Lecco rende omaggio a Carlo Mauri, un grande della montagna
“Bigio” nei suoi anni di vita ha sperimentato l’avventura e l’esplorazione in tutte le sue declinazioni: dalla montagna alla navigazione, dalla natura all’uomo.
37 anni fa moriva un grande della montagna, un uomo che ha dato tanto al mondo dell'alpinismo, Carlo Mauri. Ecco in ricordo di Renato Frigerio.
Lecco rende omaggio a Carlo Mauri, un grande della montagna
Trentasette anni fa, a fine maggio del 1982, Carlo Mauri, detto “Bigio”, moriva nella sua Lecco ed adesso ricordare questo nostro conterraneo per la sua notevole e brillante attività alpinistica di conquista e di ricerca, per i racconti e i libri che ha scritto, per le immagini che ha girato e ci ha mostrato, ci pare un atto doveroso, al di là del merito di aver dato concreta forma espressiva e reso possibile l’introduzione in Italia del metodo Ilizarov.
“Bigio” nei suoi anni di vita ha sperimentato l’avventura e l’esplorazione in tutte le sue declinazioni: dalla montagna alla navigazione, dalla natura all’uomo.
Carlo Mauri per la sua poliedrica attività ha ottenuto ambiti riconoscimenti in campo internazionale e per tutti citiamo, per l’aspetto alpinistico, quando aveva vent’anni soltanto l’accoglimento del Club Alpino Accademico Italiano e poi il diritto di fregiarsi del distintivo del G.H.M., gruppo èlitario fondato nel 1919 in Francia, al quale appartengono i migliori scalatori francesi, ma che non è riservato soltanto agli alpinisti di nazionalità transalpina.
Così, come lui, infatti a far parte della ristretta cerchia di italiani, sono solo altri cinque i lecchesi ammessi: Gigi Alippi, Riccardo Cassin, Casimiro Ferrari, Giuseppe Lafranconi e Romano Perego.
Oltre alla forte esperienza maturata nel corso delle sue innumerevoli scalate e dei suoi emozionanti viaggi in ogni continente, Carlo Mauri, ha dato un’impronta inconfondibile e tutta particolare alle sue conferenze illustrate con proiezioni, ai suoi film ambientati fra ghiacci e pareti rocciose e a carattere etnografico e naturalistico.
Sono passati gli anni, un’eternità, ma il ricordo di Carlo Mauri è più vivo che mai: un uomo dalla sensibilità infinita, che con i suoi racconti apre la mente e offre nuove prospettive di riflessione.
Di Carlo Mauri, uno dei personaggi eccellenti e tra i più importanti ed illustri dell’alpinismo italiano e non solo, qui a parte in allegato, Vi trasmetto, in ordine cronologico, la biografia in cifre, al fine di agevolare qualsiasi Vostro interessamento di riferimento.
Il ricordo della Fondazione Cassin
"Oggi ricorre l'anniversario della scomparsa di un grande amico di Riccardo. Il 31 maggio 1982 moriva salendo la ferrata del Pizzo d'Erna Carlo Mauri, il Bigio, alpinista e esploratore lecchese e Ragno della Grignetta. Riccardo aveva grande stima del Bigio, lo considerava un suo "figlioccio", insieme fecero tante spedizioni e ascensioni. Nel 1958, Carlo con Riccardo capospedizione, arrivò insieme a Walter Bonatti per primo in cima al Gasherbrum IV".
(Nella foto di copertina, pubblicata sulla pagina della Fondazione Cassin, Riccardo e il Bigio, sulla sfondo Giancarlo Anghileri e Luigino Airoldi)