Studio Vanoncini: "Infortuni sul lavoro, per contrastarli serve formazione"
I dati Inail parlano chiaro: episodi in crescita nel 2022, confrontati con 2021, 2020 e 2019

La cronaca purtroppo racconta quotidianamente di infortuni sul lavoro: ciò vale per tutto il territorio nazionale e di conseguenza anche per l’area lecchese. In particolare le notizie si concentrano giocoforza sugli eventi maggiormente drammatici, ma si tratta soltanto della punta dell’iceberg: si verificano infatti tantissimi episodi «minori», che hanno comunque conseguenze e provocano disagi e difficoltà a chi li subisce, alle loro famiglie e agli altri lavoratori. Qui serve fare un distinguo: spesso si tende e credere che tali incidenti contraddistinguano fortemente il settore dell’edilizia, quando in realtà interessano tutta la sfera lavorativa.
Infortuni sul lavoro, i dati Inail
A supporto di tale tesi ci sono ovviamente i dati riguardanti le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail. Alla fine di ottobre sono state 595.569, in aumento del 32,9% rispetto alle 448.110 dei primi dieci mesi del 2021. Dati in crescita dunque, resi ancora più evidenti se confrontati con lo stesso periodo del 2020: +41,3% rispetto alle 421.497 del periodo gennaio-ottobre 2020. Tutti sappiamo che 2020 e 2021 sono stati anni caratterizzati dalla pandemia, perciò è interessante andare a confrontare il 2022 anche con il 2019: in ogni caso si registra un +11,5% rispetto alle 534.314 del periodo gennaio-ottobre di quell’anno.
I perché di questa situazione
Preso atto della situazione è utile arrivare a comprendere il perché di questo fenomeno, che si presenta tristemente in ascesa. Naturalmente non esiste una risposta univoca: da una parte si trovano infatti i tempi sempre più stretti dedicati alla produzione. Al giorno d’oggi è richiesto mantenere ritmi spesso poco sostenibili, mettendo a rischio attenzione e concentrazione. Dall’altra il tema della sicurezza gioca un ruolo chiave, troppo frequentemente sottovalutato o lasciato nell’ombra. Questo aspetto soffre di alcuni pregiudizi: ruba ore di lavoro alla produzione, è un obbligo che riduce le possibilità di un’azienda, sottraendo fondi che potrebbero essere utilizzati per investire su strutture e attrezzature. E non solo: può accadere che gli stessi lavoratori vedano l’impegno speso per la propria crescita e la formazione come un processo di cui farebbero volentieri a meno, risultando quindi meno formati, addestrati e preparati.
Sicurezza sul lavoro e formazione
Quelli discussi finora rappresentano argomenti particolarmente cari all’ingegner Matteo Vanoncini dello studio IngMV di Brivio, impegnato da quasi quindici anni nelle tematiche relative alla sicurezza sul lavoro e alla formazione. «Ben conosciamo la situazione, dato che ci occupiamo di consulenza alle aziende in materie di sicurezza, finalizzata al miglioramento dell’attività e del personale - ha spiegato - inoltre eroghiamo corsi di formazione generali, ma anche specifici per lavoratori, preposti e dirigenti, oltre che corsi macchine e attrezzature, di primo soccorso e antincendio. Svolgiamo il ruolo di RSPP esterno, forniamo la gestione della sicurezza nei cantieri, CSP e CSE, oltre che la predisposizione e l’assistenza alla predisposizione della documentazione inerente alla sicurezza».
Al centro c’è la persona
In un’ottica di accrescimento della sicurezza sul lavoro al centro c’è dunque la persona: «Penso ai lavoratori, così come a preposti, dirigenti e datori di lavoro - ha concluso Vanoncini - tutti ne hanno bisogno, sia per utilizzare correttamente una macchina o un’attrezzatura che per comprendere dove indirizzare gli investimenti all’interno di un piano di miglioramento complessivo. Soltanto così potremo cambiare l’attualità, puntando ad una decrescita degli infortuni sul lavoro».