Il Gruppo Omet festeggia i suoi primi sessant’anni
Bartesaghi: «Il segreto? Innovazione, qualità, visione»
Il Gruppo Omet festeggia i suoi primi sessant’anni. Un’azienda solida, strutturata e in continua crescita. Merito e fiducia sono valori alla base di questo straordinario successo imprenditoriale, insieme a visione, investimenti, innovazione e una politica di welfare che ha pochi eguali. A guidare questa bella realtà oggi c’è Antonio Bartesaghi, 51 anni, di Lecco, figlio del fondatore prematuramente scomparso nel 2011.
Come si costruisce una storia di successo come quella di Omet?
«Omet ha saputo affermarsi sul mercato per l’innovazione e la qualità dei suoi prodotti – ha esordito Antonio Bartesaghi - Ha saputo attraversare gli anni di difficoltà investendo perché è un’azienda solida e ben patrimonializzata. Le crisi ci hanno sempre aiutato. Abbiamo sempre investito, lo abbiamo fatto anche in questi ultimi anni nonostante la pandemia, il rincaro delle materie prime e dell’energia, le tensioni internazionali legate al conflitto in Ucraina. Investire e pensare a nuovi prodotti quando il mercato rallenta ti mette in posizione privilegiata quando l’economia riparte. Ecco perché dico che le crisi ci hanno aiutato».
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Però non basta investire…
«Certamente. Servono visione, determinazione, volontà e capacità di migliorare continuamente. Bisogna investire nell’innovazione, come dicevo prima, ma anche e soprattutto nelle risorse umane. Noi non lavoriamo per il bilancio dell’anno in corso, ma per garantire la continuità dell’impresa negli anni. Tutte le scelte strategiche sono orientate in questo modo. L’azienda è un patrimonio sociale, deve essere un’organizzazione che deve creare ricchezza per tutti: per chi ha investito il capitale, per l’imprenditore e soprattutto per tutti i collaboratori e gli stakeholder. Come mio padre mi ha insegnato, non ho mai considerato l’azienda un modo per fare soldi, cercando di tenere un profilo basso, e al lusso ho sempre anteposto il successo professionale, la voglia di realizzare i sogni imprenditoriali, la responsabilità d’impresa. Omet non è un caso unico, è un modello di fare impresa che vedo sempre più diffuso anche tra i miei colleghi imprenditor».
Omet è all’avanguardia anche nelle politiche di welfare.
«La gestione delle risorse umane è il lavoro più complesso. Tenere insieme le persone e organizzarle è molto complicato, come è complicato scegliere le persone, inserirle in un’organizzazione, motivarle, gestire tante teste e sensibilità diverse... Ma è indispensabile per creare un’azienda coesa e in grado di superare le sfide di oggi e di domani. La nostra politica di welfare parte dal presupposto di facilitare la vita a tutti i nostri collaboratori, di conciliare meglio il rapporto tra vita personale e vita professionale, affinchè possano dedicare qualità al lavoro. Per dare risposte corrette abbiamo chiesto ai nostri dipendenti quali fossero le loro esigenze attraverso un’indagine interna, che ripetiamo periodicamente. Il servizi che offriamo in ambito welfare impattano su concentrazione e motivazione: se un collaboratore ha un problema personale – lui o un suo famigliare – non verrà mai in azienda sereno. Il welfare lo facciamo proprio per cercare di superare tutte le criticità ed è interesse nostro rispondere a tutte queste esigenze».
Quali sono i capisaldi della politica di welfare di Omet?
«I servizi più utilizzati sono le consulenze legali perché aiutano a risolvere contenziosi evitando di andare in Tribunale a perdere tempo e soldi. Un dato su tutti: prima il pignoramento del quinto dello stipendio era diffusissimo oggi è quasi inesistente. Organizziamo corsi su come ottimizzare l’energia, la gestione del risparmio, le pratiche assicurative e bancarie... Poi ci sono tutti i servizi cosiddetti salvatempo come quello di recapitare la spesa online in azienda, dove ci siamo dotati anche di frigoriferi; acquisti di pane, latte, farmaci; cambio gomme dell’auto. Organizziamo acquisti collettivi di vino, olio, frutta oltre a eventi per il tempo libero, come i biglietti di ingresso a parchi divertimento, teatri, etc, a prezzi molto competitivi. Se possiamo far risparmiare soldi ai nostri dipendenti siamo molto felici. Investire soldi e tempo affinchè i nostri collaboratori possano dedicare maggiore qualità e quantità di tempo al lavoro è un investimento utile anche per noi».
Da diversi anni avete istituito borse di studio. Con quale finalità?
«Lo facciamo per valorizzare il merito. Le borse di studio vengono assegnate ai figli dei collaboratori che ottengono buoni risultati scolastici, indipendentemente dal tipo di studio o scuola che hanno scelto e non con l’obiettivo di premiare gli studenti che frequentano gli istituti che meglio rispondono alle esigenze occupazionali dell’azienda. E’ un modo per dire a questi ragazzi che per eccellere nella vita professionale occorre mettere in campo il 100% delle proprie capacità, che quello che ottieni è il frutto del tuo impegno. Noi premiamo il merito. E’ anche un modo per fare crescere la tua comunità. La cerimonia di consegna la organizziamo per loro. I riscontri che poi abbiamo con i loro genitori sono positivi; ci raccontano che le borse di studio innescano un modello virtuoso e che i figli studiano di più».
Da un anno Omet ha inaugurato il nuovo, moderno e luminoso headquarter a Molteno. Di certo non state guardare ai successi del passato ma state sicuramente pensando al futuro…
«Stiamo lavorando per essere un’azienda competitiva e innovativa almeno per i prossimi sessant’anni. Vogliamo capire e anticipare quali saranno le nuove tendenze del mercato, abbiamo gli occhi aperti sul mondo, raccogliamo informazioni anche attraverso le collaborazioni. Poche settimane fa, ad esempio, al nostro Innovation Park, abbiamo organizzato un evento al quale hanno preso parte oltre 150 persone tra imprenditori, liberi professionisti, consulenti, ricercatori e studiosi per capire come sta evolvendo il mercato dei macchinari. Il confronto e la collaborazione di tutti i soggetti che operano nel nostro settore è indispensabile perché il mercato è destinato a cambiare radicalmente. Queste occasioni servono per conoscere, imparare cose nuove, intercettare cosa si sta sviluppando».
Scusi, ma dove si trova questo Innovation Park?
«E’ in un capannone adiacente all’headquarters. Lo utilizziamo come showroom, come spazio di confronto e laboratorio di idee per sviluppare progetti nostri o condivisi con altri partner, ma anche come spazio per eventi aziendali».
Torniamo al compleanno, ai vostri primi sessant’anni. State pensando a qualche festeggiamento?
«Sì, non abbiamo ancora focalizzato bene tutto, ma qualche idea è sul tavolo. Faremo una bella festa per tutti i dipendenti a Natale, come abbiamo sempre fatto, ne faremo una seconda in estate. A ottobre organizzeremo due open day: nel primo inviteremo le scuole del territorio a visitare l’azienda per far capire che oggi la manifattura lecchese è all’avanguardia, che i luoghi di lavoro sono accoglienti, belli, moderni, puliti, salubri e ricchi di tanta tecnologia; nel secondo inviteremo tutti i collaboratori insieme alle loro famiglie per creare un rapporto più empatico. A fine maggio sono previste le Omettiadi, un torneo sportivo che vedrà sfidarsi i collaboratori delle nostre divisioni e aziende, per divertirci tutti insieme e fare un po’ di team building».