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"Oltre i 14 Ottomila", Silvio Gnaro Mondinelli si racconta: "La montagna come stile di vita"

Ieri sera alla Casa dell'Economia di Lecco, di fronte ad un numeroso pubblico

"Oltre i 14 Ottomila", Silvio Gnaro Mondinelli si racconta: "La montagna come stile di vita"
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"Un fuoriclasse, il secondo italiano a salire 14 Ottomila senza ossigeno, ma stimato anche per la sua generosità nei confronti della popolazione in Nepal e Pakistan e per i soccorsi che ha prestato sulle cime extraeuropee": con queste parole è stato presentato nella serata di ieri, venerdì 15 marzo 2024, alla Casa dell'Economia, di fronte ad un numeroso pubblico, Silvio "Gnaro" Mondinelli, grande alpinista, scalatore, soccorritore e guida alpina.

"Oltre i 14 Ottomila", Silvio Gnaro Mondinelli si racconta: "La montagna come stile di vita"

La serata, moderata dalla giornalista Sara Sottocornola, si è aperta con i saluti della presidente del Cai Lecco, Adriana Baruffini, che si è detta onorata di ospitare Gnaro, e con le parole dell'assessore all'Attrattività territoriale, Giovanni Cattaneo, che ha ringraziato il Cai Lecco per questo lungo percorso donato alla città, toccando tutti gli aspetti della passione per la montagna.

"Mi hanno descritto un fuoriclasse… Sì, perché a scuola mi cacciavano sempre fuori dall’aula": è con ironia e umiltà che Gnaro Mondinelli ha preso la parola, per raccontare e raccontarsi, non prima di aver omaggiato Mariolino Conti (l'alpinista dei Ragni di Lecco scomparso dalla sua casa di Mossini, a Sondrio, lo scorso 14 novembre, ndr) che, proprio ieri, avrebbe compiuto 80 anni.

"In passato pensavo solo ad andar su in montagna, non a fare foto... una volta avevo buttato via la macchina fotografica perché pesava troppo - ha proseguito Gnaro - Sappiamo tutti che ad andare in montagna fa freddo ed è pericoloso, ma non ce l’ha prescritto il dottore... Io penso di essermi comportato bene, ho un sacco di amici, purtroppo tanti non ci sono più. Sì, ci vuole forza di volontà, preparazione, ma tante persone mi hanno aiutato. I miei sponsor li ho sempre chiamati i miei genitori perchè mi dicevano: 'se fa freddo torna a casa, se c'è brutto torna a casa'… Insomma, se ascoltavo loro non andavo più da nessuna parte!".

Sara Sottocornola, Silvio Gnaro Mondinelli, Adriana Baruffini e Giovanni Cattaneo

La proiezione del film documentario "Oltre i quattordici 8000"

E' stato quindi proiettato il film documentario "Oltre i quattordici 8000", realizzato dalla giornalista e sciatrice Dody Nicolussi, con le immagini e i racconti delle imprese di Gnaro: "Credo di essere una persona normale che ha raggiunto un obiettivo - così si racconta l'alpinista - Il merito è anche dei portatori, degli sherpa, degli sponsor, degli amici… Non si cerca un record, ma una sfida con se stessi: record è una brutta parola, preferisco obiettivo. Si prova col primo, poi come con i cioccolatini, si mangia il secondo, che è buono, e così si passa al terzo".

La montagna come "stile di vita"

Gnaro ha ben chiaro il concetto di alpinista, che non si limita all'attività di scalatore: "L’alpinista è una persona che gira il mondo e conosce un sacco di persone; l'alpinismo è una scuola di vita: una scuola che non è fatta su un banco, ma in giro per il mondo, dove si imparano altre culture. E' un’avventura, non solo per l'alpinismo e l'arrampicata: è un’esplorazione, si scopre sempre qualcosa di interessante". E in questo campo, la paura non costituisce necessariamente un ostacolo: "E' difficile trovare il limite quando sei immedesimato nella passione o preso dalla difficoltà: non guardi l'orologio e diventa pericoloso. La paura è quella che ci fa vivere, ci fa pensare e tornare indietro certe volte. Ci aiuta a superare le difficoltà; è una cosa costruttiva, è controllabile, è quella che ci fa anche tornare a casa". E poi, Gnaro ha lasciato alcune riflessioni: "Andando in montagna si sente anche il silenzio; certe volte fa paura, a volte è costruttivo: aiuta a superare certe emozioni... Ma a volte fa proprio paura". E ancora: "Ricordo un personaggio a piedi scalzi che camminava sulla neve: un portatore con 30 kg sulle spalle. E io dico: noi ci vantiamo di aver fatto gli 8000, ma questi... Durante una spedizione siamo stati assaliti dai maoisti nella notte: hanno voluto i soldi per farci passare. Farsi piantare un mitra da un ragazzino di 14 anni fa un effetto particolare… altro che 8000!". Un amore per la montagna che supera dunque il mero concetto di alpinismo: "Per me vivere la montagna non vuol dire solo essere un alpinista: io vado a fare soccorso, ad arrampicare, a sciare, mi piace guardare fiori... L’alpinismo è un piccolo quadratino nella scacchiera della montagna. La montagna è uno stile di vita".

