico, sia superiori che università, mi dà molta soddisfazione percepire che anche loro stessi comprendano il vantaggio che si ha nel vedere quello che si apprende a scuola concretizzarsi nella realtà lavorativa. Questo concetto mi ha fatto venire l’idea di creare un percorso extracurriculare retribuito che dà la possibilità di lavorare nella nostra azienda con orari e giorni flessibili, in base alle esigenze scolastiche. I ragazzi conoscono poco il mondo del lavoro e quindi ho messo a punto un progetto per poter permettere ai giovani talenti di fare un po' di esperienza, di capire come funziona il mondo del lavoro, ovviamente seguiti passo dopo passo dai responsabili dell'azienda. Collaboriamo con tante scuole professionalie istituti tecnici: Aldo Moro di Valmadrera, Badoni e Fiocchi di Lecco. Da noi, e in tante altre aziende di Confindustria, i ragazzi vengono a fare un'esperienza vera e formativa anche con tirocini retribuiti. La stragrande maggioranza delle persone assunte in Varo negli ultimi cinque anni arriva da questi stage e sono molto soddisfatta».
Lei è anche impegnata in Confindustria. Si occupa di Education, un tema che sta diventando sempre più strategico.
«Occuparmi delle persone e delle risorse umane è un’altra mia grande passione. Sono orgogliosa del fatto che Confindustria abbia realizzato un bellissimo e moderno laboratorio al Fiocchi, aperto a tutte le scuole del territorio, dotato di macchine moderne. Se studi meccanica devi fare esperienza sul campo. Oggi, invitiamo i docenti in azienda per capire meglio le esigenze e i problemi del mondo del lavoro e coinvolgiamo le famiglie negli open day. Docenti e famiglie sono coloro che indirizzano i ragazzi e dobbiamo necessariamente migliorare il dialogo anche con loro, far capire che la fabbrica non è più brutta, sporca e pericolosa, bensì un ambiente sereno, pulito e in cui si può crescere. Mi piace il lavoro di squadra e in Confindustria c’è la possibilità di sperimentare e di crescere»