Como-Lecco: agricoltura lariana è “green”, biodiversità vince tra alpeggi e vigne antiche
Sono molti gli esempi e l’impegno dei giovani agricoltori che sanno coniugare innovazione e difesa del territorio rurale.

L'agricoltura lariana è "green". Nella Giornata dell'Ambiente, le due province festeggiano un’agricoltura fatta di biodiversità e sostenibilità.
L'agricoltura lariana è "green"
Nella Giornata dell’Ambiente, le due province di Como e Lecco festeggiano un’agricoltura fatta di biodiversità e sostenibilità: un principio che si rintraccia, nelle terre lariane, dove sono molti gli esempi e l’impegno dei giovani agricoltori che sanno coniugare innovazione e difesa del territorio rurale: ad esempio salvando le razze ovicaprine in via di estinzione, come fa Ivan Albini negli alpeggi del Lario occidentale, oppure recuperando i vigneti scomparsi, come Marco Riva nella sua impresa agricola di Abbadia Lariana. O ancora, introducendo e recuperando coltivazioni rare, come il rabarbaro che Giovanni Mazzucotelli produce nei suoi vivai di Introbio, in Valsassina: qui, in pochi anni, ha creato una realtà-modello divenuta leader a livello nazionale. E gli esempi possono continuare.
“Como e Lecco annoverano esempi vincenti e virtuosi”
“Un contributo importante, quello delle nostre due province, al record dell’agricoltura italiana, che risulta essere la più green e biodiversa d’Europa con 299 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, 5155 prodotti tradizionali regionali censiti lungo la Penisola, la leadership nel biologico con 72mila operatori, la decisione di non coltivare organismi geneticamente modificati (Ogm), 40mila aziende agricole impegnare nel custodire semi o piante a rischio di estinzione e il primato della sicurezza alimentare mondiale con il maggior numero di prodotti agroalimentari in regola per residui chimici irregolari” commenta Fortunato Trezzi, presidente di Coldiretti Como Lecco.
Primato europeo per la biodiversità
Il territorio nazionale – sottolinea la Coldiretti – ha il primato europeo proprio nella biodiversità grazie ad esempio alle 504 varietà iscritte al registro viti contro le 278 dei cugini francesi e alle 533 varietà di olive contro le 70 spagnole. E l’Italia è anche leader nella sostenibilità a livello comunitario – prosegue Coldiretti – con appena il 7,2% di tutte le emissioni a livello nazionale con 30 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti in Italia, contro i 76 milioni di tonnellate della Francia, i 66 milioni di tonnellate della Germania, i 41 milioni del Regno Unito e i 39 milioni della Spagna.
Ivan Albini e la capra di Livo
L’azienda di Ivan Albini è ubicata in Valle Albano. Nei mesi estivi, i capi (caprini e bovini) allevati in azienda vengono portati in alpeggio, ad oltre 1500 metri, per la produzione di formaggi tipici d’alpeggio. L’Alpe di Nesdale è un tipico esempio di alpeggio “di versante”. Essa sorge un ripiano a lieve pendenza e i fabbricati di cui è composta si affacciano su una corte chiusa. L’Alpe è rinata soprattutto grazie alla volontà della famiglia Albini che può vantare antichissime tradizioni contadine. Ivan Albini, il titolare dell’Azienda Agricola, è giovane ma ha un’esperienza solida fatta sul campo fin da bambino. All’Alpe con lui resta sempre il padre col quale condivide i giorni d’alpeggio: da giugno a settembre. La capra di Livo non supera i 2500 capi, è diffusa solo nel Lario occidentale, quasi esclusivamente lungo la catena Mesolcina tra il Passo San Jorio ed il Passo dello Spluga.
Marco riva e i vigneti "resuscitati"
Marco Riva, ingegnere meccanico, ha deciso di abbracciare l’attività di imprenditore agricolo “risvegliando” i vigneti dormienti e recuperando le viti secolari sui suoi terreni di Abbadia Lariana (Lecco). Con lui la compagna, Margherita Mangioni, laureata in economia e commercio e giornalista. Attraverso la collaborazione con la Fondazione Fojanini ha scoperto sul suo piccolo appezzamento di terreno l’esistenza di viti rare e antiche, sta riportando a nuova vita, rintracciandone la storia.
Un valido esempio di riscoperta e valorizzazione della biodiversità, che si concretizza anche in marketing territoriale per la possibilità di integrare, in futuro, la visita ai vigneti con il trekking e gli itinerari a piedi sulla sponda orientale del ramo lecchese del lago.
Giovanni Mazzucotelli e il rabarbaro made in Lecco
La “riscoperta del rabarbaro” ha portato Giovanni Mazzucotelli, con la moglie Maria Cazzaniga, a vincere il premio Oscar Green Coldiretti per la creatività nel 2018 in Lombardia: oggi i gambi vanno a ruba, utilizzati in un gran numero di preparazioni alimentari. Il rabarbaro è oggi semisconosciuto nei piani colturali delle imprese agricole italiane: “Arriva dal nord Europa - dice Mazzucotelli - e richiede un giusto equilibrio tra clima freddo e terreno sciolto, leggero e organico. Per trovare le condizioni ideali occorre quindi puntare sulla montagna, che per definizione poco si coniuga con un’agricoltura più estensiva e meccanizzata. Quindi, negli ultimi secoli, la coltura del rabarbaro si è limitata agli orti familiari e, col tempo, anche in quelli si è ridotta al lumicino. Noi lo abbiamo introdotto dal nord Europa, oggi ne produciamo 14 delle 120 varietà presenti. Siamo partiti da 50 piante, in un triennio abbiamo raggiunto le 5000”.