Serie C

Calcio Lecco, si riparte con Valente: «Voglio riaccendere il fuoco nei ragazzi»

Parla anche il presidente Aliberti: «Il campionato per me comincia domenica, ora abbiamo la squadra che vogliamo»

Calcio Lecco, si riparte con Valente: «Voglio riaccendere il fuoco nei ragazzi»
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Un nuovo inizio. L’era Federico Valente ha preso il via quest’oggi, giovedì 6 febbraio 2025, dalla sala stampa del Rigamonti – Ceppi. Il nuovo allenatore della Calcio Lecco, annunciato ufficialmente dalla società nella giornata di ieri, ha parlato per la prima volta nell’odierno pomeriggio, dopo il primo appuntamento sul campo con la nuova squadra. Ad introdurre la conferenza, il presidente Aniello Aliberti, grato all’ex Sudtirol per aver accettato la sfida: «Ringrazio il mister, abbiamo creduto in lui, riteniamo sia una persona che insieme al suo team possa dare tanto a questa società. Il suo score parla chiaro, non occorrono ulteriori commenti».

Calcio Lecco, si riparte con Valente: «Voglio riaccendere il fuoco nei ragazzi»

La parola poi al nuovo tecnico, per le prime battute da bluceleste:

«Sono uno a cui piace lavorare in campo. Dopo l’esperienza fatta al Sudtirol, la voglia di allenare le prime squadre è cresciuta ancora di più. Penso di essermi preparato per questa possibilità che mi ha dato il Lecco, non vedo l’ora di scendere in campo con i ragazzi. Ci saranno un paio di cambiamenti nella metodologia dell’allenamento; vorrei riaccendere il fuoco in questi ragazzi».

Obiettivo molto chiaro: riportare la giusta mentalità nella squadra.

«Il campo ti dà le risposte. C’è anche bisogno di avere un sorriso quando scendi in campo, dare il massimo per la maglia ma pensando che tu fai quel mestiere per passione, anche se la situazione è delicata. “Riaccendere il fuoco” vuol dire che tutti noi abbiamo l’obiettivo di dare al massimo; sono sicuro che se tutti andranno a duemila all’ora, avremo la svolta».

Lo spirito del Lecco targato Valente?

«Come allenatore penso sia importante dare mentalità, coraggio, autostima; andare in campo con la voglia di fare bene, senza paura. Sono sicuro che se i ragazzi sentiranno quello che noi abbiamo come idea, difendere è possibile dal primo secondo; già se non prendi gol fai un punto. Con il lavoro sono sicuro che la vittoria arriverà. La squadra è spaventata? Penso sia normale quando non si fanno punti. Puoi avere tutte le idee ma il mental coach più forte al mondo è la vittoria. Dobbiamo credere in quello che facciamo, è sempre importante reagire, vorrei dare un’impronta forte».

Previsti innesti dal mercato degli svincolati?

«Sono in contatto 24 ore su 24 con il direttore per vedere che possibilità ci sono. Dopo un allenamento valutare i ragazzi non sarebbe serio. Proverò a dargli fiducia, a sentire il polso della squadra. Qui c’è energia enorme e vorrei accendere quella».

Una sfida coraggiosa, quella di accettare una panchina subito dopo la fine del mercato...

«Visto da fuori ti può dare la sensazione di essere “matto” ma a me piace essere coraggioso; i colloqui con la società mi hanno dato una buonissima sensazione, mi è stato permesso di portare lo staff di fiducia; avrò una grandissima voglia di rientrare in campo, quando perdi qua ti mandano a casa “a calci” (ride, ndr). Il quadro totale mi ha convinto a fare questa scelta».

Il contratto di un anno e mezzo può essere la base per un progetto a lungo termine?

«Nel calcio un progetto fino al 2026 è lungo, vedendo la Serie B e la C. Allenare i giovani che poi fanno una bellissima carriera è quello che ti rende fiero; tu come allenatore dai una mano, poi però sono loro che vanno in campo; sono ancora in contatto con parecchi giocatori che ho potuto allenare. Questa squadra è completamente diversa da un paio di settimane fa, sto analizzando tutto con il mio staff ma sarebbe irrispettoso e non serio fare ora valutazioni».

 

Un rapporto da ricostruire, quello tra squadra e piazza?

«Penso che la piazza si riaccenda subito se dai l’anima in campo e ci metti il cuore. Mi aspetto che il pubblico domenica venga numeroso a sostenerci e che si dia la possibilità a tutti noi di fare meglio di come è andata fino ad ora».

Quanto alla tattica...

