Lettera aperta a Pietro D'Alema, direttore della S.p.A. pubblica Silea
Intervento di Germano Bosisio, Enzo Venini, Aldo Dal Lago e Massimo Riva
Lettera aperta a Pietro D'Alema, direttore della S.P.A. pubblica Silea da parte Germano Bosisio, Enzo Venini, Aldo Dal Lago, Massimo Riva.
Lettera al direttore di Silea D'Alema
Gentile Direttore D'Alema,
ci rivolgiamo direttamente a lei sia a seguito dell'ascolto della sua recente illustrazione pubblica in sede di Commissioni del Consiglio comunale di Lecco, ma anche perché lei, per quanto ascoltato, ci sembra l'espressione di un “sentire politico” purtroppo diffuso che rischia di alimentare un approccio fuorviante al concetto di servizio pubblico relativo ai Beni Comuni Essenziali per la Collettività.
Facciamo in particolare riferimento ad un piccolo quanto significativo stralcio di 5 o 6 minuti ( dal 21' 50” al 27' 20” circa) della sua forbita e pur sommaria esposizione sul Piano Industriale di Silea per i prossimi 5 anni (qui il link): https://youtu.be/53p8IrqO4ng
Sarebbero molte le osservazioni e le richieste di chiarimento che le vorremmo rivolgere ma ci vogliamo concentrare, per esigenze comprensibili di sintesi e non casualmente, su alcuni aspetti “centrali” per noi come per molti altri cittadini.
Da tutta la sua relazione sembra emergere quella che si potrebbe definire una “cultura mercatista” tipica di un certo tipo di manager votati giustamente alle cosiddette 3E (Efficienza, Efficacia, Economicità). Niente da dire su questo rispetto alla conduzione di aziende che operano a scopo di lucro nel Mercato ma rispetto alla gestione integrata del ciclo dei rifiuti di una società pubblica “in house” partecipata esclusivamente da Comuni, qual è SILEA S.p.A. non occorrerebbe “costitutivamente” tener presente, nel concreto al di là delle pure enunciazioni, soprattutto altri fattori più attinenti alla “funzione pubblica”?
Elementi come in primis la tutela ambientale e salutistica dei Cittadini e relative implicazioni sociali, ma anche trasparenza massima dei processi decisionali e qualità del servizio tendente il più possibile al minor spreco di materia privilegiando modelli meno impattanti dal punto di vista della “Sostenibilità” complessiva (con particolare riferimento agli effetti climalteranti – emissioni di CO2 - prodotti dai sistemi di “smaltimento”).
E per non rimanere troppo sul generico e stando alla da tanti decantata “sostenibilità ambientale” (che anche lei, nella sua relazione, mette al centro della “vision” di SILEA) come concilia tutto ciò con quella che è ben più che una intenzione e cioè il progetto di abbinare un Teleriscaldamento al Forno Inceneritore di Valmadrera ?
Un progetto (l'unico rimasto) di cui non si conosce neppure la fonte d'alimentazione alternativa (quali le specifiche norme che sembrerebbero, a vostro dire, impedirne la divulgazione?) che dovrebbe subentrare al sistema di incenerimento che rappresenta attualmente una delle maggiori entità emissive provinciali di CO2 (da dati dedotti da fonti autorevoli occorrerebbero milioni di alberi per “compensare” questo enorme effetto climalterante).
“Fonte sostitutiva” che, se si volesse realmente tener contro delle vincolanti condizionalità espresse dai Comuni Soci, a stragrande maggioranza, nel corso dell'Assemblea del maggio 2019, dovrebbe in termini ambientali non essere solo nominalmente virtuosa, abusando del termine “Fonti rinnovabili”, come ad esempio nel caso della Biomasse e simili, ma realmente tale.
E visto che spesso s'invoca l'Efficienza economica, quella “Ambientale e salutistica” sarebbero da meno secondo una visione societaria che comunque sostiene di avere al centro l'interesse collettivo ?
Quell'interesse che sembrerebbe essere stato depotenziato dall'aver recentemente un po' ridimensionato (attraverso una formulazione meno dirimente e collocandola tra i vari Oggetti sociali, rendendola quindi quasi facoltativa...) quella qualificante frase dello Statuto societario di Silea “Il tutto per promuovere lo sviluppo sociale, economico e civile del territorio.”
E così pure certi passaggi della sua relazione (in particolare quelli relativi al breve minutaggio sopra evidenziato, ma non solo) non sembrano lasciare dubbi su quello che lei ed il suo entourage intendete per “cambiamento della cultura aziendale” (pur in parte con elementi condivisibili). Solo per fare alcuni esempi : “L'impianto (ndr: s'intende il cosiddetto Termovalorizzatore di Valmadrera) resta in piedi solo se l'impianto serve...” ; “Non siamo abbastanza grandi per fare innovazione...” ; “Al centro la Sostenibilità, che non è solo ambientale ma è anche economica e sociale...” ; “Avere un 'azienda pubblica su questo tema (ndr : s'intende quello ambientale) crediamo sia un elemento di sicurezza ...” ; “La nostra vocazione è quella di avere un piano alternativo ad A2A ...”.
Queste singole affermazioni, pur ovviamente da contestualizzare nelle articolazioni del suo discorso, fanno sorgere più di un dubbio circa l'effettivo esercizio di una “funzione pubblica” che vada oltre la pura logica delle convenienze economiche come anche dimostrato dalla perlomeno ambigua comparazione, e relativa sua chiosa, con la virtuosa gestione offerta da Mantova (dalla evidenziata tabella regionale esibita nel corso dell'illustrazione, definita come la migliore “best practice”: Esperienza che ha permesso di ottenere risultati eccellenti in un determinato ambito) “che, se applicata a Lecco, comporterebbe un aumento di 2,9 milioni di spesa”.
Ed anche sul tema specifico del Teleriscaldamento, da lei quasi completamente ignorato nella sua trattazione (chissà perché?), appaiono perlomeno come implicite connessioni quelle sue apparenti e in parte generiche affermazioni relative all'impianto di incenerimento come “… se si troverà un'alternativa tecnologica o meno si sceglierà, ma non può essere che l'impianto resta perché serve all'azienda...” ; “Silea non è un impianto, Silea è il gestore del ciclo integrato che punterà sui servizi...” ; “... l'importanza di avere un termovalorizzatore pubblico perché non ha il fine di lucro è ... dovrebbe essere un'ulteriore garanzia di attenzione all'ambiente più che al guadagno e al margine...” ; “… la gestione degli impianti rende più della raccolta...” ; “... gli impianti piccoli conviene quasi non averli...”.
Ci fermiamo qui chiedendo anche a lei di garantire una maggior trasparenza sul progetto di Teleriscaldamento che, ci risulta da questa sua illustrazione, non sia neppure previsto all'interno del Piano Industriale, perlomeno agli effetti delle conseguenze producibili.
Così pure, e soprattutto, di farsi promotore di una tempestiva quanto effettiva implementazione di attività ispirate concretamente alla cosiddetta economia circolare che trova nella “Sostenibilità ambientale” la sua principale ragion d'essere, vista in particolare la sempre più preoccupante “questione climatica”. Attività, che proprio per questo, non possono che sostanziarsi nel perseguimento del modello “Rifiuti Zero” così tanto apprezzato anche in sede europea. Un modello che, in quanto alternativo e già realmente praticato in sempre più numerosi territori, confligge strutturalmente proprio in termini di sostenibilità con l'incenerimento e quindi con il previsto Teleriscaldamento.
Germano Bosisio
Enzo Venini
Aldo Dal Lago
Massimo Riva