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I passaporti dei Promessi sposi

"L’idea è nata per rendere fruibile e interessante la storia, per sottolineare l’eccezionale contemporaneità del romanzo"

I passaporti dei Promessi sposi
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«Che cos’è il genio? E’ fantasia, intuizione e velocità di esecuzione», recita una celeberrima frase dell’immortale «Amici miei» del maestro Mario Monicelli. Per esempio: prendete un capolavoro letterario di due secoli fa, che so, «I promessi sposi», distillatelo con la perizia del chirurgo e lo sguardo obliquo del creativo, andate in fondo, oltre la storia, oltre la trama, oltre la forma e provate a leggerne la contemporaneità e tradurla in un linguaggio attuale, fresco, per nativi digitali.
E’ l’idea che ha guidato l’esperimento, il progetto di Paola Vallara, grafico e designer sì, ma creativo sarebbe una definizione più adatta se lui non rifuggisse ogni etichetta, e del manipolo di professionisti e amici che ha coinvolto.
Un’idea destinata a diventare molte cose: un progetto editoriale, ma anche una mostra e un’esperienza per grandi e piccini.

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Cosa sono e come nascono «I passaporti dei promessi sposi»?

«Sono 11 passaporti più uno dedicati ai personaggi dei promessi sposi “interpretati” da persone della nostra comunità – spiega Vallara - i passaporti sono raccolti in un cofanetto edito da Bellavite. L’idea mi è venuta due anni fa quando mio figlio tornando dal liceo mi ha detto sconsolato che avrebbe dovuto leggere “I promessi sposi”. Certo, ho pensato, il romanzo è immortale, la storia appassiona, ma la forma, la forma non è di semplice interpretazione per i ragazzi di oggi. Mi sono chiesto come si potesse fare per renderli fruibili, interessanti, per sottolineare l’eccezionale contemporaneità del romanzo».

 

Poalo Vallara

Nasce così l’idea di «distillare il romanzo» e tradurlo in un progetto culturale, innovativo e multicanale.

«Sì. Ci siamo concentrati sui personaggi, per ogni personaggio abbiamo scelto una parola chiave, un “valore” o un disvalore e abbiamo chiesto ad alcune persone e personaggi di Lecco di Interpretarli, con il loro volto. L’esito è stato un passaporto per ogni personaggio, un “documento di viaggio” in cui i personaggi si descrivono, in prima persona».

Perché proprio un passaporto?

«Perché ci rende cittadini di questo mondo. Ha a che fare con la nostra identità, ci permette di viaggiare, dice chi siamo. I personaggi dei Promessi sposi sono qui, tra noi, vivono con noi, non se ne sono mai andati».

Ha usato il plurale: «I passaporti dei promessi sposi» è un lavoro collettivo?

«E’ il risultato del talento di diversi amici. Una jam session alla Miles Davis: quando ti circondi di professionisti bravi la musica viene da sé. Le foto sono di Alessio Arrigoni, un grande “wedding reporter”, capace di catturare in uno scatto l’anima dei soggetti, i testi sono Francesca Losi, copywriter ispirata, gli allestimenti di Guido Camandona, designer e progettista nei settori dell’architettura capace di coniugare rigore, funzionalità e creatività. I 12 “corti” che accompagneranno i passaporti sono di Federico Videtta, un videomaker con un linguaggio immediato, fresco, efficace».

I nomi degli interpreti dei personaggi sono top secret, so che non vuole svelarli, ma spiegarci il meccanismo della scelta. Come avete fatto?

«Grazie alle parole chiave individuate con Francesca. Abbiamo pensato non solo al personaggio ma anche alla sua evoluzione. Per esempio nel caso di Perpetua che è “una che ne sa”, sa un po’ tutto di tutti, la parola chiave è stata “connessione”, perché oggi quella capacità lì di conoscere le cose, essere anche curiosi, si sviluppa grazie alla rete, alla connessione per cui abbiamo scelto una persona che fosse molto “connessa”. E così per gli altri personaggi».

Abbiamo parlato di un progetto multidisciplinare: che cosa sarà «I passaporti dei promessi sposi»?

«Sarà , anzi è, un prodotto editoriale, sarà un sito internet, per la verità già on line www.ipromessisposi.com e sarà una mostra in torre viscontea corredata da esperienze e sarà anche molto altro».
Che cos’è il genio? Forse a volte la capacità di guardare le cose da un’altra prospettiva e di avere il coraggio di scegliere per farlo altri grandi professionisti

Chiara Ratti

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