Il 2001, un anno da record: quattro 8000 in 12 mesi. Il segreto? "Ci vuole una grande preparazione: facevo 60 mila metri di dislivello al mese in salita, oltre ad altri allenamenti... E' stato un anno magico".

Non solo un alpinista, ma un soccorritore e un benefattore

Come anticipato, Gnaro non è conosciuto solo come alpinista, ma anche come soccorritore: "La gente mi considera un soccorritore prima che un alpinista, purtroppo a volte per il famoso 'obiettivo' si perdono anche questi valori. Io sono stato fortunato, forse grazie all'educazione che ho ricevuto dai genitori". "Quando sarò vecchio - ha poi aggiunto - spero che qualcuno si ricordi di me, non come un vecchio menoso che ha raccontato gli 8000, ma come una persona onesta che ha avuto il coraggio di fare qualcosa per diverse popolazioni. Abbiamo costruito una scuola, un orfanotrofio e un ospedale (con la onlus "Amici del Monte Rosa", ndr); abbiamo adottato bambini a distanza in Nepal... A forza di guardare in alto, abbiamo guardato anche in basso".

Silvio Gnaro Mondinelli

Un alpinista consapevole che "chi sta a casa soffre" e che non si è mai vergognato di piangere di fronte alle tragedie

Non sono certo mancati nel corso degli anni momenti drammatici, come la morte dell'amico Christian Kuntner a causa di una valanga sull'Annapurna. In un'altra spedizione, invece, uno degli alpinisti si perse nella bufera di neve e - dopo che i compagni l'avevano dato per morto, contattando i famigliari per dare la notizia - ricomparve miracolosamente al campo base due giorni dopo; purtroppo però dovette subire l'amputazione di due falangi di mani e piedi. E come si trovava il coraggio di ripartire dopo queste tragedie? "Facevamo su una gran cioca e il giorno dopo via... Ora non bevo più, solo qualche birra. Una volta io e il Mario (Mario Merelli, ndr) ci siamo scolati due bottiglie di sambuca: le abbiamo fatte fuori tutte e al mattino ci dovevano trascinare con la corda. Ogni volta che succedeva qualcosa ci facevamo una sbornia di due giorni. Questa vita è e una ruota, un circolo vizioso. Io scherzo con la morte, però poi c'ho paura anch’io".

"Chi sta a casa soffre... Noi alpinisti siamo egoisti"

Un alpinista, Mondinelli, che è sempre stato consapevole dei rischi che correva e della preoccupazione che provavano i suoi cari: "Chi sta a casa soffre... Ricordo che un giorno mio figlio mi disse che voleva un papà che stesse a casa a giocare, non che scalasse gli Ottomila. Non ho visto nascere mia figlia, non ho partecipato alla Comunione e alla Cresima di mio figlio… noi alpinisti siamo egoisti più degli altri: in quei momenti stavamo facendo ciò che ci piaceva, anche se soffrivamo il freddo e la fatica. Ora mio figlio è alto 1 metro e 92, ha due lauree ed è istruttore di sci, mentre mia figlia gareggia per la coppa del mondo di sci.. hanno fatto la loro carriera anche senza un papà". E ancora: "Ricordo che mia mamma diceva il Rosario, il prete suonava la campana ogni 8000 che raggiungevo, le vecchiette del paese pregavano... Io ho visto in giro per il mondo musulmani che pregavano per cristiani e cristiani che pregavano per musulmani. Penso che al mondo ci siano persone buone e cattive ovunque: quelle cattive le ho sempre dimenticate". Un uomo che non si è mai vergognato né di pregare né di piangere: "Tanta gente si vergogna a piangere, ma io non mi sono mai vergognato - ha infatti spiegato - Tante volte ho pianto di felicità, di paura e di malinconia. Tante volte abbiamo pregato di nascosto o insieme ad alta voce".

