Sicurezza sul lavoro

Infortuni sul lavoro, i dati Inail confermano la gravità del problema: come invertire la rotta?

Lo abbiamo chiesto all’ingegner Matteo Vanoncini, da diversi anni impegnato nel tema della sicurezza

Infortuni sul lavoro, i dati Inail confermano la gravità del problema: come invertire la rotta?
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Infortuni sul lavoro, i dati Inail confermano la gravità del problema. In occasione della presentazione della Relazione annuale 2022, il commissario straordinario dell’Inail Fabrizio D’Ascenzo ha anticipato l’analisi dei primi 8 mesi del 2023. Da gennaio ad agosto le denunce sono state 383.242, in calo del 20,9% rispetto allo stesso periodo del 2022 e dell’8,1% se confrontate con il 2019, anno pre-pandemia. Inoltre quelle con esito mortale sono 657, 20 in meno rispetto al 2022 e 28 in meno rispetto al 2019. Segnali incoraggianti, a fronte però di una situazione tutt’altro che rosea. E i dati relativi al 2022 ne testimoniano la gravità.

Infortuni sul lavoro, i dati Inail del 2022

Nel 2022 sono stati denunciati all’Inail 703.432 infortuni sul lavoro, circa 139mila in più rispetto agli oltre 564mila del 2021 (+24,6%). L’aumento è dovuto sia ai contagi professionali da Covid-19, passati dai 49mila del 2021 ai 120mila del 2022, sia agli infortuni “tradizionali”, che hanno fatto registrare un incremento di oltre il 13%. Gli infortuni riconosciuti sul lavoro sono stati 429.004, in aumento del 18,2% rispetto ai 363.074 dell’anno precedente. Le denunce di infortunio con esito mortale sono state 1.208, con un decremento del 15,2% rispetto alle 1.425 del 2021. Questa contrazione è legata interamente ai decessi causati dal contagio da Covid-19, passati dagli oltre 230 casi del 2021 agli 8 del 2022. Gli infortuni mortali accertati sul lavoro sono stati 606, in calo del 21,7% rispetto ai 774 dell’anno precedente.

Abbiamo chiesto l'opinione ad un esperto

A fronte di alcuni segnali positivi, appare chiaro che la strada da percorrere sia ancora molto lunga. Abbiamo chiesto all’ingegner Matteo Vanoncini dello studio IngMV di Brivio, impegnato da diversi anni nel tema della sicurezza sul lavoro e relativa formazione, che cosa si può fare per modificare la situazione.

Ingegnere, da dove è utile cominciare?

In primis è importante specificare che tutte le figure aziendali devono essere necessariamente coinvolte nella sicurezza. Quest’ultima deve diventare partecipata, non imposta dall’alto. Inoltre è opportuno affidarsi a tecnici qualificati che, conoscendo le norme, possano prendere per mano l’azienda accompagnandola in un percorso di crescita nell’ambito della sicurezza.

E questo percorso in che cosa consiste?

Il primo passo è sicuramente effettuare una corretta analisi dell’azienda, che deve essere studiata nel dettaglio, perché non è possibile fornire soluzioni standard che tutti possono adottare. Al centro delle attività lavorative va messa la sicurezza dei lavoratori con un approccio specifico sulle criticità aziendali e individuare le misure correttive da adottare. Va fatta una fotografia dello stato dell’impresa, della documentazione, delle attrezzature e delle macchine, e capire i rischi aziendali.

Una volta ottenuta una “fotografia” completa come si procede?

Compresa la situazione toccherà poi all’elaborazione di un piano di miglioramento. Con questo intervento sarà fondamentale risolvere le criticità partendo dalle più gravi e urgenti. È necessario predisporre procedure specifiche e sicure per i lavoratori e allo stesso tempo anche semplici da attuare. Creare programmi formativi ad hoc per ogni lavoratore dovrebbe essere una priorità: questi dovranno avere una periodicità idonea, senza guardare soltanto le scadenze dettate dalla normativa.

Qual è il suo pensiero in merito alle procedure di sicurezza?

Le reputo fondamentali, da rispettare senza se e senza ma, non potrebbe essere altrimenti. E a volte a creare problemi è proprio il mancato rispetto di tali procedure di sicurezza, troppo spesso prese alla leggera. Oggi c’è bisogno un diverso approccio in materia da parte di tutte le figure dell’azienda, partendo dal datore di lavoro per arrivare al singolo lavoratore. In sostanza la sicurezza non deve essere vista come un insieme di regole e normative da seguire, a volte complicate e difficili, ma come tutela di ogni lavoratore.

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