Donato al Simul di Lecco un esemplare della prima edizione de “I promessi sposi”
La donazione è stata fatta dai fratelli Ugo, Alberto ed Annalisa Barzanò, di Bergamo
I fratelli Ugo, Alberto ed Annalisa Barzanò, di Bergamo, hanno donato al Si.M.U.L. un esemplare dell’edizione originale in tre tomi della prima edizione del capolavoro di Alessandro Manzoni “I promessi sposi”, pubblicata dallo scrittore con l’editore/tipografo milanese Vincenzo Ferrario nel 1827. La donazione è stata fatta per onorare la memoria della mamma, Cecilia Ambrosini Barzanò, che era particolarmente legata a Lecco per motivi familiari
Donato al Simul di Lecco un esemplare della prima edizione de “I promessi sposi”
La ragione della straordinarietà dell’esemplare ora donato dalla famiglia Barzanò sta nella dedica manoscritta presente nel frontespizio del 1° tomo: “All’onestissima sig(no)ra / sig(no)ra Ernesta Bisi / l’autore”, che fa pensare trattasi della dedica autografa di Alessandro Manzoni di una copia del romanzo ad un’artista amica intima dell’autore e di sua madre Giulia, Ernesta Legnani Bisi.
I tre tomi della Ventisettana in realtà erano stati stampati e rilegati in momenti diversi, mentre l’autore stava ancora completando la stesura del romanzo, quando le pagine dei primi capitoli finivano sotto il torchio dello stampatore. Il primo e il secondo tomo erano stati stampati nel 1825, ma Manzoni aveva concluso la stampa dell’ultimo volume e la distribuzione al pubblico in modo unitario dei volumi componenti il romanzo nel 1827.
Questi materiali andranno ad incrementare la collezione di Prime edizioni del Museo Manzoniano di Lecco. Non essendo firmata la dedicazione, pur trattandosi verosimilmente - per il ductus della scrittura - della mano di Alessandro Manzoni, la Direzione scientifica del Museo si premura di compiere ulteriori ricerche e approfondimenti sulle vicende dell’esemplare e sulle componenti strutturali del testo manoscritto, per giungere ad una più certa attribuzione. I risultati di questi approfondimenti e il valore storico-bibliografico di questo esemplare della Ventisettana, quindi, saranno oggetto di una specifica iniziativa, tra quelle in via di definizione nel programma per le celebrazioni del 150° anniversario della morte di Don Lisander, che l’Amministrazione comunale e la Direzione del Si.M.U.L stanno approntando.
Ernesta Legnani fu pittrice, insegnante di disegno; sensibile e attiva nei circoli culturali e politici della Milano antiasburgica. Vicina alle Giardiniere e maestra di Cristina di Belgiojoso, amica di Giulia Beccaria e di Francesco Hayez, nel 1788 divenne allieva della Scuola d'incisione dell'Accademia di Brera, dove studiò sotto la direzione del famoso incisore Giuseppe Longhi. Brillante allieva, vinse nel 1810, a 22 anni, il premio per il disegno della stessa Accademia.
Nel 1811 sposò il genovese Giuseppe Bisi, pittore e professore dell'Accademia stessa, da cui ebbe diversi figli, tre dei quali furono pittrici: Ernesta con questo matrimonio entrò in una famiglia di artisti di successo, con una bottega in Brera i cui clienti erano nobili, re e lo stesso Imperatore d’Austria.
Nella sua attività artistica si dedicò soprattutto al ritratto, ma, pur avendo firmato numerose opere, la sua notorietà è giunta fino a noi per un acquerello di eccezionale valore storico, raffigurante la famiglia Manzoni intorno al 1825, in cui sono raffigurati oltre ad Alessandro, al centro tra Gulia Beccaria ed Enrichetta Blondel, tutti i figli tranne l’ultima, Matilde, che non era ancora nata.
Nuove opere d’arte contemporanea per l’Osservatorio dell’Alpinismo lecchese
Non solo ma il Sistema Museale Urbano Lecchese ha anche acquisito nuove opere d’arte contemporanea per l’Osservatorio dell’Alpinismo lecchese.
Come introduzione al percorso dell’Osservatorio Alpinistico e Museo della Montagna CAI Lecco, il Sistema Museale Urbano Lecchese ha invece acquistato tre opere di Innocente Pessina. I quadri raffigurano i ritratti dei più grandi alpinisti italiani legati al territorio lecchese: Riccardo Cassin, Walter Bonatti ed Emilio Comici.
"Come ogni sistema museale dinamico e attivo, anche il Si.M.U.L. incrementa di anno in anno il suo patrimonio culturale e lo fa soprattutto grazie all'interesse di privati, che mettono le loro opere a disposizione attraverso donazioni spontanee. Per questo motivo è importante sottolineare e ringraziare la generosità dimostrata in questi anni dai tanti donatori, che continuano ad arricchire le nostre collezioni a beneficio collettività" sottolinea l'assessore alla Cultura del Comune di Lecco Simona Piazza.
Mediante una pennellata precisa e nitida, Pessina restituisce la storia dell’Alpinismo: in particolare Comici, triestino di nascita, inaugura la stagione dei grandi scalatori italiani alla conquista delle Alpi. La sua esperienza coinvolge anche il lecchese Cassin, del quale ne fu mentore. Tra le imprese più significative si annoverano la scalata della parete nord della cima ovest di Lavaredo e la risalita dello sperone Walker della parete nord delle Grandes Jorasses. Guidò con successo la spedizione al Gasherbrum IV e conquistò lo sperone sud del MacKinley. Infine, si presenta Bonatti, bergamasco ma profondamente legato alle vette lecchesi; non essendo possibile dar conto di tutte le vie aperte da Bonatti, si menzionano qui le più ardue e innovative: pareti nord della Cima Ovest e della Cima Grande di Lavaredo, con Carlo Mauri, il Pilone Centrale del Frêney e infine una nuova via sulla parete nord del Cervino, in solitaria e invernale. Inoltre, nella sua carriera si segnala la partecipazione a spedizioni extraeuropee, come quella sostenuta dal Club alpino italiano (CAI) e dal Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), guidata da Ardito Desio, che nel 1954 portò gli italiani a conquistare il K2 ancora inviolato.
Il polo espositivo di Palazzo delle Paure verrà, quindi, ulteriormente valorizzato da queste acquisizioni, che, data la qualità dei contenuti, attireranno un notevole flusso di pubblico, che avrà così l’occasione anche di approfondire il percorso dell’Osservatorio Alpinistico e Museo della Montagna CAI Lecco, identificando Palazzo Paure come luogo di cultura in grado di comunicare il fondamentale ruolo della città di Lecco nella Storia dell’Alpinismo.