La cerimonia a Chiuso

Bubacarr, comunità musulmana e cristiana unite nella preghiera

L'assessore Manzoni: "Bubacarr era arrivato a Lecco con la speranza che la nostra città potesse essere un luogo dove portare avanti una vita in condizioni migliori. A noi rimane il dolore che non abbia potuto avere la possibilità di chiamare Lecco casa".

Bubacarr, comunità musulmana e cristiana unite nella preghiera
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La comunità musulmana e quella cristiana unite nella preghiera,  nel ricordo, nel dolore.  Un dolore  che è anche laico, civico. Anzi di civiltà. Un dolore, quello che  sta provando la città di Lecco di fronte alla tragedia di Bubacarr Darboe - il giovane di 18 anni annegato davanti al lungolago di Lecco dove era giunto  dopo aver attraversato il Sahara, il Mediterraneo ed essere sbarcato a Lampedusache oggi, venerdì 21 luglio 2023,  era bene impresso sul viso di quanti si sono fermati per tributare un omaggio a quel giovane con gli occhi grandi che pensava che la sua vita stesse per reiniziare sulle sponde del Lario. Invece qui, nella nostra bella Lecco, nella Lecco che accoglie, nella Lecco che ha dato tante volte prova di saper donare una opportunità, Bubacarr ha chiuso gli occhi per sempre nel lago.

 

Bubacarr, comunità musulmana e cristiana unite nella preghiera

"Un lago che non è il mare" ha ricordato oggi padre Angelo Cupini della Casa sul Pozzo che ha preso parte alla cerimonia, celebrata dall' Imam Hatem Sobh,  che si è svolta al Centro Culturale Assalam di Lecco nel Rione di Chiuso. Con padre Angelo, che ha anche sottolineato che la tragedia di  Bubacarr ha riaperto in lui la ferita per la perdita di un amico proprio nelle acque del lago, c'erano anche  il responsabile lecchese della  Caritas, don  Marco Tenderini, e il missionario galbiatese  don Marco Bassani.

Non sono voluti mancare assessore al Welfare Comune di Lecco Emanuele Manzoni e il consigliere Alberto Anghileri in rappresentanza dell'Amministrazione comunale (che ieri, con il sindaco Gattinoni, ha voluto onorare il 18enne sul luogo della tragedia).

"Non lo stiamo seppellendo, lo stiamo piantando"

"Partecipando al funerale di un uomo in Africa mi è stato detto "Non lo stiamo seppellendo, lo stiamo piantando" e anche noi oggi piantiamo Bubacarr,- ha detto padre Angelo - Prendiamolo in mano come un seme, affidiamo a Dio e custodiamo la sua memoria perché essa possa germogliare e diventare una pianta. Una pianta che va innaffiata, curata, rispettata, amata. Così dobbiamo fare delle nostre vite. Il mio pensiero va in questo momento anche ai genitori di Bubacarr, ai suoi tanti fratelli, (era il più piccolo di 6 figli). A nome della comunità  cristiana e di quella musulmana, con la quale ci sentiamo fratelli, ci stringiamo davvero a loro".

Tenendo le mani la foto del 18enne, di fronte agli amici che hanno visto morire Bubacarr,  padre Angelo si è chiesto e ha chiesto a tutti: "Perchè sempre più giovani attraversano il mare, quale è il loro sogno, ma soprattutto cosa possiamo fare noi perché il loro viaggio non sia una fuga ma un arrivo?".

Domande che non possono non interrogare le coscienze di ognuno di noi. "Oggi salutiamo un ragazzo che è stato cittadino della nostra città anche se per poche ore - ha aggiunto l'assessore Manzoni - Porgiamo le nostre condoglianze alla sua famiglia, ai suoi amici, alla Caritas.  Bubacarr era arrivato a Lecco con la speranza che la nostra città potesse essere un luogo dove portare avanti una vita in condizioni migliori. A noi rimane il dolore che non abbia potuto avere la possibilità di chiamare Lecco casa".

La preghiera per Bubacarr

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