Silvio Gnaro Mondinelli e Sara Sottocornola

I tempi sono cambiati: "Prima nei rifugi servivano solo brodo di gallina... ora ti fanno anche l'aragosta"

Una riflessione Gnaro l'ha dedicata anche a come sono cambiate le cose dai suoi tempi ai nostri: "Quando andavo io sugli Ottomila, prima della spedizione si pesava lo zaino; ora le cose sono cambiate: ci sono più soldi, gli sherpa, i portatori di alta quota... Un po' come sono cambiate le cose nei rifugi: prima ti servivano solo té e brodo di gallina, ora ti fanno anche l’aragosta. Una volta si metteva il dito in aria: 'domani è bello', e si partiva; adesso ci sono le previsioni. Una volta forse poi lo facevamo più per noi stessi: adesso devono ancora arrivare in cima e hanno già messo le foto su Instagram e Tik Tok... Ora nei rifugi guardano solo l'orologio, scaricano la mappa... mentre un tempo si giocava a carte, si discuteva, si cantava... Adesso appena arrivano mettono foto sui social".

Per quanto riguarda gli obiettivi futuri: "Ormai sono in luna calante - ha affermato Gnaro - Vado in giro con gli amici, mi diverto con i clienti, ma non faccio più gli 8000... anche perché magari non ne sono più all’altezza. Quando si ha un obiettivo si hanno motivazioni pazzesche, ma poi ci si lascia andare… anche se spero di no perché mi potrebbe venire la pancia e io la pancia non la voglio!".

Infine, un consiglio: "Bisogna essere sempre positivi. Adesso mandiamo i figli in America e in Inghilterra a studiare, mentre noi andavamo dal nonno con le mucche e ci vergognavamo a farci vedere dagli altri perchè sembravamo dei selvatici, ma siamo diventati grandi e abbiamo fatto la nostra strada. Credo che la cosa importante sia essere positivi e provare stima per le altre persone".

Sul palco anche l'alpinista Annovazzi e il presidente Aldeghi

A fine serata è salito sul palco l'alpinista Valerio Annovazzi, che ha salito cinque 8000 senza ossigeno dopo ben due infarti. "Per me lui è il numero 1 - così ha descritto Gnaro - E' veramente forte, non ci vuole fortuna a non usare le bombole, come dice lui: ci vogliono le palle". Una stima reciproca: anche Mondinelli ha dichiarato l'ammirazione per le imprese di Annovazzi, considerati anche i suoi problemi di salute. Infine, il saluto del presidente del Cai Lombardia, Emilio Aldeghi: "Sentendo queste imprese, mi vergogno di essere scivolato in garage ed essermi rotto l'omero. Dietro c’è coraggio, sacrificio… tanta roba. Ringrazio il Cai Lecco per aver raggiunto i 150 anni; non sono un traguardo facile: è un po' come quando tagliamo un albero... i suoi cerchi concentrici mostrano stagioni difficili e stagioni più belle, ma l’importante è resistere perché poi in primavera rinascono le foglie".

L'alpinista Valerio Annovazzi

Silvio Gnaro Mondinelli: le leggendarie imprese

Silvio "Gnaro" Mondinelli, nato il 24 giugno 1958 a Gardone Val Trompia (Brescia), ha salito i 14 Ottomila senza bombole d’ossigeno, secondo italiano dopo Reinhold Messner a compiere l’impresa. La sua storia comincia nel 1976, quando, arruolandosi nella Guardia di Finanza, comincia a scoprire e coltivare l’amore per la montagna, entrando a far parte del Soccorso alpino di Alagna Valsesia e diventando poi Guida alpina. L’attività internazionale di Silvio Mondinelli, il "Gnaro" ("il ragazzino"), inizia nel 1984 con la spedizione al Puscanturpa e il primo Ottomila arriva nel 1993 con la salita del Manaslu. Quindi tocca alla cima del Shisha Pangma e nel 1997 riesce invece a toccare gli 8201 metri del Cho Oyu. Il 2001 è il grande anno della salita di quattro Ottomila in soli cinque mesi: Everest, Gasherbrum I, Gasherbrum II e Dhaulagiri. L’anno successivo è la volta della vetta del Makalu e nel 2003 raggiunge la terza montagna del Pianeta, il Kangchenjunga. Nel 2004 tocca alla vetta del K2, che il "Gnaro" raggiunge come membro della spedizione "K2 2004 – 50 anni dopo" organizzata da Agostino Da Polenza, ricevendo la Croce d’oro al Merito della Guardia di Finanza (2005). Nel 2005 arriva la cima del Nanga Parbat e nel 2006 è la volta del Lhotse e dell’Annapurna. L’ultimo Ottomila è il Broad Peak nel 2007. Nel 2010 diventa uno dei pochi uomini al mondo ad aver scalato l'Everest da entrambi i versanti senza ossigeno supplementare. La sua leggendaria forza e la generosità con la quale si è dedicato a soccorsi in alta quota, sia sulle Alpi che in Himalaya, ne fanno una figura unica e particolarmente stimata nel panorama alpinistico internazionale. Nel 2009 è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Silvio Gnaro Mondinelli omaggiato della maglia del 150° del Cai Lecco dal presidente del Cai Lombardia Emilio Aldeghi
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