«Chi mi conosce sa che non mi piace parlare di moduli; mi piace parlare di principi di gioco. Per me giocare a due punte o con il sottopunta cambia in base a come vuoi entrare in area e far male all’avversario. Se oggi ho due attaccanti che stanno bene, gioco con due attaccanti; se ho un avversario con cui devo giocare più tra le linee, mi schiero con due sottopunte; mi adatto alla disponibilità e a quello che ci offre l’avversario».

Quanto Valente conosce la categoria?

«Quando ero a Bolzano ho sempre visto la Serie C. Nelle ultime 72 ore mi sono rimesso a vedere la categoria; me ne hanno parlato in tanti ma ogni campionato ha le sue regole, i suoi punti di forza e di debolezza. Credo però sia importante analizzare bene l’avversario e quello che ti aspetta».

Come ha trovato il tecnico la squadra dal punto di vista psicologico e fisico?

«I giocatori sono andati al massimo, quando c’è il nuovo allenatore ci sono anche nuove richieste. Mi hanno dato la sensazione di voler fare quello che gli è stato chiesto. Sul piano fisico, è importante essere rimasti con il preparatore; quello che ho visto in campo mi è piaciuto per intensità e voglia di far bene».

 

Terminata la conferenza di Valente, la parola torna al presidente Aliberti.

La società pensa di attingere al mercato degli svincolati?

«Avere due posti liberi in lista è già una risposta. Questo gennaio è stato faticosissimo; abbiamo fatto oltre 50-60 trattative. Abbiamo avuto 12 ingressi e altrettante cessioni, le trattative non sono facili. Ringrazio Minadeo per il lavoro fatto, con la collaborazione di tutto lo staff. Non abbiamo avuto i risultati che ci aspettavamo, sono fermamente convinto di proseguire in questo progetto pur avendo fatto degli errori. Abbiamo abolito il budget messo sui calciatori e sulle spese perché bisognava fare qualcosa in più. Ho seguito una per una le trattative fatte e ho conosciuto i ragazzi che sono arrivati: hanno voglia di fare, sono molto contento. La chiusura con il botto l’abbiamo fatta con l’allenatore, lo ringrazio per aver accettato la sfida. I due posti sono ancora vacanti, forse non siamo ancora arrivati a quella definitiva. Alcune trattative sono state asfissianti, il nostro direttore ha fatto un lavoro non da poco».

C’è stato un momento in cui la calma del presidente ha vacillato?

«Mai. Io non seguo i social, mi vengono riportate comunque le cose; alcune fanno male ma la critica bisogna capire da chi parte, con chi ha i suoi problemi e ha bisogno del calcio per reprimere le proprie debolezze è inutile parlarci. Mi è capitato di fermarmi con alcuni tifosi anche dopo aver perso e ho trovato una tifoseria competente che condivideva i problemi; le cose dette che non stanno né in cielo né in terra non hanno toccato minimamente la mia idea di portare avanti questo progetto. Il mio cuore è bluceleste, il progetto è di due o tre anni, non mi aspettavo di arrivare e vincere la Coppa dei campioni; abbiamo sbagliato alcune valutazioni ma oggi ho messo più benzina e dato ancora più fiducia ai miei collaboratori per arrivare ad avere una squadra competitiva. Ci sta che il tifoso dica al giocatore di darsi una mossa, ma i calciatori per come la vedo io in questo momento vanno supportati; per me è come se fossero dei figli, cerco sempre di tirarli su. Io vado avanti, se ho rilanciato è perché ci credo e perché ci sono stati degli errori. Per me il campionato comincia domenica; augurandomi un finale piacevole, andrò comunque avanti».

Un mercato fatto di molte operazioni ma il nuovo allenatore è arrivato alla fine dello stesso...

«È già difficile fare le trattative, se poi le dovessimo fare dopo aver preso l’allenatore saremmo già fuori. Abbiamo fatto la squadra sulla base delle esigenze che avevamo, gli allenatori che abbiamo contattato sapevano bene quale fosse la rosa. L’allenatore è stato il colpo grosso».

Sulle scelte di inizio stagione e l’addio dei perni dell’anno della promozione:

«La lista è fatta da quel numero di calciatori, non puoi fare quello che vuoi. Il primo punto era rispettare i contratti in essere. Abbiamo creduto che determinati pilastri avrebbero potuto guidare la squadra; non è successo questo, alcune cose non mi sono piaciute. So solo che il risultato ottenuto oggi è quello di avere la squadra che volevamo e dobbiamo ripartire da domenica. Una pietra sopra a quello che è successo fin qui. Ho qualche delusione personale nei rapporti con alcuni calciatori in cui credevo ma non voglio puntare il dito contro nessuno, il calcio è così».

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