La guerra in Ucraina e l’impatto sul settore produttivo di BMW, Ford e Volkswagen

La guerra in Ucraina e l’impatto sul settore produttivo di BMW, Ford e Volkswagen
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La crisi dei chip sembra destinata a non restare l’unico problema relativo alla produzione (e conseguente distribuzione) di veicoli di nuova generazione in Occidente: la guerra tra Russia e Ucraina (iniziata con l’invasione della seconda da parte della prima) è destinata ad avere serie ripercussioni anche sull’industria automobilistica, già provata in maniera considerevole.

Un periodo di crisi per l’industria automobilistica

La contrazione del mercato automobilistico è iniziata con lo scoppio della pandemia da Covid-19, che ha causato una seria battuta d’arresto al settore, che tarda tuttora a raggiungere i numeri e il volume di mercato del 2019. Il percorso si rivela ancora più tortuoso, se si considera che la crisi pandemica si è andata intrecciando alla carenza di semiconduttori necessari per la produzione di automobili d’avanguardia: in questo contesto, non si sono soltanto ridotte le vendite, ma è diminuita a monte la creazione di nuovi veicoli, cosa che mette a segno dunque un ulteriore colpo all’industria dell’automobile.

Le conseguenze della guerra tra Russia e Ucraina

L’attacco della Russia di Putin ai danni dell’Ucraina di Zelensky è destinato a innescare serie conseguenze anche sulla filiera di produzione di alcune delle più rinomate case automobilistiche. Proprio Audi e Volkswagen, nel dettaglio, hanno degli importanti centri di produzione in Ucraina, a Zwickau (uno dei più prolifici, con una media di oltre 1000 auto elettriche prodotte al giorno) e a Dresda. Questi siti – nel contesto geopolitico delineato dall’attacco russo – sono adesso fermi, con conseguente stop alla produzione di Volkswagen ID.3, ID.4 e ID.5 da un lato, e di Audi Q4 e-tron dall’altro.

È tuttavia necessario guardare a questo conflitto anche dal punto di vista degli stabilimenti in Russia, per capire quali conseguenze stiano subendo e affrontando altre case automobilistiche, tutte più o meno decise a prendere posizione contro questo conflitto. Renault, ad esempio, ha dovuto sospendere le attività dei suoi stabilimenti a Mosca, cercando contestualmente di tutelare i suoi dipendenti: un atto sicuramente responsabile e incisivo, anche se allo stesso tempo sofferto proprio perché la Russia rappresenta uno dei mercati più fertili per il gruppo Renault.

Meno scontata è la presa di posizione della casa automobilistica statunitense Ford, che ha tagliato i ponti con la russa Sollers, donando, contestualmente, 100.000 dollari a uno dei principali fondi pro-Ucraina aperti nel corso di questo conflitto. Con un gesto simile, si è distinto anche il gruppo tedesco Volkswagen, che ha donato 1 milione di dollari all’Agenzia delle Nazioni Unite proprio per finanziare azioni a favore dei rifugiati. 

Ancora, diverse sono le conseguenze per il gruppo BMW, che riscontra già dei problemi nella fornitura di materiali dall’Europa Orientale; l’ovvia ricaduta si è tradotta in uno stop degli stabilimenti tedeschi di Monaco e Dingolfing, così come del centro di produzione BMW di Oxford e di quello austriaco di Steyr. Com’è ovvio supporre, la produzione di veicoli BMW in Russia è stata sospesa, così come le vendite e le esportazioni in questa nazione.

Ritardi sul mercato italiano

Lo stop alla produzione imposto nelle industrie ucraine e russe e la chiusura degli stabilimenti direttamente dipendenti da fornitori di queste nazionalità, disegna il quadro di una crisi in cui i nuovi modelli di auto elettriche e ibride arriveranno sul mercato in notevole ritardo. Sia per il nuovo che per l’usato, i prezzi dei veicoli saranno più alti di diversi punti percentuali, visto l’aumento medio dei costi di produzione che si lega alla difficoltà di reperire alcune componenti (non bisogna infatti dimenticare la crisi dei chip necessari alle auto più recenti, cui si somma il problema dei fornitori che si trovano nelle due nazioni coinvolte dalla guerra). 

Data questa scomoda premessa, la soluzione più vantaggiosa per gli automobilisti italiani che desiderano avvicinarsi ai modelli più recenti e di qualità, anche elettrici, dei gruppi BMW, Ford e Volkswagen (tutti coinvolti nella crisi di cui si è detto), è oggi rappresentata dal noleggio lungo termine di https://www.auto-noproblem.com/, la strada migliore da percorrere anche per tutte quelle aziende che desiderano rinnovarsi davanti agli occhi dei clienti più attenti alle nuove soluzioni di mobilità, più snelle e intelligenti rispetto all’acquisto di una nuova flotta aziendale.

Un ulteriore anello si stringe attorno al mercato automobilistico: per i guidatori italiani, la soluzione del noleggio a lungo termine rappresenta la scelta più saggia per aggirare l’aumento dei costi e mettersi comunque alla guida di veicoli di qualità; dall’altra parte, invece, spicca il desiderio di pace delle principali case automobilistiche, che prendono tutte posizione contro la guerra, investendo concretamente a favore dell’Ucraina. Si spera dunque che questo conflitto possa presto esaurirsi.

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