Il cardinale Scola promuove la beatificazione del commissario Calabresi
Il 17 maggio 1972 alle 9.15 il commissario Calabresi fu assassinato a Milano in via Francesco Cherubini, angolo via Mario Pagano, vicino alla sua casa.
I cardinali emeriti Scola e Vallini sostengono l'iter per Calabresi
Mobilitazione per la beatificazione di Calabresi
I cardinali Angelo Scola e Gaetano Vallini, rispettivamente arcivescovi emeriti di Milano e di Roma, si sono mobilitati per sostenere la beatificazione per martirio in «odium fidei», in odio della fede, del commissario Luigi Calabresi. Il cardinale Scola, che da settembre vive a Imberido (frazione di Oggiono) ha dichiarato che c'è «l'opportunità di aprire il procedimento canonico di verifica delle virtù cristiane esercitate in grado eroico» da Calabresi, un uomo che ha dimostrato «una limpida ed impressionante testimonianza di fede» a servizio «della giustizia».
Il processo dovrà essere aperto da monsignor Mario Delpini
Il processo dovrà essere aperto da monsignor Mario Delpini, attuale arcivescovo di Milano. Tutto il materiale nel frattempo è stato raccolto e pronto per dimostrare che il vice capo dell'Ufficio politico della Questura di Milano - ucciso il 17 maggio 1972, vittima di un attentato i cui mandanti furono individuati (dopo molti anni) nelle persone di Ovidio Bompressi, Leonardo Marino, Giorgio Pietrostefani e Adriano Sofri, esponenti di Lotta continua - ha vissuto come “un fedele servitore del Vangelo”, secondo la definizione che diede Giovanni Paolo II a questo caso.
Ucciso da due sicari
Il 17 maggio 1972 alle 9.15 il commissario Calabresi fu assassinato a Milano in via Francesco Cherubini, angolo via Mario Pagano, vicino alla sua casa. Stava andando a prendere l'auto per recarsi in ufficio quando due sicari gli spararono alle spalle. Aveva 34 anni e lasciò la moglie incinta e due bambini.
La beatificazione chiesta non per la sua drammatica morte
Ma non è stata la morte drammatica di Calabresi, a mettere in moto il processo di beatificazione; bensì la sua esperienza precedente. Luigi Calabresi era profondamente credente; per due volte, nella sua esistenza, pensò di farsi sacerdote. E poi aveva optato per il servizio nella Polizia. Calabresi - che aveva partecipato alle indagini sulla strage di piazza Fontana nel dicembre del 1969 - è già considerato dalla Chiesa Servo di Dio, martire per la giustizia. Qualità cristiane che furono riconosciute a suo tempo da Paolo VI e Giovanni Paolo II.